MARINO ALL’ASSALTO (ELETTORALE) DI ACEA - IL SINDACO SPERA DI INCASSARE CONSENSI AZZERANDO IL CDA E TAGLIANDO I COMPENSI. MA LA SUA ROTTAMAZIONE COSTEREBBE ALMENO 5 MILIONI DI EURO IN RISARCIMENTI AI MANAGER


1. ACEA E QUELLE SCELTE ELETTORALI DI MARINO
Celestina Dominelli per ‘Il Sole 24 Ore'

Una lettera-diffida al collegio sindacale di Acea, con cui chiede di convocare immediatamente l'assemblea dei soci (non oltre il 6 maggio). E un videomessaggio su Facebook in cui il cda è accusato «di scarsa sensibilità» sul tema della riduzione degli emolumenti e «di voler restare imbullonato alle poltrone almeno per un altro trimestre». Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha deciso di andare al muro contro muro con Acea.

Forse, però, dietro la sua offensiva c'è soprattutto la necessità di portare a casa lo scalpo dei consiglieri di Acea per rilanciare la sua immagine, parecchio appannata negli ultimi tempi, e per rafforzarsi, prima delle elezioni europee, dentro un Pd che si è sfilato da tempo dalla guerra contro l'utility romana.

Solo così si comprende perché Marino ha scelto la linea dura in risposta alla società che, il giorno prima, convocando l'assise dei soci per il 5 giugno, aveva deciso di aprire alle sue istanze, recependo la richiesta di integrare l'ordine del giorno dell'assise con i punti sollevati dal sindaco (riduzione dei consiglieri, nomina del cda e del presidente, revisione dei compensi), chiamato solo a fornire eventualmente ulteriori precisazioni nell'interesse del gruppo e dei suoi azionisti.

Al primo cittadino il segnale di dialogo inviato dall'utility romana non è però bastato e nella diffida di ieri si contesta sia la mancata convocazione dell'assemblea - che invece è stata individuata - e si sostiene altresì che «la dilazione reca gravissimo danno alla società con un indebito vantaggio per gli amministratori in carica».

A giudicare però dalla replica di Acea, che ha accolto le istanze del Campidoglio, le accuse di Marino poggiano su basi fragili. E soprattutto fanno pensare che, dietro la battaglia su Acea, si nascondono finalità elettorali, molto meno nobili di quelle invocate dal primo cittadino che giustifica le sue scelte in nome della spending review.

Come questo giornale ha più volte ricordato, infatti, il sindaco ignora che un azzeramento del management di Acea non comporterebbe alcun risparmio. Anzi, la cacciata dei nove consiglieri, con due anni di anticipo sulla scadenza naturale, richiederebbe un esborso, calcolato per difetto, non inferiore ai 5-7 milioni di euro.

Peraltro, a fronte della richiesta del sindaco di rivedere i compensi, il cda non risponde con un secco no, come le parole pronunciate da Marino ieri su Facebook farebbero pensare, ma sollecita il primo cittadino - visto che l'eventuale modifica degli emolumenti richiede un cambio statutario - a precisare se intende convocare l'assemblea sia in sede ordinaria che straordinaria per procedere a cambiare l'articolo 21 dello Statuto (quello sui compensi).

Nessun veto, dunque, ma mere richieste di chiarimenti. La Consob osserva le mosse del sindaco e ieri fonti della commissione hanno ribadito che, in caso di disputa tra società e Comune, l'eventuale contenzioso finirà davanti al tribunale. Se fosse però questa la prossima mossa di Marino, Acea rischierebbe anche la sonora bocciatura del mercato, già preoccupato per l'affondo del Comune e che non capirebbe la ratio di una battaglia legale attorno a una società rimessa in ordine dall'ad Paolo Gallo.


2. ECCO IL CONTO PER L'ACEA DELLA ROTTAMAZIONE CHIESTA DAL SINDACO MARINO
Fernando Pineda per www.formiche.net

Ecco il conto per l'Acea della rottamazione chiesta dal sindaco Marino: Cinque milioni di euro. Anzi, non meno di 5 milioni di euro. Tanto costerebbe ad Acea realizzare i desideri del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha chiesto una rottamazione del vertice dell'ex municipalizzata romana quotata in Borsa.

L'ASSILLO ROTTAMATORIO DI MARINO
I risparmi che arriverebbero con la riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione della capogruppo, e con il taglio dei compensi per gli amministratori - chiesti dal primo cittadino di Roma in una lettera che destato sorprese anche all'interno del Pd, come testimonia questa intervista di Formiche.net a Umberto Marroni - sarebbero dunque "compensati" da un esborso di non meno di 5 milioni di euro.

LA GUERRA LEGALE
Cinque milioni di euro sarebbe infatti l'importo stimato dai legali di Acea che hanno stimato l'impatto per l'azienda di dover remunerare i consiglieri di amministrazione che dovrebbero essere rottamati secondo gli auspici del chirurgo-sindaco. Infatti l'attuale consiglio di amministrazione dovrebbe essere comunque pagato fino alla data di scadenza, anche dopo la revoca-rottamazione invocata da Marino, consigliato anche su questa vicenda dal legale Gianluigi Pellegrino, editorialista del quotidiano la Repubblica, e figlio dell'ex senatore progressista Giovanni Pellegrino.

LA TREGUA MOMENTANEA
Comunque dal consiglio di amministrazione di Acea è emersa una linea di mediazione rispetto ai desiderata del primo cittadino. Il cda della società presieduto da Giancarlo Cremonesi ha ha deciso infatti di recepire la richiesta formalizzata dal Campidoglio nella missiva inviata il 3 marzo con cui l'azionista di maggioranza (il Comune possiede il 51% delle azioni) sollecitava l'integrazione dell'ordine del giorno della prossima assemblea dei soci con alcuni punti: snellimento del board, nomina del cda (se approvato il tassello precedente) e del presidente, riduzione dei compensi.

Il board, sottolinea il Sole 24 Ore, ha quindi aperto alle istanze del sindaco, indicando la data dell'assise (5 giugno) ma ha chiesto al tempo stesso a Marino di fornire, laddove lo desideri, eventuali delucidazioni prima che la società proceda a formalizzare l'odg, la cui puntuale definizione non potrà comunque slittare oltre 30 giorni dalla richiesta del Comune.

 

 

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