1- VENT’ANNI DOPO LA GRANDE FUGA DALLA VERITA’ (STORICA) DEI CHIERICI DELLA RIVOLUZIONE ITALIANA (TANGENTOPOLI). TACE PAOLINO MIELI SU COME, VIA TRIBUNALE DI MILANO E CON IL SIGILLO DEL QUIRINALE (SCALFARO), NEL NOVEMBRE DEL 1994 IL CORRIERE PUBBLICÒ LO SCOOP SULL’AVVISO DI GARANZIA ALL’ALLORA NEO PREMIER BERLUSCONI 2- QUANDO LE GRANDI FIRME PER DIFENDERE I PROPRI EDITORI (ANCHE DALLE GALERE) SPALLEGGIAVANO L’AZIONE BONIFICATRICE DEL POOL DI MANI PULITE DI BORRELLI E DI PIETRO 3- NEL 1993 SCALFARI PARLAVA DELLA NASCITA DI “UNA NUOVA NAZIONE” E IL SUO PAGGIO NANDO (ADORNATO) CHE I CITTADINI STAVANO SCRIVENDO DA SOLI LA GRANDE RIFORMA 4- MA POI SI SONO BECCATI BERLUSCONI E ADORNATO SI E’ CONSEGNATO AL TIRANNO DI ARCORE FACENDOSI ELEGGERE PER BEN DUE VOLTE IN PARLAMENTO DEPUTATO FORZA ITALIA 5- UN PITTORE DI CORTE PER LAPO ELKAN AL “CORRIERE” DEL SOVRINTENDENTE DE BORTOLI 6- ALLAM SIAM DIFFAMATI! NESSUNO HA ALZATO IL BECCO O IL SOPRACCIGLIO QUANDO DAGOSPIA È STATA COSTRETTO A RISARCIRE UN EX DIRETTORE DEL “CORRIERE DELLA SERA”, SOLO PER AVERLO (RI)CANDIDATO ALLA GUIDA DEL QUOTIDIANO DI VIA SOLFERINO

DAGOREPORT

1.MANI PULITE E COSCIENZE SPORCHE (DI PIOMBO).
Ammoniva a suo tempo Benedetto Croce che il nostro Paese non aveva necessità di grandi cose o di grandi uomini, ma solo bisogno di più gente (intellettualmente) onesta.
Parole al vento quelle del grande filosofo, ovviamente, se vent'anni dopo la "Rivoluzione Italiana" (copyright del sedicente storico Paolo Mieli) nessuno dei protagonisti di quella tormentata stagione politico-giudiziaria ha avvertito l'urgenza di dare una spolveratina alla propria coscienza dentro quel mucchio di polvere (e spesso di menzogne) chiamata la storia incompiuta di Tangentopoli.
Sempre se l'hanno.

LA MEMORIA CORTA DEL PROFESSOR CUTOLO-MIELI.
Certo, nessuno si aspettava che Paolino Mieli, l'ex direttore del "Corriere della Sera" ai tempi di Mani Pulite, raccontasse finalmente la verità su come - via Tribunale di Milano e con il sigillo del Quirinale (Oscar Luigi Scalfaro) - nel novembre del 1994 il quotidiano di via Solferino pubblicò lo scoop sull'avviso di garanzia all'allora neo premier Silvio Berlusconi.
L'emulo del compianto e grottesco professor Cutolo televisivo, infatti, da sempre è un fervente seguace del pensiero di Anatole France, secondo il quale se i libri di storia non contengono menzogne sono mortalmente noiosi.

SCALFARI E LA NASCITA DI "NUOVA NAZIONE" (MORTA).
Nessun ripensamento storico-politico neppure da parte di Eugenio Scalfari, che dopo la vittoria del referendum elettorale del 1993 si era spinto a scrivere su "la Repubblica" che quel "Si" travolgente era diventato "l'elemento fondante di una nuova nazione".
Peccato per lui (e per molti italiani) che dopo il Segni (Mario) più si è dovuto sorbire quasi un ventennio (meno) berlusconiano.

PAGGIO FERDINANDO ADORNATO E LA RIVOLUZIONE DOLCE.
Sullo stesso quotidiano dell'editore svizzero Carlo De Benedetti, scegliendo a caso dal mazzo delle stupidate scritte dai giornali, l'ex dirigente comunista Ferdinando Adornato volava ancora più alto di Barpapà in occasione di quella "storica" consultazione:
"Tutte le più grandi democrazie europee, con l'eccezione di quella inglese, hanno trovato la loro legittimità nella vittoria antinazista dell'ultimo conflitto mondiale (...) nell'Italia del 1993 no: da noi sono i cittadini che, sostituendosi ad un legislatore sordo e ottuso, si stanno facendo classe dirigente, stanno scrivendo da soli la loro riforma".
Per poi terminare, in piena trance referendaria: "Dolce o gentile, come la si voglia chiamare, non c'è da stupirsi dunque che la rivoluzione italiana sta destando l'interesse dell'opinione pubblica di tutto il mondo".

IL SILENZIO DELLE GRANDI FIRME DI LOR EDITORI.
A differenza, però, del suo maestro "resistente" Scalfari, l'Adornato da Polistena qualche anno dopo si è consegnato nelle mani dei suoi nemici Controrivoluzionari (Forza Italia), facendosi eleggere per ben due volte in parlamento dal tiranno Silvio Berlusconi.
Troppo lungo sarebbe l'elenco delle Grandi Firme e dei politologi à la carte che all'inizio di Tangentopoli, anche per difendere la propria pagnotta si sono messi al servizio degli interessi del Ghota dei poteri marci.

