
MARANGHI L’È UN GRAN MARANGHI! – VITA, OPERE E BACCHETTATE DI PIERO MARANGHI, FIGLIO DELL'EREDE DI CUCCIA IN MEDIOBANCA, VINCENZO - REGISTA LIRICO, BON VIVANT, IMPRENDITORE SNOB E PASTICCIONE ED EDITORE DI ''CLASSICA TV'', IL BENEMERITO CANALE DEDICATO ALLA MUSICA COLTA - “MI DISORIENTA CHE UNA BANCA IPERSALVATA, MPS, SCALI L’UNICA BANCA AL MONDO, MEDIOBANCA, A NON AVER AVUTO BISOGNO DI AUMENTI DI CAPITALE DOPO IL 2008. METTERE LE MANI SU GENERALI DOVREBBE ALLARMARE TUTTO IL PAESE E INVECE TUTTI ZITTI” – LA VENDITA DI CASA ATELLANI AD ARNAULT E LA FRECCIATA AD ALESSANDRO PROFUMO: ''CHI HA DEVASTATO LA BANCA PIÙ GRANDE DEL PAESE L’HA LASCIATA CON 40 MILIONI DI BUONUSCITA, MENTRE MIO PADRE, CHE LA LASCIÒ IN SALUTE, CHIESE SOLO IL TFR..." - VIDEO
Estratto dell’articolo di Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”
piero maranghi nello spot di +classica 8
Piero Maranghi è editore di Sky Classica e di libri, regista di opere liriche, produttore di un cartone animato con l’avatar di Daniel Barenboim e di documentari sulla Scala, su Caravaggio, su Leonardo da Vinci; di Leonardo ha recuperato la vigna, riproducendo la sua malvasia; ha fatto il ristoratore; è conduttore dell’Almanacco di Bellezza, che per Aldo Grasso è «il programma più snob della tv»; è direttore della Fondazione Piero Portaluppi; è fiero pescatore di acqua dolce e acqua salata.
Da poco, ha lanciato +Classica , la prima piattaforma di musica classica visibile in streaming, su cellulari e smart tv. Gli chiedi come riesce a tenere insieme tutte le cose che fa e lui: «Il motore è la curiosità, unita all’ignoranza. Mi muove il recupero di anni buttati un po’ al vento».
34 enrico cuccia e vincenzo maranghi
«Buttati al vento», addirittura?
«Sono stato uno studente claudicante. Nessuno dei prof che mi consigliavano la catena di montaggio avrebbe immaginato che finissi a occuparmi di lirica, arte, architettura.
Mi guida il piacere. Finora, anche con cadute da inguaribile pasticcione, ho fatto sempre quello che amo».
Perché, da studente, claudicava?
TILDA SWINTON IN IO SONO LAMORE DI LUCA GUADAGNINO
«Mi distraevo, sognavo a occhi aperti. Col senno di poi, ho capito che erano anni in cui ero un po’ dimenticato.
Ero il cocco di famiglia, perché ero il più piccolo, ma era un inganno: il quartogenito rischia di non essere visto».
Quel bambino da avviare alla catena di montaggio era in realtà figlio del massimo banchiere italiano, Vincenzo Maranghi, Ad di Mediobanca. Era predestinato alla finanza. Ha sentito quella pressione?
«Coi numeri non vado d’accordo e certi tristi fatti recenti lo dimostrano, ma ho adorato i miei genitori, anche con incomprensioni, incomunicabilità.
PIERO MARANGHI TRA LE GUGLIE DEL DUOMO DI MILANO
La svolta arriva quando nasce la mia primogenita: ero in ospedale e vidi entrare mio padre.
Fino al giorno prima, sarei schizzato in piedi per abbracciarlo, invece, rimasi seduto a osservarlo: era diverso, più umano, era diventato “il nonno”.
