
"A GAZA STA AVVENENDO UN GENOCIDIO" - DOPO QUASI DUE ANNI DI GUERRA NELLA STRISCIA, LE NAZIONI UNITE SDOGANANO IL TERMINE: "ISRAELE HA COMPIUTO QUATTRO DEI CINQUE ATTI CHE SERVONO PER DEFINIRE TALE UN GENOCIDIO. LA RESPONSABILITÀ DI QUESTI CRIMINI ATROCI RICADE SULLE PIÙ ALTE CARICHE DELLE AUTORITÀ D'ISRAELE" - DOPO LA VISITA DEL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO, MARCO RUBIO, I MILITARI DELLO STATO EBRAICO INVADONO GAZA CITY - LO SCAZZO TRA IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO EYAL ZAMIR E NETANYAHU
COMMISSIONE INCHIESTA ONU, 'A GAZA È GENOCIDIO'
MISSILI ISRAELIANI DISTRUGGONO LA TORRE AL-JAFARI
(ANSA-AFP) - GINEVRA, 16 SET - Investigatori delle Nazioni Unite hanno dichiarato di aver stabilito che Israele ha commesso un "genocidio" a Gaza dall'ottobre 2023, con "l'intento di distruggere i palestinesi" presenti nel territorio. "Siamo giunti alla conclusione che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele", ha dichiarato Navi Pillay, capo della Commissione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati.
La commissione ha concluso che le autorità e le forze armate israeliane, dall'ottobre 2023, hanno commesso "quattro dei cinque atti genocidi" elencati nella Convenzione sul genocidio del 1948. Si tratta di "uccidere membri del gruppo, causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo, infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita volte a provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte e imporre misure volte a impedire le nascite all'interno del gruppo".
attacchi israeliani nella striscia di gaza foto lapresse 5
Gli inquirenti hanno affermato che dichiarazioni esplicite delle autorità civili e militari israeliane, insieme al modello di condotta della forza israeliana, "indicavano che gli atti genocidi erano stati commessi con l'intento di distruggere i palestinesi nella Striscia di Gaza come gruppo". Il rapporto ha concluso che il presidente israeliano Isaac Herzog, il primo ministro Benyamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant hanno "incitato alla commissione di genocidio e che le autorità israeliane non hanno preso provvedimenti contro di loro per punire tale incitamento".
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"La responsabilità di questi crimini atroci ricade sulle più alte cariche delle autorità israeliane", ha dichiarato Pillay, 83 anni, ex giudice sudafricano che un tempo ha presieduto il tribunale internazionale per il Ruanda e ha ricoperto anche l'incarico di responsabile delle Nazioni Unite per i diritti umani.
La commissione non è un organo legale, ma i suoi rapporti possono esercitare pressioni diplomatiche e servire a raccogliere prove per un successivo utilizzo da parte dei tribunali. Pillay ha dichiarato che la commissione sta collaborando con il procuratore della Corte penale internazionale, che nei mesi scorsi ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Netanyahu e Gallant. "Abbiamo condiviso con loro migliaia di informazioni", ha affermato.
GAZA CITY L’INVASIONE
Estratto dell'articolo di Fabiana Magrì per “la Stampa”
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Entrano con il buio, nella 710ª notte di guerra, i carri armati, nel cuore di Gaza City. L'avanzata è coperta da droni ed elicotteri Apache. I media nella Striscia registrano 37 attacchi in 20 minuti. E le esplosioni si sentono fino nel centro di Israele. I pesanti raid innescano una fuga di massa.
L'aveva previsto, solo poche ore prima in un briefing con La Stampa, un ufficiale di sicurezza dell'esercito: «È tutto pronto. Ci aspettiamo che chi non se n'è ancora andato, lo farà appena lanceremo l'attacco». L'attacco è iniziato.
«Potrebbe essere l'ultima notte nella vita degli ostaggi», si preoccupano le famiglie degli israeliani prigionieri di Hamas, che nella notte hanno manifestato davanti alla casa di Netanyhu. [...]
Dietro la calma patinata di Netanyahu e Rubio, dietro le strette di mano vigorose, gli sguardi da alleati inseparabili e le dichiarazioni calibrate davanti alla stampa sulla necessità di sbarazzarsi di Hamas e di liberare tutti gli ostaggi, c'era un magma incandescente, che ribolliva. E stracci che volavano negli uffici governativi di Gerusalemme, proprio sul tema del destino dei rapiti. Nuove indiscrezioni erano emerse dalla riunione con i vertici di sicurezza, convocata domenica dal premier israeliano sui rischi per la loro vita, quando l'esercito avesse lanciato la preannunciata battaglia boots on the ground dentro Gaza City.
palestinesi in fuga dopo l'invasione israeliana a gaza city 1
Secondo il Canale 12 israeliano, tuttavia, la maggiore preoccupazione di Netanyahu avrebbe riguardato la fuga di notizie sulle aperte contestazioni del capo di Stato Maggiore, il ramatkal Eyal Zamir, sull'imminente operazione militare. «Cos'è questa roba?», avrebbe sbraitato Bibi (questo il diminutivo ufficiale del premier), agitando gli articoli dei giornali sotto il naso del comandante.
«Abbiamo preso una decisione – avrebbe urlato il primo ministro, lui che ha prestato servizio nelle forze speciali Sayeret Matkal il cui motto è "Chi osa vince" – e voi dovete portarla a termine». Altro canale tv, altri dettagli. Secondo Channel 13, che già nelle scorse settimane aveva recepito gossip da dentro le stanze dei briefing di sicurezza, Zamir non si sarebbe lasciato domare del tutto. E avrebbe preteso spiegazioni sulla stagnazione dei negoziati.
Premesso che l'esercito è pronto «per le manovre di terra», che i riservisti sono stati mobilitati «per sconfiggere Hamas», tutto «secondo le istruzioni», il ramatkal avrebbe preteso di sapere «perché la squadra negoziale non viaggia in giro per il mondo per raggiungere un accordo». E poi, rivolto a Dadi (questa volta il diminutivo è quello del capo del Mossad, David Barnea): «Perché sei seduto qui? Perché sei in Israele? Vai a portarci un accordo con la forza!».
benjamin netanyahu Bezalel Smotrich
Attraverso il sito di notizie Axios si consuma un battibecco tra fonti (anonime) israeliane e gli Stati Uniti: «Trump era a conoscenza del raid su Doha prima che i missili venissero lanciati. C'è stata una discussione a livello politico tra lui e Netanyahu e poi nei canali militari. Donald Trump avrebbe potuto fermare Israele ma non l'ha fatto», hanno detto tre funzionari israeliani. Ma questa versione è stata smentita dallo stesso Trump, che alla Casa Bianca ha risposto «no» a un giornalista che gli chiedeva se fosse stato preventivamente informato dell'attacco a Doha. Il presidente ha aggiunto che Netanyahu «non colpirà più il Qatar», che è «un ottimo alleato dell'America». [...]
Intanto a Gaza le bombe sganciate dai caccia di Tsahal hanno raso al suolo un altro grattacielo, la torre Burj al-Jafari, a Gaza City.
SFOLLATI A VENEZIA - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
benjamin netanyahu - offensiva militare su Gaza City
GAZA