Cioè degli editori di riferimento che, illusi e impuniti, di lì a poco finiranno anche loro - iqnusiti e condannati - dentro la rete giudiziaria: da Romiti a De Benedetti; da Caltagirone allo stesso Berlusconi.
Ma a distanza di vent'anni, i chierici dell'Antipolitica sembrano voler rimuovere soprattutto la "loro" storia dentro quel processo devastante che è stata Tangentopoli.
Così resta ancora tutta da raccontare la caduta della Prima repubblica, con l'annuncio della Seconda, in realtà mai nata.
Del resto, a proposito degli sciamani della "Rivoluzione italiana", Emil Cioran osservava che "c'è più onestà e rigore nelle scienze occulte che nelle filosofie che assegnano un senso alla storia".

2. ALLA REALE PINACOTECA "CORRIERE" UN LAPO MAGICO.
Come ai tempi di Cosimo I anche il "Corriere della Sera" ha i suoi pittori di corte.
Tra i più famosi dell'epoca si ricorda il Bronzino, ma non stiamo parlando della faccia di Matteo Persivale che domenica scorsa sul "Corriere della Sera" ha ritratto con pastelli delicati messer Lapo Elkann.
Titolo dell'opera persivaliana: "Il magico mondo di Lapo".
Sì, proprio il nipote picchiatello dell'Avvocato che si porrebbe come "l'anti manager paludato".

"Capace per questo - pennella con la lingua il Bronzino di via Solferino - di superare lo scandalo della serata sesso, overdose e coma del 2005 (ormai passato in giudicato dai media internazionali come un'indiscrezione che se possibile accresce la sua popolarità".

Così, mentre quel fesso del fratello John è a capo della multinazionale di famiglia, in Fiat fa da ruota di scorta a Marpionne e la notte non se la spassa con un trans chiamato Patrizia, secondo Matteo il Bronzino l'ultimo degli Agnelli-simbolo sarebbe Lapo.
Più che un uomo, un brand.
O, meglio, un Suv comandante (in sosta vietata).

3. "INCIDENTI GIORNALISTICI" E MEGASANZIONI.
Piace poco ai cronisti giudiziari che, dopo anni, a guidare il ministero di via Arenula non sia un magistrato bensì un avvocato, Paola Severino.
E' dai tempi di Mani pulite che giornalisti e pubblici accusatori vanno a braccetto, formando quel circolo mediatico-giudiziario che, magari, qualche danno l'ha fatto sul piano giuridico e informativo.
Per non dire sotto l'aspetto umano.

Tant'è che abbiamo letto con interesse che il neo responsabile della Giustizia si appresterebbe a mettere mano all'art. 595 del codice penale.
Il comma sulla diffamazione che prevede una pena dai sei mesi ai tre anni.
Oltre al risarcimento danni in sede civile.

Un tema spinoso, quello della diffamazione a mezzo stampa, tornato d'attualità dopo il megarisarcimento riconosciuto (5 milioni) alla Fiat per un servizio di "Annozero" (gestione Rai).
Ps. Molte voci si sono alzate in difesa del cronista Formigli (Enrico Mentana in primis) colpito dalla pesante sanzione del tribunale di Torino dopo un servizio in tv su un'auto prodotta dalla Fiat.
Anche se a pagare l'odioso obolo sarà mamma Rai.
Nessuno ha alzato il becco quando Dagospia è stata costretta a risarcire un ex direttore del "Corriere della Sera", a suo tempo messo alla porta di via Solferino perché annoiava a morte l'Avvocato, solo per averlo (ri)candidato alla guida del quotidiano di via Solferino.

4. ALLAM SIAM DIFFAMATI! E MAGDI E CONDANNATO.
A proposito d'"incidenti giornalistici".
E' di qualche giorno fa la sentenza con cui il Tribunale di Milano ha condannato l'ex vice direttore del Corriere ad personam (di Cesare Romiti), Magdi Allam, per aver ripetutamente scritto - nonostante la richiesta di rettifica per sanare il torto -, che le corrispondenze di guerra di Francesco Battistini (Corriere della Sera) e Leonardo Maisano (Sole 24 Ore) non erano inviate dai campi di battaglia di Bassora in Iraq.

Nonostante le prove contrarie (i cronisti furono tra l'altro catturati dagli iracheni proprio a Bassora) anche nel suo libro "Io amo l'Italia" Allam insisteva nella sua tesi: che i due inviati spedivano in pratica le proprie corrispondenze da comode stanze d'albergo in Kuwait City.
"Le affermazioni di Allam - scrive nella sentenza il giudice - sono frutto di una falsa ricostruzione dei fatti ed esprimono un'illegittima accusa di mentire e falsificare le notizie".

 

PAOLO MIELI ffni07 oscar luigi scalfaroSILVIO BERLUSCONIqcr 17 ferdinando adornatoEUGENIO SCALFARI Cesare Romiti DEBENEDETTIFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LAPO ELKANN MARCHIONNE paola severinoMAGDI ALLAM

Ultimi Dagoreport

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….