Ma non era cambiato lui, ero cambiato io. Mi chiedono tutti sempre di lui, ma dopo trent’anni nella cultura, vorrei che questa fosse l’ultima volta che ne parlo pubblicamente, anche perché sono un prodotto totalmente materno».
vincenzo maranghi con anna castellini baldissera
Sua madre Anna Castellini Baldissera è mancata l’anno scorso.
«Mi succede ancora di svegliarmi e pensare: stasera, viene la mamma. O di fare l’Almanacco pensando che lei mi guarda.
Mamma aveva passione per le cose che piacciono a me: teatro, musica, letteratura, arte…».
Lei si chiama Piero Virginio Antonio Nicostrato Maria. Perché cinque nomi?
«Per accontentare gli esclusi. Mi sono affezionato a Nicostrato, il quadrisnonno garibaldino, morto colpito da una palla austriaca al naso.
Era una tale patriota pazzo che chiamò un figlio Orsini, come Felice Orsini, l’attentatore di Napoleone III».
Piero è invece il nome del bisnonno, l’architetto Portaluppi.
2b casa degli atellani nel dopoguerra, dopo il secondo intervento di portaluppi
«È morto nel ’67, sarei nato due anni dopo. Il nome ha agito su di me tanto che, a 26 anni, ho creato la Fondazione che l’ha fatto riemergere dall’oblio».
Sono opera sua la Villa Necchi Campiglio e il restauro della Casa degli Atellani in cui visse Leonardo e in cui è nato lei: per molti, le case più belle di Milano, quelle dove Luca Guadagnino ha girato «Io sono l’amore». In cosa quel film s’ispira ai Castellini Baldissera, la famiglia di banchieri, industriali tessili e architetti di sua madre?
«In niente».
È scritto ovunque.
17 il giovane piero portaluppi
«Nooo, c’è uno zio che recita e avrei recitato anch’io, ma non ero a Milano. Luca mi chiese se esisteva una casa anni ’30 o ’40 con certi valori borghesi e gli suggerii Villa Necchi.
Girò poi anche agli Atellani. Un’inquadratura è fatta dalle finestre dove abitavo coi miei figli: si vede Santa Maria delle Grazie innevata e si riconosce subito il tocco di Luca».
Quanto è stato difficile decidere di vendere quella casa a Bernard Arnault?
candida morvillo piero maranghi melania rizzoli
«È stato difficile razionalizzare che non c’era alternativa che vendere. Arnault è l’unico che è entrato e ha capito. Gli italiani facevano al metro quadrato. […]».
[…] Che anima aveva la Milano in cui è nato e che ne resta oggi?
«Era una città aperta e popolare, che correva, ma sapeva riflettere su sé stessa. Oggi, viverci è difficile se non hai un sacco di soldi, la cultura dell’inevitabilità del denaro ha preso il sopravvento. […]».
In un post, lei ha ricordato che chi «ha devastato la banca più grande del Paese l’ha lasciata con 40 milioni di buonuscita», mentre suo padre, che la lasciò in salute, chiese solo il Tfr e fu salutato dai dipendenti coi lucciconi agli occhi.
«È stato un esempio inarrivabile, specie per la sua conoscenza delle umanità. È successo che un commesso di Mediobanca, dopo un’operazione, si svegliasse e lo vedesse accanto a lui.
Se c’è una cosa sua che spero di aver ereditato è l’interesse per gli altri, anche perché per il resto somiglio totalmente a mia madre».
Mi dica però che effetto le fa la battaglia su Mediobanca.
«Mi disorienta che una banca ipersalvata, Mps, scali l’unica banca al mondo, Mediobanca, a non aver avuto bisogno di aumenti di capitale dopo il 2008.
Provo sconcerto e preoccupazione: mettere le mani, attraverso Mediobanca, su Generali e sul patrimonio di oltre 800 miliardi di euro che gestisce dovrebbe allarmare tutto il Paese e invece tutti zitti e assenzienti.
