1- MARANO TUTTO BANANO NON È STATO INVIATO A SANREMO PER COMMISSARIARE CELENTANO, CHE GODE DI UN CONTRATTO BLINDATISSIMO, MA PER METTERE SOTTO TUTELA MAURO MAZZA 2- IL DIRETTORE (PER MANCANZA DI PROVE) DI RAI1 NON È STATO IN GRADO DI INTERVENIRE IN ALCUN MODO SUL MONOLOGO DEL MOLLE AGIATO, NONOSTANTE AVESSE OCCUPATO L’ARISTON PER 9 GIORNI, STRAVOLGENDO LE PROVE DI TUTTI I CANTANTI IN GARA 3- A SEGUIRE L’INTOPPO DI IPR MARKETING CHE HA FATTO INFURIARE I DISCOGRAFICI E PER FINIRE, IL PEGGIO DEL MAZZA-GATE: LA SIPRA FURIOSA PER I BREAK PUBBLICITARI, SPOSTATI ERRONEAMENTE, CHE AVREBBERO CAUSATO UN DANNO SECCO DI 500 MILA EURO 4- OGGI OPUS LEI AVREBBE CHIAMATO DIRETTAMENTE BERTONE, AFFINCHÉ INTERVENISSE PER SEDARE LE POLEMICHE ESPLOSE SU TUTTA LA STAMPA CATTOLICA. QUANTOMENO SALVARE LA SUA PERSONA IN VIRTÙ DEL FATTO CHE IL VATICANO ERA STATO “AVVERTITO” DEI CONTENUTI “RELIGIOSI” CHE LO SCEMO DEL VILLAGGIO AVREBBE TRATTATO. CERTO, NESSUNO AVEVA PREVISTO L’ESORTAZIONE A CHIUDERE “AVVENIRE” E “FAMIGLIA CRISTIANA”

1- DAGOREPORT
1- E' ovvio che il vicedirettore generale della Rai Marano Tutto Banano non è stato inviato a Sanremo per commissariare Celentano, che gode di un contratto blindatissimo, ma per mettere sotto tutela Mauro Mazza, direttore pericolante di Rai1 che non è stato in grado di intervenire in alcun modo sul monologo del Molle Agiato, nonostante avesse occupato l'Ariston per 9 giorni, stravolgendo le prove di tutti i cantanti in gara.

Nel clima di celentano-libera-tutti, perfino l'ex ciabattino Morandi ha fatto l'eroe della libertà di espressione attaccando Lorenza Opus Lei per il defenestramento di Santoro. Per non parlare della débâcle sul voto elettronico della giuria demoscopica, da lui stesso definita "un disastro", affidato a IPR Marketing dopo 7 anni di Ipsos.

Mazza con il suo direttore artistico Mazzi non è stato in grado di portare sul palco manco le due vallette (sconosciute): tra i capricci di Tamara Ecclestone e la cervicale di Ivana, alla fine hanno dovuto raccattare gli avanzi della Canalis e strizzare Belen in un abito di una taglia più piccola (e, per questo, gli spettatori hanno ringraziato per lo scapezzolamento).

E' altrettanto ovvio che col Cda in scadenza a fine marzo, Mazza non poteva essere cacciato su due piedi. Per questo è stato mandato di corsa Marano a fare da parafulmine e prendere in mano la gestione del carrozzone sanremese.

La Rai è infatti in bambola, non solo per le idiozie di Adriano Ciarlatano e l'intoppo che ha fatto infuriare i discografici: la Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, ha aperto un contenzioso contro i vertici di viale Mazzini. I break pubblicitari, causa Celentano, sono stati spostati erroneamente, e la Sipra si è ritrovata con un danno secco di 500 mila euro, che ora vuole indietro, visto che ha gli sponsor alle calcagna.

2- Linee bollenti tra viale Mazzini e San Pietro. Oggi il Direttore Generale Lorenza Lei avrebbe chiamato direttamente il Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, affinché intervenisse per sedare le polemiche esplose su tutta la stampa cattolica. Le reazioni contro il ridicolo spettacolo di Celentano al Festival sono state violentissime, e hanno travolto in particolare la Rai e i suoi vertici.

"Famiglia Cristiana", in un editoriale volutamente anonimo, ha scritto: "La Rai si è messa nelle mani di un patetico aspirante profeta, ed è grave. I suoi capi hanno battuto le mani, ed è peggio. Si vergognino, loro più di lui". Per sua fortuna (e furbizia), Lorenza Lei si è tenuta alla larga dall'Ariston, lasciando che a sghignazzare con Adriano Ciarlatano fossero solo il duo Mazza & Mazzi.

