fear bob woodward trump

TRUMP, LA MINA VAGANTE - WOODWARD PARLA DEL SUO LIBRO, ''FEAR'': ''GLI CHIESI COS'È IL POTERE. LUI, IN UN MOMENTO SHAKESPEARIANO, RISPOSE: LA PAURA. CI CREDE DAVVERO. ESERCITA IL POTERE SPAVENTANDO LA GENTE'' - MANCO LUI PERÒ CREDE NELL'INCHIESTA DI MUELLER O NELL'IMPEACHMENT: ''NON HO IDEA DI COSA SUCCEDERÀ, FORSE NULLA. PERÒ IL SUO EX AVVOCATO, GLI AVEVA SCONSIGLIATO DI TESTIMONIARE COSÌ: SEI UN FOTTUTO BUGIARDO'' - ESTRATTI DAL LIBRO

1. WOODWARD: TRUMP È UNA MINACCIA PER LA SICUREZZA

Paolo Mastrolilli per ''La Stampa''

 

 

«Chi sa più cose, chi è davvero vicino a Trump, lo considera una minaccia per la sicurezza nazionale e per la Nato». Quando Bob Woodward pronuncia queste parole, durante la prima presentazione del suo libro «Fear» alla 92Y di Manhattan, in sala cala il silenzio: «Stiamo vivendo il collasso nervoso del potere esecutivo. È venuto il momento di chiederci come andrà a finire».

 

fear bob woodward su trump

Il giornalista del Watergate, da sempre repubblicano, dialoga col pubblico per andare oltre le sue pagine: «Trump vuole insegnarci la creazione dell' universo, ma il vero dubbio è cosa lo motiva. Lui crea una realtà alternativa. Ha punti di vista, e quando gli chiedono come li ha formati, risponde che la pensa così da trent' anni: se non sei d' accordo hai torto. Quando aveva detto che la Wto è la peggior organizzazione della storia perché gli Usa perdono sempre, il consigliere economico Cohn gli aveva fatto notare che in realtà gli Usa hanno vinto l' 85,7% dei casi: "Non mi importa", era stata la risposta. Poi cala il velo, e si chiude nella sua caverna».

 

Ha detto che i commerci sono «cattivi»: «É la sua visione nazionalista e isolazionista. Il 99,9% degli economisti non crede che i deficit commerciali siano furti, ma lui ha deciso così e non c' è modo di fermarlo.

Quando ha annunciato le tariffe sull' acciaio, ha invitato di nascosto gli imprenditori alla Casa Bianca, senza informare il capo di gabinetto Kelly».

 

Il nodo è «capire cosa ha dentro. Tutti i presidenti vedono il mandato come un destino, e la malattia è isolarsi, ma la sua è più grave. Ha creato questo "Trump World", dichiarando guerra alla verità, e se gli dici una cosa reale la rifiuta. Ma negare la verità ha conseguenze gravi, e fanno male alla democrazia. Spesso, poi, non capisce neppure quali sono i suoi stessi interessi».

 

bob woodward nella trump tower

Il titolo del libro viene da un' intervista che Woodward fece a Trump in campagna elettorale: «Gli chiesi cos' è il potere. Lui, in un momento shakespeariano, rispose: la paura. Ci crede davvero. Esercita il potere spaventando la gente». Con un obiettivo: «Vuole distruggere tutto ciò che è stato fatto prima di lui. L' episodio più significativo è la riunione organizzata al Pentagono da Cohn e Mattis, che volevano istruirlo. Mattis gli aveva spiegato che il dono più importante della grande generazione che aveva vinto la Seconda guerra mondiale era l' ordine internazionale basato sulle regole, che ha garantito pace e prosperità. Trump aveva rifiutato l' argomento, lasciando Mattis scoraggiato. La grandezza dei presidenti sta nell' imparare dall' esperienza, ma lui non vuole».

 

Se la situazione è così grave, chi ci difende? «Alcuni membri dell' amministrazione vogliono proteggere il paese e prevenire gli istinti peggiori del presidente. Compiono atti di coscienza e coraggio, quando gli nascondono ordini pericolosi o non applicano le sue direttive. C' è il binario di Trump, e quello dei sani di mente. Kelly ha emanato una direttiva per cui nessun provvedimento è valido prima di un processo interno di revisione. È il Far West». Con le armi nucleari: «Il presidente ha una incredibile concentrazione di poteri, può usare la forza come vuole».