Le Generali sono, parola di Enrico Cuccia e Maranghi, il maggior asset del Paese. Le Generali sono come gli Uffizi di Firenze, come la Scuola Grande di San Rocco a Venezia, come l’Accademia di Santa Cecilia a Roma, sono un pezzo d’Italia, dell’Italia migliore».
Come arriva la passione per la musica classica?
«L’embolo mi parte a vent’anni. Ascoltavo gli U2, Bob Dylan e, poi, è arrivato Beethoven. Quella complessità mi dava un nutrimento che non trovavo nella musica leggera.
Mi misi a studiare la musica. Avevo anche curiosità per la tv e, a 25 anni, a luglio, entrai per uno stage a Tele+3, e, a fine settembre, ero direttore del palinsesto.
È iniziata un’avventura meravigliosa. Ora, c’è l’app +Classica dove vedere tutto: opere, concerti, balletti, l’Almanacco, le interviste ai grandi di Paolo Gavazzeni».
L’ha lanciata con un video istrionico in cui dirige l’orchestra, interpreta il Don Giovanni, fa la maschera di sala.
«Per me, è un sogno pazzesco. Non sa quanto mi sono divertito».
Come riesce a essere imprenditore e anche creativo?
«Il mestiere di creativo lo faccio, l’imprenditore è meglio che lo faccia un po’ meno».
Qui, siamo ai «certi tristi fatti recenti»: l’anno scorso, ha patteggiato 22 mesi per il fallimento di due società, cos’era successo?
«Ho intrapreso un percorso liquidatorio perché, diversamente, avrei fatto uno schianto.
Coi miei professionisti, ho deciso di accettare un patteggiamento. Non so se rifarei la stessa scelta, ma non è più il caso di pensarci».
[…] Quale direttore della Scala le è più caro?
«Il mio senso di gratitudine eterno è per Barenboim. Ma preferisco vedere molti direttori d’orchestra sul podio: li concepiamo come intellettuali, però non tutti sono di brillante conversazione».
Alle sue celebri cene, i mix sono bizzarri, s’incontrano dall’economista Giulio Sapelli alla «pupa» tv Francesca Cipriani.
«Cipriani è venuta solo una volta, era un capodanno con anche Vanessa Beecroft… Io trovo tutti interessanti, tutto qua».
Ha a che fare con l’interesse per gli altri ereditata da suo padre?
«È una bulimia di umanità mia. E un mio difetto: riconosco che mi piace piacere».
piero maranghi nello spot di +classica
LUIGI ABETE ALESSANDRO PROFUMO FEDERICO GHIZZONI GIOVANNI BAZOLI FOTO LAPRESSE
IO SONO LAMORE DI LUCA GUADAGNINO
1 libro piero portaluppi
25b portaluppi in francia negli anni '50.
libro piero portaluppi
25a piero portaluppi anziano, ritratto in casa degli atellani
piero maranghi nello spot di +classica 4
2a casa degli atellani schizzo prospettico di piero portaluppi
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Piero Maranghi e Leonardo Piccinini almanacco di bellezza
+classica
PIERO MARANGHI
PIERO MARANGHI
piero maranghi nello spot di +classica 6
89 maranghi
discorso piero maranghi
giorgio e vincenzo maranghi
roma santa e dannata piero maranghi e massimo ponzellini ph antinori
roma santa e dannata roberto dagostino antonio ricci victoria cabello e piero maranghi ph antinori
Massimo Lapucci Livia Pomodoro Piero Maranghi_@GretaGandini
piero maranghi leonardo piccinini almanacco di bellezza 3
piero maranghi leonardo piccinini almanacco di bellezza 2
piero maranghi leonardo piccinini almanacco di bellezza
Massimo Vitta Zelman Piero Maranghi Tito Canella_@GretaGandini
Melania Rizzoli Piero Maranghi_@GretaGandini
piero maranghi nello spot di +classica 1
piero maranghi nello spot di +classica 2
piero maranghi nello spot di +classica 3
piero maranghi nello spot di +classica 7
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