fidel castro gianni vattimo

“VORREI CHE IL MONDO FOSSE COME L’AVANA: SOCIALISMO, MARE CARAIBICO E BUENA VISTA SOCIAL CLUB” - GIANNI VATTIMO, INVITATO DA CASTRO NEL 2006, SCRISSE IL SUO REPORTAGE SU "LA STAMPA": "NON HO IL CORAGGIO DI CHIEDERE A FIDEL DEI TANTI OMOSESSUALI ANCORA IN PRIGIONE A CUBA. MA SONO LÌ IN SUA PRESENZA ACCOMPAGNATO DA ALCUNI INTELLETTUALI NOTORIAMENTE GAY. DUNQUE..." - CASTRO E L'IMITAZIONE DI BUSH JR…

Testo di Gianni Vattimo pubblicato da La Stampa

 

fidel castro

Ebbene sì, anch'io sono tra quegli intellettuali occidentali che si lasciano affascinare da dittatori e caudilli sudamericani, magari anche attratti dal fatto di essere invitati a viaggi principeschi verso le loro spiagge dorate... Le spiagge di Cuba sono effettivamente dorate, ma io ci sono arrivati, su invito della Biennale d'arte della Avana, con un volo charter in cui non c'era nemmeno il posto per le gambe, in compagnia di turisti per lo più anziani che si lamentavano perché l'ultimo giorno prima della partenza il volo, che non era riuscito a riempirsi, era stato svenduto a prezzi incredibili (600 euro o giù di lì tutto incluso).

 

D'accordo, io non avevo pagato neanche quello, la compagnia aveva regalato alcuni biglietti (quelli da 600 euro?) agli organizzatori della Biennale,

gianni vattimo

Se son venuto meno ai miei doveri di buon occidentale nemico del terrorismo internazionale - ça va sans dire - e delle dittature, non è stato per denaro o beni materiali, ma per amore. Di Castro, sì.

 

Il primo amore, si sa, è difficile da scordare, e io avevo passato parte della mia giovinezza, a partire dagli anni Sessanta almeno, imparando le canzoni della rivoluzione cubana e rimirando il poster di Che Guevara (...).

 

Così, quando dopo aver assistito all'apertura della Biennale e aver anche ricevuto un diploma onorario assegnatomi, in quanto cultore di estetica, dall'Accademia di Belle arti, molto pubblicizzato dalla Granma del giorno dopo, sono stato ricevuto da Fidel (una domenica pomeriggio) per un colloquio privato, non ho dovuto fingere nulla, i miei sentimenti di ammirazione, devozione, vero e proprio «amoroso affetto» hanno potuto esprimersi liberamente. Castro (nella sua solita uniforme verde oliva) mi ha abbracciato e io gli ho preso il viso tra le mani con qualche lacrima agli occhi.

 

l'avana fidel castro

Non solo rivivevo la mia gioventù (pseudo) rivoluzionaria, ma ero consapevole di essere in presenza di uno dei pochi resti monumentali della storia del secolo XX (anche mia, perciò). Fidel comincia a parlare di Europa, sa che sono stato deputato europeo, mi domanda della nuova Costituzione, poi si allarga a una specie di sunto della storia europea del Novecento, le guerre mondiali uno e due, e la ragionevolezza del fare una Unione per evitare che guerre quelle si ripetano. Ma funziona? Esprimo i miei dubbi, c'è di mezzo sempre una certa riluttanza degli inglesi... Già, perché sono così legati agli Usa. Digressione sulla crisi dei missili anni Sessanta. «E poi, a un certo punto, arriva quel campesino astuto di Nikita» - mi emoziona un po' sentir definire così familiaremente Krusciov.

gianni vattimo

 

Ma Castro si mette anche a fare l'imitazione di Bush jr., che egli vede evidentemente sulla Cnn, e mostra come Bush quando parla in pubblico guardi di lato, per vedere l'effetto (di quelle che Castro ritiene bugie). Mi parla con entusiasmo delle dimostrazioni degli immigrati ispanici negli Stati Uniti, che chiedono più diritti, poi degli accordi che è riuscito a strappare, certo in amicizia, a Chavez, e non concorda con l'idea che mi sono fatto, e che forse ho incautamente espresso, per la quale con il petrolio di Chavez Cuba può finalmente uscire dalla povertà e magari permettersi una vita meno austera.

«La colpa della povertà di Cuba», dice Castro, «è il blocco statunitense. Che ha sostituito le aggressioni militari vere e proprie, Baia dei Porci e simili».

 

fidel castro

Insistere sul fatto che con gli Stati Uniti «c'è una vera e propria guerra in corso». Non lo dice lui, ma io lo penso: se c'è la guerra anche certe restrizioni delle libertà individuali (che non ignorano), e il razionamento del riso, la doppia economia (per turisti e per cubani) non sono poi così scandalosi; tutti i cubani con cui parlo si lamentano, ma sopportano appunto perché si sentono in guerra, e poi ricordano che cos'era il regime di Batista. Invento persino, non solo ad usum Castri, l'ipotesi "cubanizzazione del mondo", cioè che il fattore A., l'America di Bush, condizioni ormai tutto il mondo "democratico" imponendo limiti spesso intollerabili alle libertà civili.