 

bob woodward donald trump

Eppure molte fonti hanno smentito il suo libro: «Li capisco, devono proteggere il posto. Come al tempo del Watergate, però, sono smentite che non smentiscono». Il confronto con Nixon diventa inevitabile: «Quando seppe della nomina di Mueller, Trump fece una scenata che alcuni hanno paragonato agli ultimi giorni di Nixon. Paranoia terrorizzante. Poi disse: io sono il presidente e posso licenziare chi voglio. È vero. Perciò bisogna chiedersi cosa significa tutto questo. Gli ho detto che stiamo vivendo un momento cruciale della storia, e lui era d' accordo. Quindi dovremmo pensare a dove stiamo andando, chi è al comando, come vengono esercitati i poteri presidenziali, che supervisione esiste».

 

Nel 1974 il sistema funzionò, ma oggi Bob non è così sicuro: «La risoluzione per indagare Nixon fu approvata al Senato con 77 voti favorevoli e zero contrari, inclusi i repubblicani.

Oggi nemmeno una risoluzione per riaffermare i colori della bandiera americana riceverebbe questa maggioranza». Woodward non fa previsioni sull' inchiesta di Mueller o l' impeachment: «Non ho idea di cosa succederà, forse nulla. Però John Dowd, ex legale di Trump, gli aveva sconsigliato di testimoniare così: sei incapace di dire la verità, sei un fottuto bugiardo. E questo era il suo avvocato».

 

il generale john kelly

 

2. WOODWARD, L' ANTI TRUMP CHE CONQUISTA L' AMERICA

Estratto dal libro di Bob Woodward pubblicato dal ''Corriere della Sera'' (il libro sarà pubblicato dalla casa editrice Solverino)

(traduzione di Rita Baldassarre)

 

 

Non essendo riuscito a controllare o tenere a freno l' uso di Twitter del presidente, Priebus (Reince, capo dello staff fino al luglio 2017,ndr) aveva fatto di tutto per trovare un sistema pratico.

 

Poiché i tweet erano spesso scatenati dall' abitudine del presidente di guardare ossessivamente la televisione, aveva cercato un modo per spegnergliela. Ma guardare la tv è quello che Trump fa di default. La domenica notte era il momento più drammatico. Trump tornava alla Casa Bianca da uno dei suoi weekend trascorsi su un campo da golf appena in tempo per guardare i talk show di politica sui suoi canali nemici, ovvero Msnbc e Cnn.

john kelly donald trump

 

Il presidente e la first lady hanno due stanze da letto separate nel loro appartamento alla Casa Bianca. Trump ha un televisore gigante acceso quasi ininterrottamente, e resta nella sua camera da solo, in compagnia del telecomando, del TiVo e del suo account twitter. Priebus chiamava la stanza da letto del presidente «la fucina del demonio», e le prime ore del mattino e quelle ore pericolose della domenica notte, «l' ora delle streghe». (.) Quando Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un avevano cominciato a scambiarsi accuse reciproche, e ad alzare i toni, Trump era stato ammonito che «Twitter potrebbe portarci alla guerra».

 

«Questo è il mio megafono», aveva ripetuto lui. Sebbene la Casa Bianca disponesse di siti Facebook e Instagram, Trump non li usava. Restava aggrappato a Twitter. «Sono fatto così, è così che voglio comunicare. Per questo motivo sono stato eletto, e questo è il motivo del mio successo».

 

WOODWARD E BERNSTEIN

I tweet non sono solo di contorno alla sua presidenza, ma ne formano il nocciolo centrale.

Trump aveva ordinato di stampare i suoi tweet più recenti, quelli che avevano raccolto il maggior numero di like, dai 200 mila in su. Li studiava per scovare le tematiche comuni in quelli di maggior successo. Sembrava voler affinare le sue strategie, scoprire se il suo successo dipendeva dall' argomento, dal linguaggio o semplicemente dall' effetto sorpresa di vedere che il presidente interveniva di persona in qualche dibattito. Difatti, i tweet che colpivano maggiormente il pubblico erano spesso quelli più scioccanti.

 

katharine graham con woodward e bernstein

Successivamente, quando Twitter ha annunciato che il numero dei caratteri disponibili per ogni singolo messaggio era stato raddoppiato da 140 a 280, Trump ha detto a Porter (Rob, il segretario dello staff poi dimessosi a febbraio 2018, ndr) che secondo lui quel cambiamento era stato dettato dal buon senso. Adesso sarebbe stato in grado di spiegarsi meglio e di approfondire gli argomenti.

«Mi sembra un' ottima cosa», aveva detto «anche se un po' mi dispiace, perché mi ritengo l' Ernest Hemingway dei 140 caratteri».

 

Prima che il presidente si ritirasse nel suo appartamento al termine di ogni giorno, Porter gli consegnava una cartella contenente i dossier da studiare, le circolari e i rapporti di politica, e il programma per la giornata successiva.

La mattina seguente, Trump si presentava nell' Ufficio ovale alle 10 o alle 11, talvolta persino alle 11.30.

