1- BOMBISSIMA! DAVIDE LA GRECA, GURU DEL BONDAGE ITALICO, RIVELA: “UN POLITICO. UNO CHE DA POCO È DIVENTATO UN DIRIGENTE DI UN PARTITO IMPORTANTE, FA BONDAGE” 2- D’ACCORDO, VISTO IL SOTTO TRENO DI VITA, CE NE SIAMO ACCORTI DA UN PEZZO DI AVERE GOVERNANTI SADO-MASO AMANTI DI LACCI E CATENE, MASCHERE E FRUSTINI, CAMICIE DI FORZA E OLII LUBRIFICANTI, DOPO L’ERA DEL BUNGA BUNGA TOCCA AL BONDAGE? 3- “SIAMO MIGLIAIA. AI NOSTRI INCONTRI CAPITA CHE UNO SI RITROVI SEDUTO TRA UN OPERAIO E UN FILOLOGO C´È ASSOLUTA TRASVERSALITÀ SIA DI ETÀ SIA DI CULTURA"

1- "VUOI PROVARE? ORA TI LEGO" ANCHE UN "POLITICO IMPORTANTE" IN CASA DEL GURU DEL BONDAGE
Laura Serloni per "la Repubblica - Roma"

«Vuoi provare? Ti lego i polsi, così capisci cosa significa e che non siamo dei malati. È una forma d´arte e di piacere». Davide La Greca stringe i polsi con quattro giri di corda di juta beige. Le mani si muovono veloci. Movimenti precisi, di chi fa bondage da almeno vent´anni. In una manciata di secondi il nodo è fatto. «Per una legatura completa impiego cinque o al massimo dieci minuti», ammette l´autore di "Bondage. La via italiana", l´unico manuale italiano sul tema.

Inizia così il rituale di legatura. «Siamo migliaia. Neanche lo puoi immaginare». E all´improvviso rivela: «Un politico. Uno che da poco è diventato un dirigente di un partito importante, lo fa. Fa bondage. Insegnanti? Quanti ne vuoi di ogni grado da quello delle elementari al professore universitario. Medici, avvocati, ingegneri, studenti, attori e giornalisti».

Davide, 40 anni, è un omone dallo sguardo profondo e con una folta barba scura. Parla nella sua casa al Nomentano che è anche il suo studio. È vestito tutto di nero, dai pantaloni alla camicia. Sembra quasi un "santone". Una guida lo è di sicuro per tutti gli amanti del genere bdsm. E il bondage e l´universo fetish sono il suo mondo. Tant´è che nella casa/studio ogni particolare rimanda all´antica arte dello shibari. Ci sono corde di tutti i colori: verdi, rosse, ocra. Moschettoni di ogni forma e misura. Una libreria che vanta una approfondita letteratura sull´argomento.

Manuali, soprattutto, stranieri con foto artistiche come quelli Araki e descrizioni dettagliate su come imparare a fare i nodi. «Nelle prime pagine di ogni libro c´è un capitolo dedicato alla sicurezza - racconta - Soter quelle regole non le ha rispettate, si è preso qualche libertà di troppo. Non si fanno legature sotto l´effetto di alcol e droghe. E occorrono sempre delle forbici per le emergenze, invece lui ha trovato solo il coltellino che Federica portava sempre nel suo marsupio».

Le sospensioni sono «pericolose», dice. «Le insegno solo dopo un anno di pratica. Basta una corda troppo tirata che può danneggiare i tendini o un gancio messo male che l´altro crolla a terra». Apre la porta del suo studio, quello dove uomini o donne, etero e gay, vanno per imparare i primi rudimenti. «C´è chi fa lezioni di canto e chi di bondage. È normalità», spiega con quel tono sicuro. È una stanza scarna con travi di ferro verticali e orizzontali. È qui che si fanno sospensioni. «Non quelle di Soter, quello è "breath play". È rischioso, ma loro erano in cerca di emozioni forti - sospira - Paola era libera di mente, era allegra, era dolce. Abbiamo fatto insieme bondage. Nessuno dei tre, era inesperto. Ma tutti e tre hanno voluto correre troppi rischi».

Ogni tanto si alza e va al computer che è acceso, la chat è infuocata perché la comunità è in subbuglio. «Abbiamo i nostri network, in 14mila siamo iscritti a "legami.org". Abbiamo i nostri luoghi d´incontro da Ostiense a Prati, i nostri nick. Siamo un gruppo, come può essere quello dei motociclisti, condividiamo la nostra passione con forum, aperitivi, serate e performance. Non c´è niente di losco, oscuro, proteggiamo solo noi stessi. Sa qual è la cosa più bella ai nostri incontri? Che magari sei seduto tra uno che nella vita fa l´operaio e l´altro che è un filologo. C´è assoluta trasversalità. Un dato di fatto è che, nel mondo del bondage, la maggior parte delle persone è di cultura medio-alta».

