ROMA, 2 GIUGNO, FESTA NAZIONALE A MEZZ’ASTA, CARTELLINO CON CODICE IBAN PER SOLLECITARE DONAZIONI AI TERREMOTATI ALL’INGRESSO, L’ULTIMA FESTA DELLA REPUBBLICA DI NAPOLITANO, L’ULTIMO CERIMONIALE DELLA SECONDA REPUBBLICA - BERLUSCONI E BERSANI ASSENTI, BELLA NAPOLI BLINDATO, OPUS LEI IN FILA, CASINI E CALTARICCONE CHE GIÀ SI SENTONO A CASA, GOSSIP DA TAGLIARSI LE VENE: “SARÀ CONCITA DE GREGORIO IL NOME FORTE DELLA LISTA SAVIANO”? - PER FORTUNA C’È IL MINISTRO TECNICO GIARDA CHE ALLEGGERISCE IL CLIMA CON UNA BATTUTA SALACE: “PRESIDENTE, PENSI! POTEVAMO METTERE IL TICKET AGLI INVITATI, STASERA”…

1- MAIL
Dago ricevimento al Quirinale che più surreale non si può: tutti in caotica e surriscaldata fila per più di un'ora per dire buonasera al Presidente, con le signorine del Cerimoniale che non ci capivano niente; in fila anche Vira Carbone col marito Renzo Lusetti, che si sdilinquono davanti al direttore della Rai ("Ah Lorenza qui, ah Lorenza lì..);

improvvisamente, nel rassegnato silenzio si leva la voce di Vira Carbone, che insieme al marito Renzo Lusetti, pensa di far cosa grata al suo capo: "Qui c'è il direttore della Rai Lorenza Lei, può passare vero?" L'uomo del cerimoniale che blocca la fila neanche le risponde, mentre ministri, professori, giornalisti e gente meno nota in fila da tempo immemore gettano una fredda occhiata all'allegro terzetto (Lusetti, Carbone e Lei) che già avanzava spavaldo... Almeno per stringere la mano al Presidente, niente favoritismi!!!
Anne

2- ROMA, 2 GIUGNO, NAPOLITANO A MEZZ'ASTA
Luca Telese per Il Fatto


Se per esempio lo raccontassi con una ripresa aerea, come nei film americani in cui il volo panoramico si chiude in un vorticoso piano sequenza che atterra sul volto del protagonista. Se lo raccontassi con una sequenza che parte dall'alto e atterra sull'incarnato regale di Giorgio Napolitano, questo pomeriggio al Quirinale sarebbe tutto più chiaro e semplice, perché in fondo la notizia è semplice: nell'architettura simbolica delle istituzioni nazionali un centro geometrico non c'è più.

Roma, 2 giugno, festa nazionale a mezz'asta, cartellino con codice Iban per sollecitare donazioni ai terremotati all'ingresso, l'ultima festa della Repubblica di Napolitano, l'ultimo cerimoniale - comunque vada - della Seconda Repubblica. Se la telecamera atterrasse su questi giardini lieve, non troverebbe il vortice dello scorso anno, quando turbinava lo spettro centripeto del berlusconismo: agonizzante, certo, ma ancora in grado di catalizzare ogni cosa. Esattamente un anno fa, c'era ancora Berlusconi - ieri assente così come Bersani - che con una mano si teneva a un lampioncino, mentre arringava il plotone dei giornalisti, i curiosi, gli astanti.

C'era ancora il Berlusconi che attirava a se i suoi ministri e le sue ministre, i suoi portavoce, la sua gens azzurra, rompendo ogni protocollo. Se invece aveste potuto vedere dall'alto quello che ora io mi sforzo di raccontare dal basso, a piano zero della cronaca, avreste visto solo un grande caos policentrico: piccoli capannelli e vecchie glorie, il sorriso smagliante di Pier Ferdinando Casini, i ministri tecnici quasi digeriti dagli spiriti antichi del Palazzo: ecco, quella piccoletta è la Fornero, ma senza telecamere quasi non te ne accorgi.

Ecco, quella di spalle è la ministra Severino, vestito volutamente anonimo, chiacchiera amabilmente e non cerca nessuno. È bello vedere che Clio Napolitano porta i sandali, che Concita De Gregorio arriva scortata dal figlio Pietro, adolescente con barba cheguevarista e vestito blu austero. Forse è lei la novità della festa: ancora un anno fa veniva qui come giornalista-direttrice, adesso tutti si chiedono dopo che passa: "Sarà lei il nome forte della lista Saviano"?

Uno che ne è convinto è Eugenio Scalfari, elegantissima silhouette, con il suo bastone da passeggio giolittiano, una giacca azzurro carta da zucchero, e la moglie Serena a cui non sfugge nulla. Dandosi il braccio ti fanno venire in mente un verso di Montale. Quello con la pochette è Giulio Napolitano, secondo genito dell'inquilino del Colle, quello che si anima intorno a Paolo Garimberti è il tavolino della Rai, di fronte al produttore Bassetti c'è Giancarlo Leone, l'unico che in questi giardini ci ha vissuto due vite, una da adolescente, quando al Quirinale c'era suo padre assediato da Camilla Cederna, e un'altra da ineffabile Mandarino di viale Mazzini.

Leone mi regala un'immagine folgorante che ti racconta il passato e ti spiega il presente: "Fino a dieci anni fa il rituale era liturgico, il presidente partiva dal fondo del giardino e disegnava una ‘elle' nei sentieri di ghiaia, i convitati si pietrificavano, i capannelli si ammutolivano, e il rompete le righe arrivava progressivamente, solo dopo il suo passaggio e le strette di mano".

Essere importanti voleva dire essere chiusi dentro questo tragitto di ottocento metri, due linee intersecate e un sistema di potere, una stratigrafia in diretta delle gerarchie di Palazzo che intrigarono il Pasolini di Petrolio: un ordine comunque, una geometria. Ma comunque, se fossi stato a bordo dell'aviocar del Luce, tutto sarebbe stato intelleggibile, come le piste di Nazca nel Perù meridionale. Eppure c'è qualcosa di decadente anche in questo pulviscolo decentrato, nei capannelli delle piccole reti relazionali della gerontocrazia italiana. Paolo Villaggio ha avuto la geniale sfrontatezza di venire in caftano: "Come facevo a mettermi una giacca?".

Poi c'è il discorso del presidente nei giardini. Nell'anno di supernapolitano, nell'anno di gloria del gollismo migliorista penso che potrebbe essere quello il punto di precipitazione della storia, l'acuto squillante del dramma. "Sono entrato per la prima volta nel 1953, appena eletto deputato...". Giorgio primo ha già difeso la sua scelta strategica, già spiegato l'ossimoro dolente della "parata sobria", già dettato l'agenda politica.

È la prima volta che Napolitano parla in quel giardino. Pensi che adesso potrebbe chiudere il cerchio con un momento-verità, o con un discorso per gli storici. E invece chiude un lessico privato con eleganza e understatement, celebra un appello all'unità. Per fortuna c'è il ministro tecnico Giarda che alleggerisce il clima con una battuta salace: "Presidente, pensi! Potevamo mettere il ticket agli invitati, stasera".

E Napolitano: "Ci ho riflettuto: ma visto il rapporto fra domanda e offerta ho capito che non era il caso". Arriva l'eco delle battute di Silvio Berlusconi sulla necessità di stampare moneta, ma è come l'eco di un discorso radio del ventennio (breve) disperso nello spazio. Nessuno gli vuole rispondere, tranne un ministro anonimo che dice alla Tm news: "L'unico pericolo sarebbe se qualcuno all'estero lo prendesse sul serio". E poi Mario Monti. Scompare pure lui, poveretto, fagocitato in un colloquio con Renato Schifani.

Eppure, proprio nel finale, il pulviscolo trova per un attimo una sua forma. Clio e Giorgio ritirandosi corrono verso il balcone panoramico mozzafiato, che incornicia un tramonto virato di sfumature di rosa, viola, e porpora. Ci vorrebbe il pennello di Carlo Levi per raccontare gli ultimi quattro folgoranti fotogrammi della scena. Massimo D'Alema si inchioda per aspettare il presidente.

Il ministro Fabrizio Barca, che ha appena rilasciato dichiarazioni significative sulla parata ("Io non l'avrei fatta, e avrei mandato i soldati a fare cose in giro per le macerie") converge sulla rotta con la moglie. Barca, D'Alema, Napolitano. A parte che il grande Luciano Barca (dirigente storico del Pci) è stato sostituito dal figlio, è una terna da Comitato centrale. Questo crepuscolo degli dei, questo taglio di tramonto della Repubblica, non finisce sotto il segno dei tecnici. Ma in quel che resta di Botteghe Oscure.

 

 

LORENZA LEI RENZO LUSETTI E MOGLIE VIRA CARBONE Clio e Giorgio Napolitano con la Regina ElisabettaFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON FIGLIA AZZURRA E PIERFERDINANDO CASINI EUGENIO SCALFARI JOHN ELKANN GARIMBERTI CICLISTAVIGNETTA MANNELLI - GIARDA SPENDING REVIUECONCITA DE GREGORIO E MARITO FABRIZIO BARCA GARULLO E OTTOCENTO BERLUSCONI MORTO jpeg

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…