PAOLO ZACCAGNINI RICORDA SEAMUS HEANEY, POETA PREMIO NOBEL: “ANDATE NELLA LIBRERIA PIU' VICINA E IMPOSSESSATEVI DEI SUOI LIBRI: DIPINGEVA L'ANIMA”

Paolo Zaccagnini per Dagospia - http://modestproposalz.blogspot.it

Da venerdi' mattina alle 7,30 siamo tutti piu' poveri. E orfani. E' morto Seamus Heaney, poeta premio Nobel della Letteratura nel 1995. No, non cercate la notizia nei grandi giornali italiani, la notizia di un poeta che muore non e' notizia nel loro universo, non cercatela perche' lui non era nei social network, non si vestiva di bistecche, non si fotografava nudo e mandava in giro gli aracnofobici scatti. Era un poeta.

Dipingeva l'anima, e i suoi variegati stati, con le parole, pensate un po' quanto era antiquato e obsoleto, scritte a penna. Ma con quelle parole semplici ti squarciava il cuore, ti conquistava la mente, ti annichiliva e ti faceva sentire umano. Sicuramente ci saranno plotoni di critici con le penne arrembanti, le famose penne all'arrabbiata, che vi sapranno spiegare decisamente meglio di me, un poveretto, chi era Heaney; io mi limitero' a parlare del signore gentile che abitava dove abito io, a Dublino, che salutava, lui premio Nobel e io pulce, e del funerale che la RTE, la televisione nazionale irlandese, ha mandato in diretta da una chiesa stracolma e sofferente.

Paese indescrivibile l'Irlanda, palinsesti stravolto, poeti in studio e in chiesa insieme a musicisti, per la morte di un poeta. "Tra le mie dita la penna riposa. Io scavo con quella" aveva scritto, credo che le sue opere siano state pubblicate da Mondadori, e con quella penna ha davvero scavato. In se stesso. Nella sua famiglia. Nella sua storia. Nelle nostre storie. Nell'Irlanda.

Nel mondo, quello che lo stava a sentire, la parola di un poeta. Un visionario. Un pazzo, forse. Un essere umano, certo. Come ha detto il poeta Paul Maldoon alla fine del suo omaggio divertente, a tratti esilarante.

Seamus Justin Heaney era nato nel '39, primo dei nove figli di Patrick e Margaret, ed era cresciuto nella fattoria di famiglia a Mossbown, contea di Derry, Irlanda del Nord. Terra bellissima e antica, celestiale e sanguinaria, dove aveva visto un fratello, Christopher, morire a 4 anni travolto da una macchina e un cugino freddato a colpi di pistola durante la guerra civile, i Troubles, tra cattolici e protestanti. Aveva lasciato l'Irlanda del Nord nel '72, rigettando le accuse che lo dipingevano fuggitivo dal Paese natale. E aveva ragione.

Tanti libri, tutti pubblicati da Faber&Faber - in passato ci aveva lavorato a lungo Thomas Stearns Eliot, l'autore de "La terra desolata" che contiene il famoso verso "Aprile e' il piu' crudele dei mesi...", lavori prestigiosi in varie universita', tra queste Oxford, numerosissime traduzioni, il premio Nobel: ma lui era sempre Seamus, affettuoso marito di Mary e padre di Michael, Christopher e Katherine Anne, il sorriso pronto con quei suoi occhi orientaleggianti.

Potrei andare avanti per giorni e giorni, tanto ho il cuore pieno di lacrime, ma rispetto Seamus, la sua compostezza, la sua passione, il suo rigore, la sua semplicita'. Il poeta Teo Dorgan, suo grande amico come tutti gli irlandesi del Sud e del Nord, ha detto, nella sua elegia funebre, che e' caduta una grande quercia. Vero. Una quercia che una volta disse una verita' incontrovertibile perche' intrinseca alla natura umana: "Ho sempre associato il momento dello scrivere con un momento di sollievo, di gioia, di inaspettata ricompensa".

Come non dargli torto? Voglio ricordarmelo in una foto del 1986, chinato, in un campo di torba, con il cappello e il cappotto del padre, a Bellaghy. Una foto in bianco e nero. Un consiglio? Andate nella libreria piu' vicina e saccheggiate gli scaffali della poesia, se ancora ci sono, impossessatevi dei suoi libri e, come ha detto all'amata Mary prima di spirare "don't be afraid". Non aver paura. Non abbiate paura. Non avremo paura. Seamus e' con noi. La sua vita. Le sue idee. Le sue parole. By, mr. Heaney. And thanks.

 

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