Si incontrano in luoghi pubblici come i pub. Alcuni vanno da single, altri portano il marito o la moglie. «Andresti a casa di un perfetto sconosciuto? E per legarsi bisogna avere completa fiducia nell´altro, quando sei immobilizzato anche solo un bacio sulla fronte non voluto, diventa una violenza e in quelle condizioni si è fragili». Tra di loro si conoscono quasi tutti. «Io nel quartiere so perfettamente chi pratica.

E spesso mi chiedono consigli sulle persone che incontrano. Altrimenti finisce che le tue foto legata cominciano a girare sul web senza il tuo consenso. Insomma mi chiedono se sono fidate o meno». Soter era uno fidatissimo. Le due ragazze credevano ciecamente nelle sue abilità. «Ora temiamo tenti qualche gesto estremo come il suicidio. Ha sbagliato, è vero. Pagherà. Ma non è un mostro, non deve essere impalato al pubblico ludibrio».

2- "COSÌ HO VISTO MORIRE PAOLA MA HO FATTO DI TUTTO PER SALVARLA"
SESSO ESTREMO, LE LACRIME DI MULÈ DAVANTI AL GIUDICE
Maria Elena Vincenzi per "la Repubblica - Roma"

Piange davanti al suo avvocato, piange davanti al gip Marco Mancinetti. Piange Soter Mulè. Da ieri è ai domiciliari e l´accusa per lui non è più di omicidio volontario ma colposo. Evidentemente la sua versione dei fatti ha convinto il giudice. Ma lui non si dà pace per quello che è successo in quel garage di Settebagni nella notte tra sabato e domenica scorsi, per come ha visto morire Paola. Tanto che la prima cosa che chiede al suo legale e al magistrato sono le condizioni della ragazza ferita, F. È questo il suo primo pensiero. «Sono distrutto per quello che è successo, è stato un incidente, una tragica fatalità».

È iniziato così il racconto di quella notte di follia finita in dramma, quella per cui l´ingegnere si trova, da ieri, ai domiciliari. La stessa per cui una studentessa di 24 anni, Paola C., è morta e una di 23, F. F., è ricoverata in prognosi riservata nel reparto di rianimazione dell´ospedale Sant´Andrea.

Momenti che Mulè ha ripercorso nel dettaglio. Una storia iniziata in un bar della Casilina dove i tre, che «si conoscevano da tempo», avevano appuntamento per poi andare nel garage. La cosa, avrebbe spiegato Mulè, era programmata. Anzi, erano state le ragazze a chiedere di sperimentare quella tecnica. «Per una delle due non era la prima volta, già lo avevamo fatto in un´altra occasione». L´uomo ha poi spiegato al gip che tutti e tre erano interessati al bondage.

«Una pratica che non è finalizzata al piacere sessuale». Mulè ha chiarito che facendo bondage, si gode solo a guardare quella costruzione, quell´immagine. Una specie di orgasmo estetico. Insomma, una pratica strana, magari, ma che i tre avevano voluto e cercato insieme. «So che ora, col senno di poi, può sembrare molto pericoloso, ma non era finalizzato allo strozzamento delle due ragazze, il nodo intorno al collo non doveva essere un cappio». Non doveva affatto essere rischioso. Anzi, ha detto l´uomo, che resta convinto di non aver sbagliato nulla.

«Di aver fatto tutto il possibile per salvarle». I nodi, anzi, erano fatti proprio per essere slegati in caso mancasse il respiro.Il "gioco" è iniziato, dunque, così. Con le ragazze legate con le corde, non scorsoie, e i piedi appoggiati a terra. «Non doveva essere un dondolo», avrebbe chiarito. Tutto sembrava filare liscio. Mulè le guardava. «Dovevo assistere senza fotografare o effettuare riprese con telecamere». Solo guardare.
«A un certo punto F. mi ha fatto un cenno per indicare che Paola si era sentita male. Si era accasciata a terra». Mulè si precipita per cercare di liberarla. Sono attimi di panico.

Mentre la vittima è sdraiata sul pavimento, F., a quel punto sì, rimane sospesa da terra alcuni centimetri, vinta dal peso dell´altra. E a quel punto inizia a mancarle il respiro. L´ingegnere cerca di aiutarle entrambe, si dà un gran da fare per allentare i noti, tenta di sollevare l´una, di slegare l´altra. La situazione precipita. «sono corso in macchina per prendere il coltello, ero in preda al panico».

Nel garage il cellulare non prende, esce di corsa per chiamare i soccorsi. Telefona al 118 e al 113. Lo fa più volte perché non arriva nessuno, cerca di sollecitare. Il suo racconto è confuso, non sa indicare con precisione gli orari delle chiamate. Versa qualche lacrima davanti al gip che lo sta interrogando, non si capacita del tragico epilogo. Non riesce a spiegarsi perché, nonostante lui sia convinto di aver adottato tutte le precauzioni del caso, Paola si sia sentita male. È stato quello l´inizio della fine.

 

Davide La Greca mule shibari Tapegag Bondage girls in rubber leather bondage Bondage bondage hand cuff woman happy birthday bondage BATTY PAGE bondageARAKISOTER MULE'PAOLA CAPUTObondageBONDAGE SHIBARI-GARAGEARAKISHIBARI- PAOLAARAKI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO