dino zoff

“DA PICCOLO ERO LO SCEMO DEL VILLAGGIO” – DINO ZOFF RACCONTA IN UN DOCU-FILM LA SUA VITA, DALLE PAROLE SFERZANTI DEL PADRE AL TRIONFO MUNDIAL: "IN PORTA I GRANDI MI FACEVANO BUTTARE SEMPRE ANCHE SE AVEVO I CALZONI NUOVI" – "LE CRITICHE FEROCI AL MONDIALE 1978 PER I TIRI DA LONTANO? MI DICEVANO CHE ERO VECCHIO, DECISI DI NON PARLARE PIÙ CON I GIORNALISTI. SE AVESSI FATTO LA GUERRA MAGARI NON SAREI ARRIVATO AL MONDIALE DELL’82” – IL BACIO “POCO FRIULANO” CON BEARZOT E IL CALCIO DI OGGI (“PREVALE IL VITTIMISMO. TI TOCCO E VAI PER TERRA. E’ NECESSARIO ESSERE ATLETI”) – “DONNARUMMA? E’ LUI AD AVER VINTO GLI EUROPEI…” - VIDEO

 

Mattia Chiusano per repubblica.it - Estratti

 

dino zoff

 

“Sono un pensionato di 83 anni, un uomo di sport a cui piace fare sport. Vado all’Aniene a muovermi un po’, poi nuoto venti-trenta vasche. Mio nipote Pietro, che ha 15 anni, mi ha dato una lezione sui 50 stile: ma non sa che l’ho fatto vincere…”.

 

Dino Zoff cammina sul prato dell’Olimpico, mentre un drone con telecamera lo riprende dall’alto. Sta lavorando a un docufilm sulla sua vita diretto da Giovanni Filippetto per Tunnel Produzioni, interverranno Francesco De Gregori, Maurizio De Giovanni, ma anche Bruno Conti e Marco Tardelli in un abbraccio all’Olimpico in cui non mancano le battute: “Sono ancora lucido, nonostante l’età: ma tu chi sei?” fa Dino a Marco, e la risata è quella di due amici che hanno attraversato il tempo.

 

Zoff, il portiere più leggendario è diventato un nuotatore?

“Lo sono sempre stato. Ho imparato in fiumi pericolosi, come il Natisone, proprio dove sono morti quei tre poveri ragazzi l’anno scorso”.

 

 

(...)

 

francesco de gregori dino zoff

Chi sono i più grandi contro cui ha giocato?

“Ne ho incontrati tanti, Cruyff, Beckenbauer, Maradona, Platini. Pelé l’ho incrociato alla fine della carriera, a New Haven per il torneo del Bicentenario del 1976, lui era il capitano di una selezione americana. Nella strettoia che portava al campo Francesco Rocca cominciò a guardarlo estasiato, e non smise di ammirarlo per tutto il tempo che siamo rimasti là sotto. A un certo punto Pelé mi si avvicinò e mi fece: “Ma quello sta guardando dove picchiarmi in campo?””.

 

Lei disse a Totti: “Chieda a Gigi Riva cos’è davvero il calcio violento”: era veramente così pericoloso giocare ai vostri tempi?

“È un calcio vero anche adesso, il problema è che prevale il vittimismo. Ti tocco e vai per terra. Sento che sia necessario essere atleti, non si può rotolare per terra così facilmente. Il vittimismo arriva anche nelle scuole, se un bambino prende 5 è colpa del maestro. Prima non c’erano tante scuse”.

gianluigi buffon e dino zoff

 

 

 

Cosa ricorda di quando era lei il bambino?

“Ero un po’ lo scemo del villaggio, in porta i grandi mi facevano buttare sempre anche se avevo i calzoni nuovi, poi hanno cominciato a considerarmi bravino. La mia generazione non poteva pensare di fare nella vita il portiere, chi arrivava alla serie C era un eroe: ci si divertiva, si faceva Tarzan sugli alberi, e si giocava a pallone anche cinque ore al pomeriggio”.

 

Ha detto una volta: “La mia vocazione è sempre stata di fare il portiere, dopo ho solo lavorato”.

“È una passione che ho avuto da quando ero piccolo così, che poi è diventata ricerca della perfezione, trasformandosi in gioia. Una volta presi gol in campionato e spiegai a mio padre che era un tiro partito dal limite, imparabile, e non mi aspettavo che il giocatore calciasse da lì. Lui mi chiese: “Ma nella vita fai il farmacista o il portiere?””.

 

I tiri da lontano le costarono critiche feroci al Mondiale 1978.

PELE DINO ZOFF

“Mi dicevano che ero vecchio, decisi di non parlare più con i giornalisti. Se cominci a difenderti con le parole ti sembra di essere finito in tribunale. Io avrei potuto anche pretendere dei risarcimenti per quello che avevo subito, ma ho preferito pensare a lavorare. Se avessi fatto la guerra magari non sarei arrivato al Mondiale dell’82”.

 

 

Anche Donnarumma vive fasi alterne, tra grandezza e critiche.

“Ricordiamo sempre chi è Donnarumma: è lui ad aver vinto gli Europei. Se arrivi due volte ai rigori e il portiere li para, il merito è suo”.

 

Il ruolo è cambiato, non trova?

“Non sono contro le innovazioni, ma queste non devono diventare la priorità. Un portiere deve parare bene con le mani, se sa usare i piedi tanto meglio. Ma è possibile che di piede ormai tocchi più palloni del centravanti? Siamo fatti così in Italia, una buona cosa ripetuta all’esasperazione diventa negativa. Per il Var ho litigato, doveva essere utile per episodi importanti, ormai interviene su tutto: grandi pene per stupidaggini. Ma tanto ormai io sono vecchio…”.

 

E ha vissuto un’epoca irripetibile.

pele dino zoff

“Abbiamo vinto un Europeo nel ’68 in cui c’erano l’Urss, che riuniva il meglio del calcio ora diviso in 15 nazioni, e la Jugoslavia, sintesi di sei paesi attuali. Nel 1974 invece siamo andati via da Malpensa con il cellulare, che non è un telefono ma il mezzo della polizia”.

 

Italia-Brasile 3-2, parata su Oscar all’89’, palla bloccata sulla linea.

“Non potevo respingerla perché lì davanti c’erano i brasiliani e non potevo tirarla via se non volevo dare l’idea che fosse entrata. Potevo solo tenerla lì. Per trenta secondi non ho saputo dove fosse finito l’arbitro, ho passato una paura terribile”.

 

Subito dopo, quel bacio a Bearzot rientrando negli spogliatoi.

“Non era da friulani, questa manifestazione pubblica di sentimenti. L’abbiamo accettata, perché ormai l’avevo fatta, anche se non era nei nostri canoni. Ero suo fratello, un fratello minore di chi ha i grandi meriti di quel mondiale. Col suo comportamento, le idee: ero reduce dal fallimento del ’74, con lui abbiamo trovato una guida forte, che ci aiutava a tirar fuori il meglio mentre si prendeva le pallottole”.

dino zoff enzo bearzot sandro pertini franco causio

 

Non si lasciò andare invece la notte del Bernabeu.

“A 40 anni sapevo che era l’ultima vittoria, avevo raggiunto l’apice e ho preferito assaporare un bicchiere di vino, in camera, piuttosto che ballare con gli altri. Più giovani di me, oltretutto”.

 

 

Il ricordo del Mondiale in Spagna come s’è trasformato col tempo?

dino zoff 8

“Mi scalda e raffredda, pensando ai compagni di tante battaglie che non ci sono più. Paolo Rossi, Gaetano Scirea, mio vice alla Juve quando successe la tragedia nell’89: aveva una classe tale che gli permetteva di non essere brusco, brutale. Era leggero, eccezionale, e con una testa adeguata a tutto questo. Era più silenzioso di me, ma non aveva nemmeno bisogno di parlare”.

 

È malinconico anche il ricordo dell’addio al calcio?

“È stato la chiusura di una parentesi stupenda, quindi è triste. Ma ricordo bene che tra i tanti che sono venuti a salutarmi c’era anche Lev Jascin, leggendario portiere sovietico: dalla Russia mi portò un samovar gigante”.

dino zoff enzo bearzot dino zoff enzo bearzot 1dino zoff 9dino zoff 6dino zoff 7dino zoff 3dino zoff 4dino zoff 5dino zoff 1dino zoff dino zoff 10DINO ZOFFdino zoff enzo bearzot 2

Ultimi Dagoreport

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...

netflix disney plus streaming

DAGOREPORT - “TOPOLINO” HA FAME - DISNEY SCUCE 3 MILIARDI DI DOLLARI PER COMPRARSI LE ATTIVITÀ MEDIA DELLA NFL, LA LEGA DEL FOOTBALL AMERICANO. QUALE SARÀ IL PROSSIMO PASSO? UN CONSOLIDAMENTO NELLO STREAMING È INEVITABILE (IL MERCATO È SATURO DI SERVIZI E CONTENUTI) E C’È CHI SI SPINGE A UN’ACQUISIZIONE DI PESO, COME NETFLIX - LA PIATTAFORMA CAPITALIZZA IL DOPPIO MA FATTURA UN TERZO DELLA DISNEY  – RUMORS ANCHE SU UN INTERESSE DI AMAZON PER SPOTIFY: LÌ I SOLDI NON SAREBBERO UN PROBLEMA (IL SERVIZIO DI E-COMMERCE DI BEZOS CAPITALIZZA 2MILA MILIARDI CONTRO I 130 DELLO STREAMING MUSICALE)...

matteo piantedosi giorgia meloni carlo nordio giusi bartolozzi alfredo mantovano almasri

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI RISCHIA DI BRUTTO SUL CASO ALMASRI: PRENDERSI LA RESPONSABILITÀ DELLA SCARCERAZIONE E DEL RIMPATRIO (CON VOLO DI STATO) DEL TORTURATORE LIBICO EQUIVALE A UNA PUBBLICA SCONFESSIONE DEI MINISTRI NORDIO E PIANTEDOSI, CHE IN AULA HANNO MINIMIZZATO CON BUGIE LA QUESTIONE ATTACCANDO I GIUDICI – IL TRIBUNALE DEI MINISTRI, SCAGIONANDO LA STATISTA DELLA GARBATELLA E RINVIANDO A GIUDIZIO I DUE MINISTRI E IL SOTTOSEGRETARIO ADDETTO AI SERVIZI SEGRETI, HA APERTO UNA BOTOLA DOVE, DALL'ALTO DEL SUO DILENTATTISMO, MELONI È CLAMOROSAMENTE CADUTA - LO "SCUDO" PER SALVARE GIUSI BARTOLOZZI NON ESISTE: NON ESSENDO STATA RINVIATA A GIUDIZIO, IL GOVERNO NON PUÒ  ESTENDERE "IL CONCORSO" NEL REATO COL MINISTRO NORDIO. COSI', IL PARLAMENTO PUO' NEGARE L'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE CONTRO PIANTEDOSI, NORDIO E MANTOVANO, MA LA PROCURA DI ROMA NON AVRÀ ALCUNO OSTACOLO A RINVIARE A GIUDIZIO LA BARTOLOZZI, CON CONSEGUENTI ''RICADUTE POLITICHE'' SU MELONI - PERCHE' NON HANNO MESSO IL SEGRETO DI STATO...