PER SALVINI I CONTI NON TORNANO. E GIORGETTI FINISCE NEL MIRINO – NON BASTAVANO VANNACCI E I MALUMORI CRESCENTI NEL CARROCCIO: IL LEADER LEGHISTA SI È RITROVATO CON UNA MANOVRINA ATTENTA SOLO ALLA TENUTA DEI CONTI. E HA CHIAMATO IL “SUO” MINISTRO DEL TESORO, LAMENTANDOSI – LA BEFFA PER SALVINI È CHE IL MINISTERO DEI TRASPORTI È QUELLO CHE HA SUBITO I TAGLI PIU’ PESANTI TRA TUTTI I DICASTERI – L'EX “CAPITANO” PRETENDE CHE IL TESORO AMPLI LA PLATEA DELLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE ESATTORIALI, CAVALLO DI BATTAGLIA DELLA LEGA, E SI ASPETTA RITOCCHI SULLE PENSIONI – SUL BANCO DEGLI IMPUTATI C’È LA FEDELISSIMA DI GIORGETTI, LA RAGIONIERA DI STATO DARIA PERROTTA, ACCUSATA DI AVERE IMPOSTO UNA LINEA DEL RIGORE SENZA CONFRONTARSI CON I MINISTERI…
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Bene la tenuta dei conti, ma la manovra così non va. Urgono aggiustamenti. Matteo Salvini l'ha detto al suo ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. Chiamata cordiale, ovvio, riferiscono più fonti leghiste contattate da Repubblica. Ma il vicepremier e leader del Carroccio ha anche chiesto un pacchetto di correttivi.
Salvini da questa finanziaria si aspettava di più. Sulle pensioni, sulla rottamazione, sui fondi ai trasporti, che invece sono stati corposamente sforbiciati. I colonnelli di via Bellerio gli sussurrano all'orecchio, da giorni, che il bicchiere, così com'è stata formulata la manovra, non è mezzo pieno.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani giancarlo giorgetti 3
Chi sono i malpancisti? Claudio Durigon, Armando Siri, Claudio Borghi e Alberto Bagnai. La "cabina di regia" economica della Lega. Salvini ha preso nota. E alla fine, raccontano i suoi, ha recapitato il messaggio al titolare del Mef.
[…] mercoledì prossimo è stato fissato un vertice del Carroccio proprio per rimettere mano alle misure. Giorgetti? Naturalmente è convocato.
Cosa contesta il Carroccio, in una fase tribolata, tra le tensioni su Vannacci e il fronte nordista che rialza la testa? Intanto l'importo delle opere definanziate (o riprogrammate) dal ministero di via XX Settembre. Tutti i dicasteri hanno subito tagli, ma al Mit non si aspettavano che la scure calasse così bruscamente. Il dipartimento di Salvini è quello più colpito.
E questo spezza la narrazione attorno alla quale il segretario leghista ha imperniato il suo mandato al governo: l'Italia del sì, l'Italia del fare. L'Italia dei cantieri che aprono. Come si concilia con un definanziamento così massiccio? Al Mef si chiede quindi di rivedere alcune poste, in particolare quelle dei metrò. Altro dispiacere interno: che a calcare la mano su questo ammanco siano stati gli alleati, sempre più bizzosi, di Forza Italia.
Altra richiesta: rivedere la rottamazione delle cartelle. È stato un cavallo di battaglia della Lega, da oltre un anno. Programmato, rimandato. Ora che si è arrivati a dama, il formato, a sentire i colonnelli del Carroccio, è troppo ridotto. A Giorgetti viene chiesto allora di allargare la platea, includendo anche chi è stato escluso finora, cioè chi è già sotto accertamento da parte del fisco.
matteo salvini giorgia meloni antonio tajani foto lapresse.
Viene da chiedersi: perché Salvini protesta adesso, dopo essersi accomodato alla conferenza stampa dopo il Cdm che ha licenziato la manovra? Perché - rispondono i suoi - di molti passaggi della finanziaria in consiglio dei ministri non si è mai discusso. Sono spuntati fuori dopo.
C'è del vero, se anche da FI sostengono la stessa cosa: troppi nodi non sono mai stati affrontati nelle riunioni preparatorie. Vale anche per l'aumento delle tasse sugli affitti brevi, uno dei pochi punti di contatto con il Carroccio. Il capogruppo degli azzurri alla Camera, Paolo Barelli, ieri pomeriggio in Transatlantico si sfogava: «Se c'è una cosa certa, è che quella norma sarà cancellata, vedrete».
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Con la Lega restano gli attriti per il contributo chiesto alle banche.
Salvini non molla la presa, anzi minaccia gli istituti di credito da giorni: più vi lamentate, più pagherete il conto delle lagnanze. «Fa così - replica il fedelissimo di Tajani - per ragioni elettorali, sembra non conoscere le regole del mercato». […]


