TELESE AL CETRIOLO - “SE LA MISSION DEL ‘’FATTO’’ ORA È DEMOLIRE LA SINISTRA, IO NON CI STO. VEDI, IO CON BERSANI VORREI DISCUTERE ORE, TRAVAGLIO VORREBBE SOLO DIRGLI: QUANTO SEI STRONZO - IL NICHILISMO SARCASTICO DI GRILLO E QUELLO GESUITICO SPETTACOLARE DI MARCO TROVANO PERFETTA SINTESI NELL’ANTIPOLITICA - CI SONO DUE SINISTRE SBAGLIATE: UNA CHE NON HA CAPITO IL DENARO, L’ALTRO CHE DAL DENARO SI È FATTA COMPRARE”….

Giommaria Monti e Manuele Bonaccorsi per "Left"

Vulcanico, entusiasta, visionario, sicuro di sé («Mi danno del presuntuoso, e certo non mi disistimo») Gli aggettivi per Luca Telese non bastano mai. Passato - «senza mai vendere l'anima», giura - da un punto all'altro dello schieramento politico-editoriale, dal Giornale al Fatto quotidiano, adesso vuole fondare un nuovo giornale: Pubblico. Il nome richiama il Servizio Pubblico di Santoro; il logo il francese Liberation. Giornalismo moderno, giovane, cattivo, spettacolare. Tra Steve Jobs e Berlinguer, contro le segreterie di partito ma non contro la politica. Niente papelli né Grillo. Obiettivo: dire quello che a sinistra molti pensano e non trovano.

Telese, sei sicuro che serva un altro giornale nella sinistra?
La nostra squadra mette insieme persone che vengono da storie giornalistiche diverse: Fornario, corsivista satirica de l'Unità, Labate, cronista politico principe de Il Riformista, Mello, cronista dell'innovazione che viene da Il Fatto come me, Armeni che viene dalla storia de il Manifesto superandola con una nuova sintesi, Podda che era "donna-macchina" e cervello a Liberazione senza i dogmi dell'estremismo, Formigli che rappresenta la nuova lingua dell'inchiesta televisiva, Manolo Fucecchi che rappresenta la visionarietà del racconto per immagini...

Perché?
Costruire una nuova sintesi serve a raccontare, per esempio, il mondo che va dalla Iribus di valle Ufita (dove 700 operai hanno perso il lavoro) a Pomigliano. C'è un enorme potenziale: gente a cui serve un giornale di sinistra moderno, senza anticaglie polverose, cimeli, reducismo, estremismo. E ci sono due sinistre sbagliate: una che non ha capito il denaro, l'altro che dal denaro si è fatta comprare.

il giorno dell'annuncio di Pubblico mi chiama l'operaio Petrillo della Iribus e mi fa: Sai, noi abbiamo mille euro al mese di cassa integrazione, ma tre abbonamenti al tuo giornale li facciamo'. il nostro tour é partito da li. Io sono stato davanti a tutte le fabbriche italiane, conosco per nome tutti i capi operai. E considero questi capi operai come leader di partito. Bersani dovrebbe ascoltare chi é stato nella guerra del tempo.

Questi capi, che lui non ha mai incontrato, non sono lo spettro della classe operaia che va in paradiso. Sono quelli che ti dicono cosa fa Fiat in Italia. Gente come Roberto Mastrosimone, che in tv alla professoressa Kostoris, Una simil Fornero - che per me vuol dire olocausto dei diritti - lo attaccava: «Ma voi sareste disposti a dimezzarvi lo stipendio per l'azienda?». E lui: «Senta, io guadagno 1.200 euro, se lo dimezzo sono 600. Per andare in fabbrica spendo 200 di benzina. Se vuole faccio un bonifico a Marchionne... Quanto prende lei?».

Perché, allora, non dire queste cose in un un unico grande giornale della sinistra?
Perché nessuno ci vorrebbe dentro. Il manifesto il giorno in cui i black blok devastano Roma dice: "Compagni che sbagliano". Come si fa?

E L'Unità?
Oggi non è il giornale del Pd, ma della sua segreteria. Quando sul Fatto scrivevo delle liste civiche, sull'Unità non c'era una riga. Quando a In onda, su La7, abbiamo fatto il cartonato di Bersani, assente tra Vendola e Di Pietro, i giornali si dividevano tra chi lo metteva in prima chi in apertura della politica. Nell'Unità quella foto era tabù. L'Unità non può raccontare la storia degli asili nido di Torino. Senti qui: Fassino scopre che Chiamparino gli ha lasciato 3.3 miliardi di euro di passivo, è costretto a violare il patto di stabilità. Quindi, per legge, non può più assumere precari.

A Torino negli asili dell'infanzia, tutti pubblici, ci sono 200 precari in 50 scuole. Quindi deve chiudere 10 asili e i precari se ne vanno a casa. Ecco allora la soluzione di Fassino: sostituiamo gli asili pubblici una cooperativa di servizi, privata. Cattolica, ovvio, perché devi farti perdonare di essere stato comunista.

