al serraj haftar giuseppe conte

 

''800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE L'ITALIA''. AL SERRAJ MANDA IL SUO PIZZINO, ANZI PIZZONE AL GOVERNO CONTE, IN CASO DI VITTORIA DI HAFTAR - L'AVANZATA DEL GENERALE VERSO LA CAPITALE è STATA RALLENTATA: ABBATTUTO UN CACCIA, OLTRE 100 MORTI TRA LE SUE TRUPPE. LUI CHIEDE SOLDI E AIUTO ALL'EGITTO, MENTRE FRANCESI, CIADIANI, SUDANESI E RUSSI FANNO PARTE DELLA SUA TRIBÙ DI MERCENARI, LA SUA VERA ARMA SEGRETA

 

LIBIA: INTERA COMPAGNIA HAFTAR SI ARRENDE AL SUD

giuseppe conte incontra fayez al serraj 3

 (ANSA) - Una intera compagnia di Tarhouna delle forze di Khalifa Haftar si è arresa alle forze governative libiche sul fronte di Suani ban Adem, 25km a sudovest di Tripoli. Lo riferiscono fonti informate all'ANSA. La compagnia, composta da una trentina di militari, si è consegnata uomini e mezzi - tra i quali diversi pick-up e blindati - alla brigata 166 di Misurata, attiva nell'area.

 

SARRAJ, 800MILA MIGRANTI PRONTI A INVADERE L'ITALIA

 (ANSA) - "Fate presto", il peggioramento della situazione in Libia potrebbe spingere "800mila migranti e libici a invadere l'Italia e l'Europa". E in questo enorme numero di migranti ci sono anche criminali e soprattutto jihadisti legati a Isis. Lo sostiene il premier libico Fayez al-Sarraj, in un'intervista all'inviato del Corriere della Sera a Tripoli, pubblicata sul sito del quotidiano. Sarraj ringrazia inoltre l'Italia per la sua mediazione e per il suo sostegno per la pace in Libia.

 

 

1 - ORA HAFTAR CHIEDE AIUTO ALL'EGITTO IN FUGA DA TRIPOLI SEDICIMILA SFOLLATI

giuseppe conte incontra fayez al serraj 2

Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della sera

 

Khalifa Haftar pare in difficoltà. La sua avanzata segna il passo. Non riesce a sfondare nell' ultima manciata di chilometri, quando pensava di avere già vinto, tanto che è costretto a correre al Cairo per chiedere rinforzi. La tv libica al Ahrar parla di «oltre 100 morti» tra le sue fila. A dieci giorni dalla sua brutale e repentina scelta di cancellare la strada della trattativa e della politica mediata dalle Nazioni Unite, per gettarsi lancia in resta su quella della guerra senza compromessi, «l' uomo forte della Cirenaica» mostra debolezze inaspettate.

 

Persino la sua struttura di potere potrebbe vacillare. «O vince subito, o rischia di perdere tutto», sostenevano in coro i commentatori locale e internazionali quando il 4 aprile il 76enne ex generale di Gheddafi alla testa dell' autoproclamato «esercito nazionale libico» decise di mobilitare le sue truppe per la presa finale di Tripoli. Pareva una strategia veloce e vincente.

 

Negli ultimi mesi era riuscito a tessere alleanze con parecchie tribù e gruppi di potere in Tripolitania, i suoi uomini avevano allungato le linee di rifornimento per quasi 1.500 chilometri dalle basi di Bengasi sino alle periferie della capitale.

GENTILONI SERRAJ

Sembrava che nella stessa Tripoli larghe fette di popolazione, scontenta delle vessazioni subite dalle milizie locali che stanno dalla parte del premier del governo di unità nazionale Fayez Sarraj, fossero pronte ad accoglierlo festanti.

 

Ma oggi la situazione sembra parecchio mutata. Le milizie di Tripoli hanno opposto una strenua resistenza e ricompattato la collaborazione con quelle di Misurata. La dinamica dei combattimenti si è trasformata in guerriglia urbana, favorendo le truppe sulla difensiva. I tank, i missili e le artiglierie pesanti in avanzata possono poco nei dedali di case, tra le vie strette.

 

MACRON HAFTAR

Parecchie delle forze di Misurata, che solo nel settembre scorso non si erano mosse quando la Settima Brigata di Tarhouna, fedele ad Haftar, aveva marciato verso la capitale, questa volta hanno lasciato da parte divisioni e rivendicazioni inviando uomini e mezzi a sostegno di Sarraj. Così, adesso i combattimenti nei quartieri meridionali vedono le colonne di Haftar costrette a parziali ritirate. Secondo i portavoce di Tripoli, la sua aviazione avrebbe anche perso un caccia nella zona di Wadi Rabia, non è chiaro se colpito da terra o per un guasto meccanico. Nel frattempo i jet di Misurata bombardano le lunghe linee di approvvigionamento avversarie. Si spiega così l' incontro ieri tra Haftar e Abdel Fattah al Sisi.

 

«Sosteniamo la campagna contro il terrorismo e le milizie», ha fatto comunicare il presidente egiziano. Quest' ultimo aveva già aiutato Haftar nella battaglia di Bengasi nel 2014-17 e per battere le milizie jihadiste e i Fratelli Musulmani a Derna.

 

LIBIA - MILIZIE DI HAFTAR

Al Sisi però si era risentito per essere stato tagliato fuori dalle recenti intese di Haftar con sauditi ed Emirati. Il fatto che ora Haftar, nel pieno dell' offensiva, vada a trovarlo indica già in sé quanto sia in difficoltà. Però ciò non significa affatto che sia battuto. Il conflitto rischia di incancrenirsi in una difficile e sanguinosa guerra di logoramento.

 

Intanto a Tripoli, nonostante gli sfollati siano quasi 16 mila, si coglie un clima meno teso. Il governo Sarraj ringrazia coloro che non l' hanno abbandonato nel bisogno. Lo ha ribadito ieri anche il ministro degli Esteri Mohammed Siyala all' ambasciatore italiano Giuseppe Buccino durante un incontro. L' ambasciata italiana è l' unica rappresentanza occidentale rimasta aperta e pienamente funzionante. E di ciò a Tripoli sono estremamente riconoscenti.

 

 

2 - FRANCESI, RUSSI, EGIZIANI L'ARMA SEGRETA DI HAFTAR È LA TRIBÙ DEI MERCENARI

KHALIFA HAFTAR

Francesco Semprini per “la Stampa

 

Nessuna tregua, la guerra continua. Il Governo di accordo nazionale di Fayez al-Sarraj ribadisce che non accetterà alcun cessate il fuoco fin quando le forze del generale Khalifa Haftar proseguiranno il loro attacco a Tripoli e non saranno ritornate alle posizioni di partenza. La battaglia continua quindi anche nei cieli della capitale dove ieri c' è stato il primo abbattimento dall' inizio dell' offensiva di Khalifa Haftar.

 

Si tratta di un velivolo militare delle forze comandate dal generale, un Sukhoi secondo quanto riferito da fonti locali, intercettato e abbattuto dalla contraerei governativa nell' area di Wadi Rabie, a sudest di Tripoli. I militari hanno precisato che il caccia è stato colpito nell' area di Qaser bin Ghashir, la zona sotto controllo dei soldati di Haftar nei pressi dell' aeroporto internazionale da un razzo terra-aria Sam. Il pilota si è lanciato col paracadute prima che l' aereo si schiantasse a terra a causa dei gravi danni subiti e nei suoi confronti è iniziata una caccia da parte della fanteria del Gna.

 

KHALIFA HAFTAR

È il primo episodio dall' inizio di questa nuova guerra civili libica che vede l' impiego di aerei militari da parte di entrambe le compagini autori di bombardamenti misurati e talvolta approssimativi che mietono vittime anche tra i civili. Complessivamente i morti dall' inizio delle ostilità sono saliti a 130, tra cui si registrano 35 bambini, i feriti sono almeno 750 di cui 200 molto gravi, come riferisce l' Organizzazione mondiale della sanità.

 

È a circa 16 mila invece il bilancio degli sfollati, secondo l' Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), precisando che oltre duemila sono le persone che hanno lasciato le proprie case solo tra sabato e domenica. La novità, in termini di bilanci, è invece il primo parziale di vittime sul versante haftarino: «oltre 100 i morti» tra le forze del feldmaresciallo.

 

Dinnanzi al tributo di sangue la diplomazia accelera gli sforzi, a partire dagli incontri di oggi a Roma, dove si trova il vicepremier del Qatar, Mohammmed Bin Abdulrahman Al Thani per un bilaterale con Giuseppe Conte, e il vicepresidente libico Ahmed Maitig per un' agenda di incontri col premier italiano e col ministro degli Esteri Enzo Moavero. Ieri invece Haftar si è recato al Cairo dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi il quale ha confermato «il sostegno dell' Egitto agli sforzi della lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia».

 

HAFTAR

L' appoggio del Paese confinante è anche «agli sforzi mirati a porre le basi di uno Stato civile stabile in Libia e ad avviare la ricostruzione». L' Egitto si conferma quindi sponsor del generale non solo dal punto di vista politico, vista la presenza sul terreno di battaglia alle porte di Tripoli di elementi provenienti dal Paese. Come quello catturato qualche giorno fa sempre ad Ain Zara il quale, secondo quanto riferisce Libya Observer, ha confessato di essersi imbarcato su un volo in partenza da Benina, l' aeroporto di Bengasi, e diretto a Jufra. Lo stesso dove «erano a bordo 14 libici, 30 egiziani e sei consiglieri militari francesi».

 

Ecco che emerge quindi il profilo della «legione straniera» di Haftar, volontari, mercenari, specialisti, consiglieri e manovalanza molto giovane. Come i due prigionieri tuareg che abbiamo avuto modo di incontrare nella prigione di Zawia: «Dicono di essere libici, ma sono ciadiani», ci hanno detto i responsabili della Prima Brigata che presidia la struttura. Secondo il Telegraph, invece, «la società russa Wagner Group ha inviato 300 contractor a Bengasi assieme ad armamenti, artiglieria, carri armati, droni e munizioni».

 

«L' impiego è volto alla sicurezza dei porti di Tobruk e Derna a tutela della flotta russa», spiegava il quotidiano britannico. Più volte, in passato, è stato evidenziato l' impiego di manovalanza straniera da parte di Haftar nella campagna per la conquista del Sud. La missione Onu, Unsmil, aveva denunciato lo scorso anno le violenza a Sebha e il sindaco della città, Hamid al-Khayali, tuonò contro «l' occupazione di forze straniere nella Libia meridionale».

haftar

 

Presenze sudanesi del Darfur in particolare, denunciate da Karthoum e identificati nei movimenti ribelli Sudanese Liberation Army (Sla) e Justice and Equality Movement (Jem). È presente anche il Front for Change and Concord in Chad (Fact), gruppo ciadiano oltre un migliaio di combattenti. «Col sospetto - spiega Crisis Group - che il governo di N' Djamena spinga di proposito questi scomodi elementi verso il confine libico per tenerli buoni ed evitare che facciano guai in patria».

Ultimi Dagoreport

cdp cassa depositi e prestiti giovanbattista fazzolari fabio barchiesi giorgia meloni giancarlo giorgetti dario scannapieco francesco soro

DAGOREPORT - QUALCOSA DEVE ESSERE SUCCESSO IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE. CHE VIRUS HA COLPITO PALAZZO CHIGI PER PASSARE DA AMATO E LETTA A TALE GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI, UN TIPINO CHE FINO AL 2018, RICOPRIVA IL RUOLO DI DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA ALLA REGIONE LAZIO? - CHE È SUCCESSO A CASSA DEPOSITI E PRESTITI (CDP), HOLDING PUBBLICA CHE GESTISCE I 300 MILIARDI DI RISPARMIO POSTALE DEGLI ITALIANI, PER RITROVARCI VICEDIRETTORE GENERALE, CON AMPIE DELEGHE, DAL PERSONALE E GLI INVESTIMENTI ALLA COMUNICAZIONE, IL 43ENNE FABIO BARCHIESI, CHE ORA ASSUME ANCHE LA CARICA DI AD DI CDP EQUITY, LA PIÙ IMPORTANTE SOCIETÀ DEL GRUPPO? - COME SI FA A RICOPRIRE DI RUOLI NEVRALGICI DI POTERE L’EX FISIOTERAPISTA DI MALAGO' CHE NON HA MAI RICOPERTO IL RUOLO DI AMMINISTRATORE NEMMENO NEL SUO CONDOMINIO, CHE BALBETTA UN INGLESE APPENA SCOLASTICO E HA ALLE SPALLE UNA LAUREA IN ECONOMIA OTTENUTA, PRESSO LA SELETTIVA UNIVERSITÀ TELEMATICA UNICUSANO, A CUI SI AGGIUNGE UNA CATTEDRA, A CONTRATTO, ALLA LINK, L’ILLUSTRISSIMA UNIVERSITÀ DI VINCENZO SCOTTI? - ALL’ANNUNCIO DELLA NUOVA CARICA DI BARCHIESI, LO SCONCERTO (EUFEMISMO) È PIOMBATO NELLE STANZE DEL MEF, PRIMO AZIONISTA DI CDP, MENTRE PER LE FONDAZIONI BANCARIE L’ULTIMA PRESA DI POTERE DEL DUPLEX FAZZO-BARCHIESI, IN SOLDONI, E' “IL PIÙ GROSSO SCANDALO POLITICO-FINANZIARIO MAI VISTO NEL BELPAESE...”

