TANTO RUMORE PER NULLA! - NESSUN CROLLO: L’AFFLUENZA ALLE ELEZIONI È RIMASTA UGUALE AL 2009 (43%), E NONOSTANTE FARAGE, GRILLO E LE PEN, L’ASSETTO EUROPEO RESTERÀ SIMILE AD ORA

Marco Zatterin per "La Stampa"

Il fronte estremista si afferma con forza in Francia, mentre l'onda euroscettica bagna le polveri ai partiti tradizionali nel Regno Unito, Ungheria, Austria e Danimarca. Le prime stime provvisorie fornite dall'Europarlamento dicono che l'insieme delle voci anti Ue avrà 143 dei 751 seggi dell'assemblea a dodici stelle, un risultato che (se confermato) è in linea con le stime, segna una svolta delicata per Strasburgo, ma non modifica gli equilibri, nemmeno col buon risultato di Tsipras.

Le urne dicono che la famiglia popolare resta la numero uno (212 seggi) e tiene a distanza (185) i socialisti. Con oltre 400 scranni e l'appoggio Libdem (71 da 83), il gruppo non dovrebbe avere eccessive difficoltà a controllare l'assemblea e nominare i nuovi vertici dell'Unione. Come in passato.

Dal voto arriva un richiamo alla realtà per l'ottavo parlamento eletto a suffragio universale che si insedierà il primo luglio. Cresce certo la protesta, anche quella peggiore, ma tengono le formazioni tradizionali in molti paesi, a partire dalla Germania in cui la coalizione di Angela Merkel raccoglie un chiaro segnale di consenso.

L'affluenza complessiva stimata al 43,1% indica che non c'è stata l'emorragia di voti temuti, ma anche che la compagna elettorale non è riuscita ad attirare nuovi adepti per il processo di integrazione. Si è amplificato il rifiuto per l'euro, però la spinta più decisiva si è vista nei paesi dalle economie più zoppicanti, come Francia e Italia, dove il Pd vola e il malcontento veste la barba di Grillo. «È un voto che chiede cambiamento - ha spiegato il leader Ppe, Joseph Daul - ma non necessariamente la testa dell'euro».

LA SCHIERA DEL NO
François Hollande paga il conto più grande. In alcune regioni del Nord della Francia Marine Le Pen supera il 50 per cento. Chi l'ha scelta è arrabbiato, per la crisi, l'economia che non gira, eppure il Front National ha perso gli alleati belgi e slovacchi, mentre gli olandesi dell'antislamico Wilders sono andati male.

Ora la signora le Pen invita Grillo a unirsi a lei. A Strasburgo potrebbe mettere su un gruppo numeroso. Vorrebbe i britannici dell'Ukip, arrivato sulla vetta della politica britannica. Ma Nigel Farage probabilmente non accetterà le sue lusinghe e guarda ai Cinque Stelle. Se il matrimonio andasse in porto potrebbe condurre al quarto gruppo dell'assemblea.

ESTREMISMI IN AVANZATA
Si salvano solo quattro paesi. I più stabili, guarda caso. Certo in Germania spuntano in modo che fa riflettere l'antieuro (ma non antiUe) dell'Alternativa e anche un neonazista che a un primo conteggio potrebbe avercela fatta.

In realtà la colazione della Merkel è confermata, la Cdu resta il numero uno (anche se in discesa) mentre la Spd sale, probabilmente grazie al candidato tedesco per la Commissione, Martin Schulz. Scettici e durissimi non sfondano in Spagna, Portogallo e Irlanda.

IL VENTO DELLA SINISTRA
Alexis Tsipras diventa il numero in Spagna e crea una nuova linea di politica anti austerità, ma non euroscettica. «Riformare l'Europa, non distruggerla», è la sua linea. La tenuta dei socialisti tedeschi e la vittoria in Portogallo giocano una buona carta per la flessibilità delle politiche. Un dialogo sulla sponda sinistra del parlamento potrebbe portare delle sorprese. La Gue (Sinistra unita) e il Pse insieme avrebbero 250 seggi, cioè un terzo delle poltrone.

CHI CALA
Guy Verhofstadt ha fatto una campagna da leone ma non è bastato. L'Alde chiuderebbe a quota 74 seggi. In flessione i verdi della battagliera tedesca Ska Keller. Hanno appena 58 seggi.

