LA VERSIONE DI EVA: “SONO NATA ROBERTO? UNA CONVENZIONE CHE PIACE AGLI ALTRI”– “MI PIACCIONO GLI UOMINI, DI LORO MI IMPORTA SOLO IL SESSO”

Martina Castigliani per "Il Fatto Quotidiano"

Dice che è attratta dagli uomini, ma alla fine sono le donne quelle che l'hanno fatta crescere di più. Eva Robin's che non è nata Roberto Maurizio Coatti ha cercato di spiegarlo molte volte, anzi forse mai fino in fondo. Perché che capissero gli altri, non è mai stato il punto. E ogni volta è lo stesso rito. Gli occhi indiscreti arrancano imbarazzati, fanno le capriole sulle gambe lunghe, i capelli prima biondi e poi neri e sul corpo mozzafiato che non tutti riescono a guardare fino in fondo. "Ho avuto tre donne, le ho amate veramente, ma poi a me piacciono gli uomini. Di loro mi importa il sesso. Della loro psicologia, quello che sta intorno, niente. Con le donne si costruisce, con gli uomini si distrugge".

Eva Robin's le metafore non le usa. Perché almeno le parole non devono aver bisogno di travestirsi. E' un'attrice, transessuale nata 53 anni fa. Il nome viene dall'Eva dei fumetti di Diabolik. L'ovale di una faccia spigolosa e attraente. Il lato oscuro di chi ha la spregiudicatezza in più. Di quel passato resta un presente, più agguerrito di prima. Eva Robin's gira i teatri d'Italia con i suoi spettacoli, l'ultimo L'omosessuale o la difficoltà di esprimersi di Copi, e ogni tanto torna a Bologna. "La mia città dormitorio, così noiosetta, così mia".

L'accento è da esse trascinata, quella di vie rosse con il cielo di cemento quando piove afa. Ha una casa dove dipinge, incrostata di oggetti e pensieri. Ci recita dentro quando è costretta a scendere dal palco. "La mia carriera è cominciata a otto anni. A scuola decidono di mettermi a recitare nella Bohème, con una parrucca. Volevo fare quello, già mi travestivo da donna. Già cercavo di essere". Poi un gioco con gli ormoni suggerito dal vicino di casa, il corpo che cambia, ma mai fino al punto di decidere di farsi operare. Comincia con il cinema, e il teatro nasce da un fallimento. "Gianni Boncompagni. La conduzione di Primadonna nel 1991. Diciamolo è stato un disastro. E per me che desideravo solo quello, ammettere di non poter stare sul piccolo schermo. E' stata una tragedia".

Così arriva il teatro. Per farle essere tutte le lei che poteva, e i lui. Nei i modi che la società poteva accettare. "Non chiamiamolo ripiego. La recitazione mi ha salvato la vita. Dalla follia, dalla sconfitta, dall'autodistruzione. E' il mio ruolo sociale. Il mio farmi accettare su di un palco. Vedono il personaggio, non capiscono che sono io. Ma basta saperlo a me". Una carriera lunga, con incontri che cambiano la vita. Come Carmelo Bene, l'uomo che diceva cose straordinarie a un'Eva che non era pronta per ascoltarle. "Ripensandoci in quel periodo ero ancora molto infantile. Poi una notte mi ha fatto chiamare. E abbiamo schiacciato un pisolino insieme, diciamo così". L'attesa, il tentativo di toccarsi e gli imbarazzi di Bene, "Era solo curiosità per noi extraterrestri del sesso. Episodi che succedono spesso. Dovremmo sentirci umiliate e invece no. Siamo superiori". Ma gli incontri sono fotografie sul tavolo dei ricordi, tutte firmate Roberto Granà. "Sono diventata il suo pigmalione. Tutto è cominciato a casa di Paolo Villaggio in Sardegna".

Uno spogliarello durante una festa, i veli, la gioventù e la voglia di apparire. Si rivela androgina. "Di quei giorni però, io ricordo l'intelligenza spaventosa di Villaggio, tutt'altro che goffo. Passavo le ore ad ascoltarlo incantata". Di persone nel suo cammino ne ha incontrate tante. Mario Schifano, Mimmo Rotella, De Angelis, Marina Ripa Di Meana. Poi Rudolf Nurejev: "Abbiamo delle foto splendide insieme". Una storia che ora porta sul palco dei teatri con monologhi di passione e sofferenze, di donne e omosessuali. "Io esisto così, con la recitazione, le interviste, con la televisione. Mi faccio accettare".

Le battaglie per i diritti, certo, quelle servono ancora. "Ma è molto più una conquista vivere ogni giorno, piuttosto che sciogliermi al sole su di un carro una volta all'anno. Il problema è loro. Di chi ancora vede nei transessuali il giochino sessuale da usare a determinate ore". Di solito sono i potenti, amicizie che lei non ha mai voluto avvicinare.

"Non dico che non ci abbiano provato. Ma è un mondo che a me non è mai interessato. Quello sì. La mia vita è altro e sto bene così. Sono uomini che hanno avuto tutto nella vita e noi saremmo l'ultima frontiera. Con me non funziona". Di uomini che hanno amato Eva Robin's sono piene le cronache, ma i segni, quelli li porta addosso lei. Con un anello a forma di scheletro. "Non esiste l'amore. Esistono le prove. E io ne ho passate tante. Penso sempre a Flaubert e a quel "fiore colto sull'orlo del precipizio". L'amore è un assassino, ti colpisce alle spalle quando non te l'aspetti. Adesso i sentimenti preferisco metterli nel mio lavoro". Dice, anche se si fatica a crederle. Perché poi Eva travolge ogni volta come fosse la prima.

 

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