Costerà di più rispetto a prima, ma quel servizio il comune può pagarlo, anche se è fuori dal patto di stabilità. il patto che i parlamentari del Pd hanno votato col maldipancia, lo stesso che impedisce l'acquisto degli autobus e uccide Iris bus. ecco dei temi pubblici. Se all'Unità scrivessero una breve di 8 righe sugli asili, gli direbbero: cosa avete fatto? La nostra idea invece è: andiamo lì e meniamo come fabbri finché non cambiamo qualcosa.

La linea è chiara. Avanti tutta con le polemiche...
Io sto nella modernità. Vanno riscritte le categorie. Ieri il tassista era un padroncino, oggi è un sottoproletario che non ha più i soldi per la benzina, grazie alle accise folli di Monti. L'imprenditore che si impicca è un eroe civile: uno che sta nella modernità coi suoi soldi, come io ci sto coi miei 100 mila euro per far nascere Pubblico. Quanti sono disposti a stracciare un Cud da 95mila euro e metterci pure i loro soldi?

Anche Sansonetti annuncia un nuovo "Paese Sera"....
Sarebbe la quarta resurrezione di una cosa morta. Mi dispiace per lui, anche se sicuramente avrà più finanziatori di noi. Noi abbiamo solo i lettori e chi si abbona.

Come tre anni fa, quando eri tra i fondatori del "Fatto". Alla fine ti sei lanciato i materassi con Travaglio.
Il Fatto era un'impresa eroica, fatta da persone che capivano che serviva una cosa che non c'era. E' nata così la mission impossibile: licenziamoci tutti, mettiamo insieme i nostri talenti e costruiamo il giornale che meglio di tutti racconta una cosa. Ma ora la mission è compiuta, finita. Non c'è stato nessun litigio con Marco Travaglio, c'è stata una divisione politica. Perché Marco, finita quella missione, si ricorda di essere di destra e trova la connessione sentimentale con Grillo, sulla base di un'idea millenarista: uccidiamo tutti gli impuri. Una idea, nella quale il nichilismo sarcastico di Grillo e quello gesuitico spettacolare di Marco trovano perfetta sintesi nell'antipolitica.

Il "Fatto" ha avallato la nascita del grillismo?
Io ho provato in tutti i modi a dire agli amici del Fatto: apriamo un ragionamento su dove andare. Caduto Berlusconi Padellaro dice: cosa cambiamo? Io: «Tutto». Marco, col collo girato a 35 gradi: «Niente". É vero che l'Italia è il Paese della deriva e con la deriva si va avanti per trent'anni, ma é una follia. Padellaro è l'uomo più intelligente del Fatto, ma ha un limite: l'amore filiale per Travaglio.

Come il padre che paga le cambiali della Bmw al figlio. Se la mission del Fatto ora è demolire la sinistra, io non ci sto. Vedi, io con Bersani vorrei discutere ore, Marco vorrebbe solo dirgli: quanto sei stronzo. Per questo esco dal Fatto dicendo: state diventando un giornale grillino. Poi dopo tre giorni, escono tre pagine di intervista a Grillo, a firma di Travaglio. E i suoi dicono: che è successo a Marco? Lui è come Roberspierre, non può fare queste cose.

Rivendichi a ogni passo la tua storia di militante che viene dal Pci.
Io ero alla Fgci. Sono stato iscritto fino al 1991, quando demoliscono tutto. Da allora la sinistra è fatta da «ex», senza identità, molto peggio dei socialisti francesi: gli ex Pci devono farsi perdonare. nel 1989 finisce la mia vita militante e inizia quella professionale. Primo lavoro al Il Messaggero. Poi, all'agenzia Dire allora guidata da Antonio Tatò. Mi disse: «Imparerei tanto, dovrebbe essere gratis, ma in via del tutto eccezionale di darò 500mila lire». In nero, ovviamente. Quando mi licenziano vado a fare il portavoce di Sergio Garavini, a Rifondazione.

Ma non sei sopravvissuto a Cossutta...
Sono stato cacciato da Rifondazione con i figli Cossutta che mi insultavano. Tre anni dopo ero in Russia inviato di Sette, ovviamente precari, dietro di lui. Dovevo fare il diario del ritorno a Mosca di Cossutta, fu una lotta micidial, lottavamo per le parole. Alla fine sbotta e mi fa: «Ricorda! Ti ho fatto il regalo più grande della tua vita licenziandoti!». Aveva ragione.

È per questo che cambi casacca e vai al "Giornale" di Berlusconi diretto da Belpietro?
Sono andato senza vendermi l'anima e cambiare una sola idea. Belpietro non mi ha mai corretto una virgola nè chiesto di attaccare qualcuno. Anzi, un periodo difficile lo passai con la Bicamerale. Allora a Maurizio D'Alema piaceva, il liderissimo che strapazza la sinistra. «Non possiamo sparargli tutti i giorni», mi diceva, e riequilibrava i miei corsivi.

Al Giornale avevo il potere di Burtlebly, lo scrivano di Melville che può rispondere: "Preferirei di no". Infatti quello che non volevo, non lo scrivevo. Ci puoi fare un pezzo sui teppisti di Genova? «Preferirei di no». prendi in giro la Bindi? No. Ma se avessi avuto un mio giornale, nel 2001, avrei detto che il G8 è stata una oscena mattanza, ma anche il che carabiniere Placanica pestato con i tubi Innocenti non é un killer ma una vittima. Lo avrebbe detto anche Pasolini.

Prima del Giornale sei transitato per il Corriere della Sera. Potevi accontentarti?
in un giornale oggettivamente più indipendente si può essere soggettivamente meno indipendenti. Sono arrivato lì per una coincidenza incredibile: stavo a Sette scrivevo le brevi. Ma faccio uno scoop. Il giudice Lombardini a Cagliari si suicida, quando viene indagato da Caselli. Tutti vogliono intervistare Cossiga, a cui Lombardini era molto legato. Ci provai anch'io.

Cossiga mi conosceva bene: una volta mi ero infilato nella sua festa di compleanno con una torta a forma di scudo crociato di 20 kg, con le candeline che fumavano, fecendo scattare l'antincendio. Entrò la scorta con la pistola in mano e lui rideva come un matto. «Il compleanno più bello della mia vita», disse. Quando chiamai la portavoce, mi aveva ringhiato. Ma poi un giorno squilla il telefono è lui: «la vogliamo fare l'intervista su Lombardini o no? E mi rivela che Lombardini aveva trattato con l'anonima su richiesta della Thatcher!».

Il pezzo va sulla prima del Corriere. Ma mi dicono: ti pagheremo tantissimo, 5 milioni di lire, ma non puoi firmarlo. Avevo chiesto a Francesco Merlo, il mio maestro. E lui: «Un giornalista può cedere anche il culo, ma non la firma». Lo firmai con un amico di Sette Stefano Jesurum. Qualche tempo dopo mi chiamarono per una sostituzione. Io e Maria Grazia Cutuli, eravamo i più giovani. Restavamo per la terza ribattuta, alle tre di notte, con la guerra del Kosovo.

Mariagrazia era così: andava anche a lavare le scale per comprarsi il biglietto per il Ruanda. inviata a spese sue. Tornava e diceva: posso fare un reportage? Le rispondevano: per quello ci sono gli inviati, al terzo piano. Quelli che dormivano con la testa sulla scrivania. Lei con il suo bell'accento catanese insisteva. E loro: «Mariagrazia, c'è lo spazio, 10 righe. Ma se le giustifichiamo arriviamo anche a 15». Per questo passo le notti a leggere i curriculum. Me ne arrivano 300 al giorno.

La meritocrazia, prima di tutto, dici.
È fondamentale. Noi stiamo con gli ultimi, che devono essere difesi. E con i primi, i più bravi. La rivoluzione in Italia con il talento. C'è una generazione che ha provato senza riuscire. Io ho avuto la fortuna di poter affermare il talento nonostante tutto. Tenterò di aiutare gli altri ad affermarlo.

La notorietà televisiva ti darà una mano, come Travaglio ad Annozero? E' vero che Mentana ti voleva per un programma nella testata del tg?
Mentana annuncia alla redazione del tg e alla rete: ho scelto Telese per un programma di cronaca. La cosa finisce anche sul Giornale, quasi un fatto compiuto. Enrico mi chiama e mi fa: "Hai visto che cosa bella? Mi sono battuto per te". Io l'ho ringraziato, ma c'era un dettaglio: non mi aveva consultato. La cronaca non è il mio pane, stavo lavorando già a Pubblico, ho detto: grazie ma non lo faccio. Credetemi, uno che rifiuta una prima serata non capita spesso. Forse mi credono pazzo.

State già immaginando le prima pagine?
(Telese mostra una anteprima su l'I-pad). Disegno di Bruno Vespa in stile giunta golpista Titolo: "Brunochet". Pensa, Berlusconi è caduto, ma lui è sempre li con la sua ricetta: prende il più stupido del Pd, apposta, la destra peggiore, la sinistra finto garantista, e i giornalisti compiacenti. Poi, il giorno in cui Berlusconi ha una rogna parla di Avetrana.

E poi come sarà Pubblico?
Coloratissimo, solare, pieno di storie di gente normale che fa cose straordinarie, più che interviste a Cesa. Sotto l'apertura, un pezzo satirico fisso di Francesca Fornario. un giornale così non c'è in Italia.

 

Travaglio e TeleseMARCO TRAVAGLIO E LUCA TELESE Luca TeleseMARCO TRAVAGLIO michele santoro anno zero Fiorella Kostoris PIER LUIGI BERSANI VENDOLA DI PIETRO BERSANI VIGNETTA BENNY TRAVAGLIO INGINOCCHIATO DAVANTI A GRILLO BEPPE GRILLO E MARCO TRAVAGLIO - Copyright PizziANTONIO PADELLARO belpietro MASSIMO DALEMA COSSIGACHICCO MENTANA

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…