 

trump e james mattis

«Che cosa c' è in programma per oggi?» chiedeva, dopo aver dato forse un' occhiata frettolosa alla sua cartella, quando non aveva dimenticato di farlo. Sembrava voler trasmettere la sensazione che la sua forza stava proprio nell' improvvisazione, nella sua capacità di capire al volo ogni situazione, di intuire gli umori di quanti gli stavano intorno nella stanza. O di saper cogliere l' attimo, come durante la campagna elettorale.

 

Trump amava fare le cose su due piedi, sull' onda del momento, era questa la conclusione a cui era giunto Porter. Si comportava come se dedicarsi a un' attenta preparazione avrebbe in qualche modo sminuito o compromesso le sue capacità di improvvisazione. Non voleva essere sviato da riflessioni e giudizi ponderati. Come se un' oculata pianificazione avrebbe potuto privarlo dei suoi poteri, del suo sesto senso.

 

TRUMP MCMASTER

McMaster (il consigliere per la sicurezza nazionale dimessosi ad aprile, ndr) aveva organizzato una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale nella situation room, la sala operativa della Casa Bianca, per il 19 gennaio del 2018. L' incontro prevedeva una discussione delle questioni relative alla Corea del Sud tra il presidente e i suoi principali consiglieri - Tillerson, il segretario di stato, Mattis (segretario alla Difesa, ndr), Kelly, McMaster, Dunford e Cohn.

 

Trump era andato subito al sodo. «Che cosa ci guadagniamo a mantenere una massiccia presenza militare nella penisola coreana?», voleva sapere, tornando sul suo chiodo fisso dei soldi e delle forze armate. (...) Ai suoi occhi questo era uno dei principali problemi a livello mondiale, il fatto che gli Stati Uniti finanziavano la difesa di altri Paesi in Asia, in Medio Oriente e nella Nato. (...)

 

trump melania

«Stiamo facendo tutto ciò per scongiurare la Terza guerra mondiale», aveva detto Mattis. Appariva calmo ma determinato. Era una dichiarazione sconvolgente, una sfida al presidente, l' insinuazione che volesse rischiare una guerra nucleare. Il tempo sembrò essersi fermato per più di una persona presente. (...) Sembrava che Mattis e gli altri stessero davvero per perdere la pazienza con il presidente. Come faceva a mettere in dubbio situazioni così ovvie e così fondamentali? Era come se Mattis gli volesse dire: Dio santo, finiscila una buona volta!

 

«Quando penso che potremmo essere così ricchi», diceva Trump, «se non fossimo così stupidi. Ci prendono in giro, ci trattano da idioti, specie la Nato». (...) A quel punto Trump aveva lasciato la sala operativa. Tra i presenti si avvertiva un senso di esasperazione davanti alle sue domande. Perché ci ritroviamo sempre a questo punto?

trump melania

Quando imparerà? (...) Mattis sembrava particolarmente esasperato e allarmato, e diceva ai suoi collaboratori che il presidente si comportava come un bambino di quinta elementare - e a tanto ammontava il suo livello intellettivo.

 

In una riunione ristretta nel suo ufficio, un certo giorno, Kelly (l' attuale capo dello staff, ndr) aveva detto del presidente: «È un idiota. È inutile cercare di convincerlo di qualunque cosa. Ormai è uscito dai binari. Siamo in un manicomio». «Non so nemmeno perché tutti noi ci troviamo qui in questo momento. È il lavoro peggiore che abbia mai avuto».

«Secondo te non dovrebbero essere qui?» Trump aveva chiesto diverse volte.

 

«No, non dovrebbero essere qui», gli aveva risposto Priebus. Ma non era cambiato nulla.

Reince Priebus

Priebus era convinto che non c' era nient' altro che potesse fare per allontanare la figlia e il genero di Trump dalla West Wing . () Durante un incontro nell' ufficio di Priebus, Bannon (Steve, ex consigliere del presidente, ndr) e Ivanka si erano messi a litigare.

 

«Tu sei un membro dello staff!» alla fine Bannon aveva urlato a Ivanka. «Non sei altro che un membro dello staff, come tutti gli altri!». Anche lei doveva passare attraverso il capo di gabinetto, come facevano gli altri, le aveva detto. Bisognava mettere ordine. «Te ne vai in giro per la Casa Bianca e ti dai le arie di essere quella che comanda da queste parti, ma non è così. Anche tu fai parte dello staff!». «Non faccio parte dello staff!» le aveva urlato lei di rimando. «E non lo sarò mai. Io sono la first daughter - aveva usato davvero quel termine - e non chiamatemi mai un membro dello staff».

 

ivanka trump bannon

 

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...