La DG avrebbe chiesto a Bertone di proteggere quantomeno la sua persona, in virtù anche del fatto che il Vaticano era stato "avvertito" della partecipazione di Celentano e dei contenuti "religiosi" che avrebbe trattato. Certo, nessuno aveva previsto l'esortazione a chiudere "Avvenire" e "Famiglia Cristiana"...


2- RAI, MAZZA RISCHIA IL POSTO
Renato Stanco per "Lettera43.it"

Con tutta probabilità il dibattito sul termine «commissariamento», stemperato dalla battuta «Marano ci dà una mano», rischia di diventare il vero tormentone di questo Festival di Sanremo.

Perché l'invio in Riviera a passo di carica di Antonio Marano, vice direttore della Rai con delega all'offerta radiotelevisiva, a cui sono stati dati pieni poteri sulla manifestazione canora, ha tutto il sapore del siluramento a mezzo stampa del direttore di RaiUno, Mauro Mazza, che si difende sostenendo che si tratta soltanto di «supporto».

LE CRITICHE ALLA LEI.
Sì, come no. Fatto è che il direttore generale, Lorenza Lei, non ha affatto gradito quanto avvenuto nella prima serata, nel corso della quale Adriano Celentano e Gianni Morandi hanno letteralmente mandato a quel paese la numero uno di viale Mazzini, con l'accusa di aver censurato Michele Santoro.

«Ho capito perché si chiama Lei, perché vuole mantenere le distanze, anche con Michele Santoro: l'ha distanziato mica male», ha esordito il Molleggiato. E Morandi ha rincarato la dose: «Anche lì non è stata una cosa molto bella», servendo l'assist a Celentano: «Non dirai mica che la Rai censura?».

MAZZA, UNA MODESTA DIFESA.
Mazza, seduto in prima fila, ha seguito il siparietto senza fare una piega, salvo poi tentare una modesta difesa d'ufficio nel corso della consueta conferenza stampa del mattino. «Il contratto di Adriano Celentano con la Rai prevedeva un unico vincolo: il rispetto del Codice etico dell'azienda», ha detto Mazza, «e alla luce di alcuni passaggi della sua performance potrebbe essere investita la commissione che vigila sulla sua applicazione».

E ci mancherebbe altro. Quando Michele Santoro, nel corso di una puntata di Annozero, mandò a «vaffanbicchiere» l'ex direttore generale, Mauro Masi, scoppiò il finimondo con tanto di strascichi legali. Perché non dovrebbe avvenire la stessa cosa adesso? Morandi e Celentano, sul palco dell'Ariston, sono due collaboratori, anche se a tempo, della Rai. Dunque, quel codice etico vale anche per loro.

LO STUPORE DI MAZZA: «MARANO VIENE A DARCI UN MANO»

Peccato che lo stesso Mazza dica e contraddica: «Resto stupito da tanta meraviglia, quando il vertice di un'azienda e il direttore delle Risorse artistiche hanno firmato il contratto con Celentano, formulato in una certa maniera per la delicatezza del soggetto e l'unicità degli interventi, conoscevano il personaggio. Forse tanta meraviglia è dovuta all'assenza del big dagli schermi della Rai, pensavano che cantasse qualche canzone e basta».

La sensazione è che Mazza sia entrato nello stesso ordine di idee di uno dei più suggestivi personaggi di William Shakespeare, Il mercante di Venezia: «Considero il mondo per quello che è, un palcoscenico dove ogni uomo deve recitare una parte».

NEGARE L'EVIDENZA.
E la parte di Mazza è quella di far finta di nulla. Anche di fronte all'evidenza, sostenendo che «Marano viene a darci un mano. Nei compiti istituzionali della vicedirezione generale c'è il coordinamento dell'offerta radiotelevisiva, un lavoro che viene svolto quotidianamente in rapporto alle reti. Di fronte alla complessità della macchina, alle difficoltà dell'apparato tecnico, a qualche momento che abbiamo vissuto e sofferto tutti insieme, Marano viene a darci una mano».

ABUSO DI MEZZO PUBBLICO.
Bella battuta, sembra scritta da Celentano. Provi, però, a spiegarla al consiglio di amministrazione della Rai e, in particolare, a Giovanna Bianchi Clerici: «C'è stata una grande disorganizzazione. Celentano ha decisamente abusato del mezzo pubblico. È di una gravità inaudita. Non c'è stato un sufficiente controllo editoriale. Non chiamerei però in causa i vertici aziendali, la responsabilità è di Rai Uno». E lo chiamano ancora commissariamento.

 

 

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