checco zalone quo vado

ZALONE “SCOLPITO” DA CANOVA - “ROMPE LE REGOLE, INFRANGE IL CERIMONIALE” - IL COMICO SI RACCONTA: “NON VADO IN TV, NON APPAIO. NON RILASCIO INTERVISTE" - SU UN ASPETTO LA PENSA COME NOI: "PER I MIEI FILM NON RIDO PROPRIO, NON LI VOGLIO NEANCHE RIVEDERE”

1.CHECCO, TERRORE DELLA SINISTRA

Gemma Gaetani per “Libero Quotidiano

 

GIANNI CANOVAGIANNI CANOVA

Arriva in libreria in questi giorni Quo chi? Di cosa ridiamo quando ridiamo di Checco Zalone (Sagoma editore, pp. 134, euro 15). L' autore è Gianni Canova, nume più che nome della critica cinematografica (per srotolarne il curriculum non basterebbe l' intero pezzo).

 

lino banfi checco zalonelino banfi checco zalone

E il libro è la manna dal cielo per chi desidera un' analisi di competenza sulla comicità di Zalone, dopo l' overdose di opinionismo qualunquistico che ci è toccato ingoiare quando chiunque - appunto - ha detto la sua dallo scorso Capodanno in poi. Cioè da quando è uscito Quo vado? e si è abbattuto sugli altri record d' incasso come una strage.

gennaro nunziante checco zalonegennaro nunziante checco zalone

 

Canova racconta di aver spedito a Zalone un sms la sera del 2 gennaio, per dirgli che si trovava in fila - assieme praticamente a tutta Italia - per vedere il film. Checco ha risposto: «Follia collettiva». Ecco, la modestia di Luca Medici alias Checco è una delle sue caratteristiche meno citate dagli opinionisti per sport. Ma «Resto umile» più che il titolo del suo tour del 2011, è una sorta di confidenza su come vive un successo sempre più enorme.

 

Dice bene Canova quando rileva che di Checco «hanno scritto tutti»: da «quelli che di solito disdegnano personaggi così frivoli» a «quelli che pontificano da maîtres à penser».

lino banfi checco zalone nunziantelino banfi checco zalone nunziante

Sul Fatto Quotidiano on line si lesse persino che Quo vado? andava boicottato perché «sputtanava le minoranze», dato che il personaggio di Checco era l' unico dipendente a non poter restare al suo posto perché - tra i vari possibili motivi di intoccabilità - non aveva quello dell' handicap.

 

In Italia, purtroppo, vigono due leggi. La prima è la «meritocrazia del contenuto». Secondo questa regola tutto quello che non è dichiaratamente impegnato è materia fecale. La conseguenza è che per dimostrare «l' impegno» basta incentrare tutto su un contenuto e schierarsene ideologicamente a favore: il film sui migranti, per esempio.

 

checco zalone con le attrici del suo filmchecco zalone con le attrici del suo film

Poi come il film sia girato, recitato, come siano i dialoghi eccetera (insomma, la forma), non conta. Da ciò deriva che, in un film, il fatto di citare in modo neutro (e quindi senza farne una battaglia ideologica) il diritto del portatore di handicap a conservare il posto di lavoro durante la dismissione delle Province diventi automaticamente «sputtanamento delle minoranze».

 

La seconda legge è collegata alla prima. La maggior parte degli artisti nostrani si è fatta un nome in due modi. Primo: rompendo le balle fin dall' esordio con la superiorità intellettuale rispetto alle feci che sarebbero i «disimpegnati». È il caso, per esempio, di Umberto Eco che dava del mediocre a Mike Bongiorno (il quale intanto intratteneva tutta Italia per decenni).

 

checco zalone quo vado  4checco zalone quo vado 4

O dei comici che, da subito, collegano la loro produzione artistica a un intento rivoluzionario anti potere, anti mainstream, anti tutto, vedi Daniele Luttazzi e simili.

Secondo modo per farsi un nome: esordire nella medietà (cioè nel tanto odiato nazional-popolare), per poi tentare il salto verso la superiorità.

 

È la parabola della velina che poi fa teatro, perché restare umilmente velina a vita sarebbe umiliante. Questo salto verso la superiorità si attua con ogni mezzo, social network compresi. Perfino il più scemo del villaggio può tentare di nobilitarsi impegnandosi in qualche «battaglia di civiltà» su Facebook, contro o a favore di qualcosa.

checco zalone quo vado  3checco zalone quo vado 3

 

Checco Zalone non ha mai prestato il fianco a questi ridicoli dogmi imperanti. Non ha nemmeno un account Twitter, non sappiamo nulla della sua ideologia politica e meno che mai ne conficca la bandiera sulla sua produzione. Ha prepotentemente ironizzato su tutti e tutto, catalogandosi più come satirico che come comico: da Carmen Consoli a Michele Misseri, da Nichi Vendola a Roberto Saviano.

 

Ci vuole una certa intelligenza per riuscirci, per non sbagliare un colpo mai. «Checco rompe le regole, infrange il cerimoniale (...) per inettitudine», scrive Canova. E in quell' inettitudine del personaggio Checco c' è tutto l' esercizio della libertà artistica possibile. Perciò ridiamo con Checco.

 

2.ZALONE RACCONTATO DA ZALONE

G.Gae. per “Libero Quotidiano

 

Sanremo e il M5S

GENNARO NUNZIANTE E CHECCO ZALONEGENNARO NUNZIANTE E CHECCO ZALONE

«Ora, ad esempio, sono diventato un idolo dei Cinque Stelle perché avrei dichiarato che non vado a Sanremo perché non voglio soldi pubblici. Non è proprio così. Io ho detto che non vado a Sanremo perché non ho voglia di tornare a mettermi sotto i riflettori. E ho aggiunto che se ci andassi, tra l' altro, dovrebbero darmi soldi pubblici. Punto. Il che non significa "io non prendo i soldi pubblici" in assoluto. Ma quando mai… I soldi son soldi, pubblici o privati. Non sono un paladino della giustizia e della moralità pubblica...».

 

Il successo

Gennaro Nunziante Gennaro Nunziante

«Cerco di vivere il più normalmente possibile. Oggi pomeriggio - per dire - ho fatto il baby sitter. Ero in casa da solo con mia figlia. In genere, per quanto posso, cerco di stare in disparte. Non vado in tv, non appaio. Non rilascio interviste».

 

L' incontro con Gennaro Nunziante

«Era il 2005, se non ricordo male. Io ero in Inghilterra a trovare mio fratello. A Bedford, un posto di merda, in una casa di merda. Un giorno ricevo la telefonata di un comico, Enzo Sarcina, che mi dice che Gennaro Nunziante cerca un cantante neomelodico per un programma in tv e che forse c' è la possibilità di farci incontrare. Non sto nella pelle».

 

Il provino con Nunziante

«Mi esibisco davanti a lui. E lui alla fine mi chiede: "Ma sono canzoni parodistiche o ci credi davvero?". Gli ho risposto: "Faccio caricature!". Ricordo in particolare che gli suonai un brano che si intitolava La globalizzazione. L' avevo scritto mentre preparavo l' esame di Diritto costituzionale all' Università, e studiavo sui testi del prof. Baldassarre.

 

gennaro nunziante  checco zalonegennaro nunziante checco zalone

C' era un capitolo dedicato - appunto - alla globalizzazione, non ci avevo capito quasi un cazzo, ma mi era venuta voglia di tradurre il concetto in chiave neomelodica. Il brano partiva techno, poi scivolava nel neomelodico su un testo che diceva più o meno "Noi povera gente / non abbiamo capito niente"».

 

Il salutismo di Nunziante

«Io sono per il fritto. Andare con lui al ristorante è una rottura di coglioni. (...) Spesso, quando lavoriamo, ci troviamo a convivere come una coppia. Mangiamo insieme a colazione, pranzo e cena. E l' unico motivo di conflitto tra noi è proprio quello fra il suo salutismo e il mio… come dire… voracismo. Io mangio di tutto, lui no».

 

Il successo dei suoi film

gennaro nunziante con bananagennaro nunziante con banana

«Il concetto-chiave è immedesimazione. Che siano piaciuti o no, tutti quelli che hanno visto i nostri film vi hanno trovato qualcosa che gli appartiene. Vi si sono ritrovati.

Chi non conosce un venditore di aspirapolvere, berlusconiano anche dopo la caduta di Berlusconi, come il protagonista di Sole a catinelle?

 

Ma mi rendo conto che non è una spiegazione sufficiente. E allora non mi resta che chiamare in causa la squadra e il talento. Basta con 'sta cazzo di modestia…! Noi tre - intendo io, Gennaro e il produttore Valsecchi - siamo una squadra imbattibile».

 

Cosa lo fa ridere

Il regista Gennaro Nunziante S con Checco Zalone c ea e cdd f efbaa Il regista Gennaro Nunziante S con Checco Zalone c ea e cdd f efbaa

«È difficilissimo che io rida, credimi. Per i miei film non rido proprio. Non li voglio neanche rivedere. Ed è raro che rida anche di fronte al film di un altro attore comico. Di solito mi immedesimo talmente con il collega, con la sua tensione, con la sua paura di sbagliare, che preferisco non vedere. L' ho provato anch' io sul palco di Zelig e so cosa significa temere di sbagliare… roba che ti blocca ogni voglia di ridere sul nascere».

 

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