roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

ITALIA DA RECOVERY - SENZA UN ACCORDO CON UNGHERIA E POLONIA I TANTO SBANDIERATI 209 MILIARDI DALL’EUROPA RIMARRANNO NEL CASSETTO E CI TOCCHERÀ INGOIARE IL MES - ALLA FINE ANCHE I GRILLINI STANNO PER CEDERE, TRANNE UNA PATTUGLIA DI IRRIDUCIBILI CHE RISCHIA DI MANDARE IN PEZZI IL MOVIMENTO. MA CONTE TANTO PER CAMBIARE NON VUOLE DECIDERE E MANDA AMENDOLA A BERLINO A TRATTARE CON LA MERKEL, CHE VUOLE CONVINCERE ORBAN A NON ROMPERE LE PALLE SUL “NEXT GENERATION EU”

GIUSEPPE CONTE NON LAVORA CON IL FAVORE DELLE TENEBRE

1 – IL BRACCIO DI FERRO PD-M5S SUI FONDI MES FA SLITTARE LA NADEF. OGGI VERTICE DA CONTE

Marco Conti per “il Messaggero”

 

Un vertice di maggioranza, quello convocato per stamane dal presidente del Consiglio Conte, per discutere della nota di aggiornamento al Def (Nadef) attraverso la quale si dovrebbero capire quali sono gli indirizzi di politica economica del governo.

 

IL RISPETTO

conte rutte merkel ursula

Una riunione che precede il consiglio dei ministri inizialmente convocato per dopodomani ma che realisticamente si terrà la prossima settimana, anche perché alcuni passaggi relativi alle risorse provenienti dal Recovery fund (circa 20 miliardi) non sono chiari e hanno bisogno di un approfondimento che il ministero dell' Economia dovrà fare con Bruxelles.

 

GENTILONI CONTE

I tempi per l' entrata in funzione del Recovery potrebbero infatti slittare anche se ieri il commissario Ue all' Economia Paolo Gentiloni si è detto «fiducioso» e ha fatto riferimento ad una nuova proposta della presidenza tedesca che potrebbe mettere d' accordo il Parlamento Ue con quei paesi - Ungheria in testa - che non accettano condizioni in materia di stato di diritto.

 

Ma Gentiloni è anche tornato sul Mes ripetendo che sul prestito «non ci sono condizionalità» e che l' Italia ha «necessità» di rafforzare il sistema sanitario con risorse che «convengono a Paesi come il nostro, che pagano tassi più elevati rispetto ad altri». In effetti a paesi come la Germania, Francia, e persino la Spagna - che si finanziano sul mercato a tassi molto bassi se non negativi - il prestito non conviene e non lo chiedono, ma per l' Italia si tratta di un risparmio di una decina di miliardi.

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

 

E' per questo che il Pd continua a premere per l' attivazione della linea di credito, anche se nel M5S continuano le resistenze di una pattuglia di irriducibili che a palazzo Madama potrebbero far mancare il proprio sostegno. Numeri esigui ma il tema impatta sul congresso permanente del M5S, e mentre Giuseppe Conte frena e rinvia, i dem sembrano aver perso la pazienza anche perché il loro obiettivo è avere i 36 miliardi del Mes disponibili già con la legge di bilancio che dovrà essere approvata entro dicembre.

 

GIUSEPPE CONTE IN UN MOMENTO DI PAUSA DURANTE LE TRATTATIVE SUL RECOVERY FUND

Ecco quindi che si profila all' orizzonte un altro drammone di fine anno. Con il Mes inserito nella legge di Bilancio in corso d' opera e conseguenti allarmi sul rischio dell' esercizio provvisorio - oltre che delle caduta del governo - qualora la legge non venisse approvata in tempo.

 

Ieri il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha fatto il punto sulla Nadef e sulle risorse messe a disposizione dall' Europa con la delegazione dei ministri dem, il vicesegretario Orlando, i capigruppo di Camera e Senato, Graziano Delrio e Andrea Marcucci oltre al presidente della conferenza delle regioni Stefano Bonaccini, il presidente dell' Anci Andrea Decaro e il presidente dell' Upi, Michel De Pascale.

 

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 1

L' obiettivo del segretario del Pd è stato quello di coinvolgere il più possibile nella discussione l' articolazione territoriale del partito in modo di accrescere il pressing sull' esecutivo sia dal lato dei progetti che delle risorse.

 

Il Mes resta per i dem irrinunciabile e la prudenza mostrata nel corso della riunione da parte del ministro Gualtieri appare più tattica che di sostanza. «Chiederemo che già nella Nadef vengano contemplate le risorse disponibili con il Mes», sostiene Luigi Marattin, Iv e presidente della commissione Finanze di Montecitorio.

 

SANCHEZ CONTE RUTTE ALLA DISCUSSIONE SUL RECOVERY FUND

Per i dem l' obiettivo è conseguibile anche successivamente, a patto però che i 37 miliardi siano utilizzabili già dal prossimo anno per la spesa sanitaria. Il sistema sanitario ha bisogno che il Mes venga usato», «abbiamo già perso troppo tempo in chiacchiere inutili», incalza Pier Ferdinando Casini mentre l' azzurra Anna Maria Bernini attacca il Pd che lancia «ultimatum che vanno regolarmente a vuoto».

 

La promessa fatta da Conte di una riscrittura dei decreti sicurezza, del reddito di cittadinanza e l' abolizione di Quota100, sembrano tutte concessioni ai dem nel tentativo di rinviare la questione del Salva-stati, ma - visto tempi e toni del dibattito dentro il M5S - il nodo rischia di aggrovigliarsi legando sempre più l' esecutivo Conte al destino del Movimento.

 

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

2 – UN PATTO ITALIA-GERMANIA PER ACC ELERARE IL RECOVERY IL MES SCIVOLA A DICEMBRE

Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

«Per il prestito del fondo salva-Stati abbiamo tempo fino a dicembre». Mai come in queste ore Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri devono fare propria una regola aurea della politica. Entrambi sanno che il voto parlamentare per autorizzare il Mes manderebbe in pezzi la maggioranza. Il no ideologico dei Cinque Stelle a quella richiesta è al momento insuperabile, poco importa se si tratti della fotocopia del (già autorizzato) prestito Sure dedicato alle spese per il welfare.

 

giuseppe conte roberto gualtieri mes

Nicola Zingaretti, che prima e dopo le elezioni si era intestato la battaglia per il sì al Mes, ha improvvisamente abbassato i toni. È il momento della mediazione affidata al governo. Gli sforzi del premier e del ministro del Tesoro sono per far avanzare solo ciò che il Movimento è in grado di accettare: il contributo a fondo perduto del Recovery.

 

La partita è complessa, ma di lì passa la sopravvivenza del governo. L'ostacolo è l'accordo sul bilancio fra i ventisette partner dell'Unione. Senza di esso i tempi per l'avvio della procedura rischia di slittare ben oltre il primo gennaio, data formale fissata dalla Commissione. Ungheria e Polonia hanno posto il veto alla proposta di legare la concessione degli aiuti al rispetto dello stato di diritto.

 

giuseppe conte luigi di maio enzo amendola

La presidenza di turno tedesca del Consiglio ha pronta una mediazione che mercoledì verrà discussa dagli sherpa degli Stati membri. Per evitare il veto di Viktor Orban, Angela Merkel chiede di modificare l'accordo nel quale si prometteva di sanzionare «le carenze generalizzate dello stato di diritto». Un po' di bianchetto, e oplà, si sanzioneranno solo «le violazioni dello stato di diritto».

 

Per l'Italia il compromesso è vitale. Conte ha chiesto ad Enzo Amendola di volare oggi appositamente a Berlino. Stamattina il ministro degli Affari europei discuterà della bozza con il collega tedesco, sottolineando il sostegno formale dell'Italia. Dall'emergenza Covid in poi gli equilibri in Europa sono cambiati. Quel che ieri sembrava impossibile oggi è realtà: Germania, Francia, Italia e Spagna marciano uniti sui dossier più importanti.

VIKTOR ORBAN GIUSEPPE CONTE

 

Amendola discuterà anche della questione delicata dello strapotere tecnologico cinese. Il commissario al mercato interno Thierry Breton ha lanciato tre progetti per rafforzare l'industria europea del settore: più che una questione di sicurezza, l'inevitabile risposta protezionistica a Pechino.

 

Agli occhi della Commissione di Bruxelles l'occasione del Recovery serve anzitutto a questo: creare le condizioni perché l'industria europea esca dall'emergenza più forte e coesa di prima. L'invito è di evitare la richiesta di fondi a pioggia e l'obbligo a concentrarsi su due capitoli: ambiente e tecnologia. Per l'Italia la trattativa sul Recovery vale molto di più di questo: il debito sfiora il 160 per cento del Pil.

ROBERTO GUALTIERI ENZO AMENDOLA

 

Il piano straordinario di acquisti della Banca centrale europea proseguirà a questi ritmi fino a giugno 2021, poi chissà. Ieri la numero uno Christine Lagarde ha detto che se necessario sarà prolungato, ma in ogni caso l'Italia non può essere impreparata al ritorno alla normalità: lo spread fra Btp e Bund, oggi al di sotto dei 150 punti base, risalirebbe rapidamente. Sulla carta il governo può contare su duecento miliardi di euro, 65 dei quali a fondo perduto nei primi due anni.

 

La richiesta ai ministeri di avanzare proposte ha prodotto 550 file. Ora l'obiettivo è ridurre il piano a 110, massimo 120 progetti, concentrandosi - soprattutto nei prossimi due anni - sulle riduzioni fiscali: decontribuzione per le assunzioni, incentivi alle imprese che investono in tecnologia, superbonus per le ristrutturazioni energetiche.

 

CHRISTINE LAGARDE

Se il governo riuscirà ad evitare la richiesta dei fondi del Mes, nel piano italiano ci sarà anche spazio per il rafforzamento del sistema sanitario. Il 15 ottobre il governo deve presentare il piano nazionale delle riforme. Bruxelles ha chiesto di anticipare le richieste dei singoli Paesi, così da iniziare subito le consultazioni informali e arrivare alla scadenza del primo gennaio con un piano condiviso.

 

Insomma, nell'Europa di oggi prendere tempo è una strategia tutto sommato di corto respiro. Ne sanno qualcosa i tecnici che in queste ore stanno scrivendo il documento di aggiornamento dei conti pubblici. Per stimare quel che l'Italia può fare nel 2021, occorrerebbe aver chiari i confini del sostegno europeo. Il via libera del consiglio dei ministri slitterà di qualche giorno.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…