LA LOTTA PER LA COMMISSIONE
Le regole non sono chiare, ma i partiti hanno annunciato in campagna che il successore di Barroso alla Commissione Ue sarebbe stato uno dei cinque candidati presentati dalle famiglie politiche. «Il Ppe ha vinto e sarà Jean Claude Juncker a cercare una maggioranza per la presidenza».

Domani vertice europeo per valutare il caso. «Ho sentito che Juncker vuole essere presidente - ha contrattaccato il socialista Swoboda -. Ma se lo vuole deve rinunciare a un po' di rigore». Martin Schulz, candidato del Pse, si dice ottimista. Ma, con questi numeri, le sue azioni sono in ribasso.

LA SFIDA DI DRAGHI
Il clima in cui si svolgono le «elezioni europee sottolinea perché essere qui è davvero importante», ha detto Mario Draghi, aprendo il primo forum delle banche centrali a Lisbona. «Gli elettori in tutta Europa si sono chiaramente allontanati, vogliono risposte», ha affermato il presidente della Bce: «Stiamo uscendo dalla crisi. Ma solo la sostenibilità della crescita ci farà andare avanti nell'integrazione, che è garanzia per la pace».

 

 

juncker schulz martin official portrait RENZI HOLLANDE MERKEL CAMERON.ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE MARINE LE PEN Nigel farageBEPPEGRILLO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE... 

giorgia meloni vacanza vacanze

DAGOREPORT - ALLEGRIA! DOPO TRE ANNI DI MELONI, GLI ITALIANI SONO SENZA SOLDI PER ANDARE IN VACANZA! - L'OMBRELLONE DELL’ESTATE 2025 SI È CAPOVOLTO E DEI VOLTEGGI INTERNAZIONALI DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, LA “GGENTE” SI INTERESSA QUANTO UN GATTO ALLA MATEMATICA: NIENTE. SI INCAZZA ED INIZIA A PENSARE AL PROSSIMO PARTITO DA VOTARE SOLO QUANDO APRE IL PORTAFOGLIO E LO TROVA VUOTO: DOVE E' FINITO IL “DIRITTO” AL RISTORANTE “ON THE BEACH” E ALL’ALBERGO “ON THE ROCKS”? - A DARE NOTIZIA CHE LE TASCHE DEGLI ITALIANI VERDEGGIANO È “IL TEMPO”, UNO DEI PORTABANDIERA DI CARTA DEL GOVERNO MELONI: ‘’CAUSA CRISI, PREZZI ALLE STELLE, NEANCHE UN ITALIANO SU DUE ANDRÀ IN VACANZA E DI QUESTI, OLTRE IL 50%, OPTERÀ PER UN SOGGIORNO RIDOTTO DI 3-5 GIORNI, CERCANDO MAGARI OSPITALITÀ PRESSO AMICI E PARENTI...” - MA PER L'ARMATA BRANCA-MELONI, IL PEGGIO DEVE ARRIVARE. UN PRIMO SEGNALE È STATO IL PING-PONG SULL’AUMENTO, RIENTRATO, DEI PEDAGGI, MENTRE INTANTO STANNO BUSSANDO ALLA PORTA I DAZI TRUMPIANI. NEL 2026 INFINE FINIRA' LA PACCHIA MILIARDARIA DEL PNRR - UN PRIMO E IMPORTANTISSIMO TEST PER RENDERSI CONTO DELL’UMORE NERO DEGLI ITALIANI SARÀ LA CHIAMATA ALLE URNE PER LE REGIONALI D’AUTUNNO. SE LA MELONI SI BECCA UNA SBERLA SU 4 REGIONI SU 5, TUTTI I CAZZI VERRANNO AL PETTINE...

giorgia meloni merz zelensky starmer ursula von der leyen macron

FLASH – ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE DELL’UCRAINA, PREVISTA A ROMA L’11 LUGLIO, IL PRIMO MINISTRO BRITANNICO, KEIR STARMER, E IL PRESIDENTE FRANCESE, EMMANUEL MACRON, NON CI SARANNO. I DUE HANNO FATTO IN MODO DI FAR COINCIDERE UNA RIUNIONE DEI "VOLENTEROSI" PRO-KIEV LO STESSO GIORNO – ALL’EVENTO PARTECIPERANNO INVECE IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ, E URSULA VON DER LEYEN. A CONFERMA DEL RIPOSIZIONAMENTO CENTRISTA DI GIORGIA MELONI CON GRADUALE AVVICINAMENTO DI GIORGIA MELONI AL PPE...

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?