 

Anche in Italia, qualunque sia la sinistra che voglia avere possibilità di andare al governo è condizionata da questo fattore A.; gli racconto anche per sommi capi la storia delle imprese della Cia nel nostro paese, il rapimento di un musulmano sospettato di essere un terrorista.

 

silvio berlusconi george w bush

Sono ormai passato circa tre ore dall'inizio del colloquio. Durante le quali, mentre parla, Castro (ahi, mi ricorda Berlusconi nel primo faccia a faccia elettorale con Prodi) ha disegnato, scritto cifre, fatto segni in un taccuino blu simile a quello che ho anch'io sul tavolo davanti a me. Gli chiedo se me lo lascia portar via, giuro di non venderlo. Scrive allora una bella dedica che al ritorno mostro ad ex rivoluzionari commossi.

 

Ma al momento di lasciarmi andare (alla lettera, di mollarmi; in questi giorni è uscito il libro che riporta la sua intervista di cento ore con Ignacio Ramonet!) Castro mi dice che vuole ancora mostrarmi una cosa: apre una porta accanto alla sala ( del Palacio de la Revoluciòn, dove siamo) e mi trovo in un altro salone che è una specie di esposizione di elettrodomestici: frigoriferi, pentole a pressione, condizionatori, lampade, aggeggi vari da cucina elettrica.

 

Mi viene in mente che, dopo tutto, a ottant'anni Castro può anche essere impazzito, e che questa sala sia il suo giocattolo...

 

ERNESTO CHE GUEVARA E FIDEL CASTRO

Ma il cattivo pensiero viene subito dissipato, anche se Fidel si gode per un momento il mio sconcerto. Mi spiega che sta facendo personalmente esperimenti per trovare gli elettrodomestici che consumano meno; a Cuba questo è l'anno del risparmio energetico.

 

Già nei giorni precedenti, visitando Pinar del Rio e Santa Clara (dove c'è il mausoleo del Che), ho notato che davanti alle porte delle case di interi quartieri c'erano dei frigoriferi; pronti, mi hanno spiegato, a essere sostituiti in massa da altri (credo cinesi) che consumano la metà dell'energia. Castro vuole procedere su questa strada anche per altre attrezzature domestiche - specialmente la pentola a pressione, sogno di tutte le massaie cubane. Se compriamo questi apparecchi in grandi numeri, diamo, otteniamo sconti giganti e possiamo rinnovare tutto il "parco" (...).

 

gianni vattimo

La mia coscienza «democratica» mi dice di vigilare, mi richiama agli anni del fascismo italiano prima della alleanza con Hitler, le massaie rurali, il sabato fascista (certo, con le «adunate» più o meno obbligatorie). Non ho il coraggio di chiedere a Castro dei tanti omosessuali ancora in prigione a Cuba. Ma sono lì in sua presenza accompagnato da alcuni intellettuali notoriamente gay, dunque... Non so se sto scegliendo tra il mio amore per la libertà e l'amore per Castro. Certo preferisco vivere nel mondo capitalista, ma davvero l'entusiasmo per un impegno politico che forse costa (privazioni e limiti) ma che almeno fa sentire vivi non conta niente, è solo una faccenda da ingenui privilegiati che ogni tanto fanno del turismo rivoluzionario (sia charter puro con voli)?

 

Mi sembra invece di aver imparato che la rivoluzione cubana non è più soltanto una questione di progetti e di chiacchiere socialiste, diventa un fenomeno concretamente capace di fornire modelli, di costituire un centro di resistenza alla forza del capitalismo nordamericano.

fidel castro cover

 

La mia avventurosa di una "cubanizzazione del mondo" forse non è così insensata. Anzitutto, a partire da Cuba, dal Venezuela, ma ormai anche dalla Bolivia di Morales, dal Brasile di Lula, dal Cile della signora Bachelet, dall'Argentina di Kirchner, si sta profilando un gruppo di paesi che, pur con le loro differenze, hanno interesse a rendersi autonomi dagli Usa e che possono diventare i partner di una Europa un po’ meno Bush-dipendente.

 

Sarà vero che ora l'interesse del grande capitale americano è diretto verso l'Oriente di India e Cina la quale ultima è ormai proprietaria di mezza America. Ma forse anche grazie a questa minore attenzione per la metà Sud del continente da parte di Washington, in questi paesi si sta costruendo un’alternativa non solo politica, ma anche sociale, al modello capitalistico sempre più evidentemente in crisi. Che tutto questo successo in una regione dove il volto umano del socialismo può prendere anche le sembianze del Buena Vista Social Club, della musica e del piacere di vivere dei Caraibi, non fa che rendere la prospettiva ancora più attraente e amichevole.

Gianni Vattimo Il pensiero deboleGianni Vattimo_

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?