maurizio landini giorgia meloni

IL SESSISMO È NELLA CONVENIENZA DI CHI GUARDA – LA SINISTRA DIFENDE LANDINI CHE HA DEFINITO “CORTIGIANA” GIORGIA MELONI: PENSATE COSA SAREBBE SUCCESSO NEL "CAMPO LARGO" E NEI GIORNALI D'AREA SE L’AVESSE DETTO SALVINI DI UNA BOLDRINI QUALSIASI. AVREMMO AVUTO PAGINATE SUL SESSISMO DEL BIFOLCO PADANO. MA IL SEGRETARIO DELLA CGIL È "UN COMPAGNO CHE SBAGLIA", E ALLORA VA DIFESO: “È SOLO UN EQUIVOCO” – NON CHE LA DESTRA DIFETTI DI IPOCRISIA: GIORGIA MELONI SI INDIGNA PER "CORTIGIANA" EPPURE E' LA MIGLIORE ALLEATA DI TRUMP, UNO CHE SI VANTAVA DI "AFFERRARE TUTTE LE DONNE PER LA FICA”

flavio cattaneo ignazio la russa giorgia meloni carlo calenda matteo salvini

DAGOREPORT - IL CONTESTO IN CUI È ESPLOSO LO SCONTRO-CON-SCAZZO TRA CARLO CALENDA, E L’AD DI ENEL, FLAVIO CATTANEO, HA COLPITO GLI HABITUÉ DEI PALAZZI ROMANI - IL DURO SCAMBIO NON È AVVENUTO IN UN TALK DE LA7, BENSÌ A UN GALLONATISSIMO CONVEGNO DI COLDIRETTI, LA FILO-GOVERNATIVA ASSOCIAZIONE CHE RAGGRUPPA 1,6 MILIONI DI IMPRENDITORI AGRICOLI (LA PRIMA USCITA PUBBLICA DI MELONI PREMIER FU A UN CONVEGNO COLDIRETTI) - L’INVITO AL CALENDA FURIOSO, DA MESI SMANIOSO DI ROMPERE LE OSSA A CATTANEO, È STATO “LETTO” NEI PALAZZI ROMANI COME UN SEGNO DI “DISTACCO” TRA LA STATISTA DELLA SGARBATELLA E L’AD DI ENEL, IL CUI MANDATO SCADE LA PROSSIMA PRIMAVERA DEL 2026 – E QUANDO IN UN SUCCESSIVO TWEET CALENDA COINVOLGE I GRAN MENTORI DELL'INARRESTABILE CARRIERA DI CATTANEO, LA RUSSA E SALVINI, SI ENTRA IN QUEL LUNGO E SOTTERRANEO CONFLITTO DI POTERE CHE FECE SBOTTARE ‘GNAZIO: “GIORGIA VUOLE CONTROLLARE TUTTO: PALAZZO CHIGI, IL SUO PARTITO, QUELLI DEGLI ALTRI, MA È IMPOSSIBILE’’ -  ORA IL DESTINO CINICO E BARO VUOLE CHE SUL CAPOCCIONE DI CATTANEO, OLTRE ALLA MANGANELLATA DI CALENDA, SIA ARRIVATO UNO SGRADITO OSPITE, UN NON IDENTIFICATO SPYWARE CHE L’HA SPIATO NOTTE E DÌ... - VIDEO - LA VIGNETTA ANTI-CALENDA DI "OSHO": "A PROPOSITO DE UTILI, VOLEMO PARLA' DELL'UTILITÀ DI AZIONE?"

chiara appendino roberto fico giuseppe conte vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ AVERE LA SIRINGA PIENA E LA MOGLIE IN OVERDOSE”? MA E' DAVVERO CONVINTA CHE, CON UN M5S “PIÙ AUTONOMO DAL PD”, IL PARTITO DI CONTE SAREBBE RIUSCITO A SVENTOLARE LE CANDIDATURE DI TRIDICO IN CALABRIA E DI FICO IN CAMPANIA, DOVE NEL 2020 M5S HA PRESO IL 9,9% MENTRE DE LUCA INTASCÒ IL 69,4%? – OGGI LA VITTORIA DI FICO, FINO A IERI DATA PER SICURA, STA TROVANDO UNA STRADA ACCIDENTATA - A SALVARE LA BARACCA CI DOVRÀ PENSARE LO SCERIFFO DI SALERNO – COME ELLY, CHE DOPO AVERLO DISPREZZATO, E' SCESA A MITI CONSIGLI, ANCHE FICO DEVE ACCETTARE LE “PRIORITÀ” DI DE LUCA OPPURE VERRÀ ABBANDONATO AL SUO DESTINO DI PERDENTE, FACENDO FELICE IL CANDIDATO DI FRATELLI D’ITALIA, EDMONDO CIRIELLI...

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO