AD ATENE NON “SYRIZA” PIÙ - DOPO L’ACCORDO TRA TSIPRAS E LA TROIKA, I GRECI TEMONO NUOVO RIGORE - IL PREMIER E VAROUFAKIS HANNO QUATTRO MESI PER DIMOSTRARE IL CONTRARIO

tsipras tsipras

Roberto Giovannini per “la Stampa”

 

Sono servite oltre dieci ore di discussione al premier greco Alexis Tsipras per far passare all’interno del gruppo parlamentare di Syriza la sua linea a favore dell’accordo stipulato con Bruxelles. Una riunione infinita, certamente, e non priva di tensioni. Ma è durata tanto a lungo anche per l’iperdemocratico modo di procedere del partito della sinistra radicale ellenica. Dei 149 deputati di Syriza, 140 hanno chiesto la parola. E, pazientemente, il premier si è dovuto ascoltare 140 interventi prima di chiudere la riunione.

 

Per convincere (con qualche fatica) il gruppo parlamentare, Tsipras e il suo ministro dell’economia Yanis Varoufakis hanno dovuto lavorare sodo. Ricordando, ad esempio, che in base agli impegni presi dal vecchio governo Samaras, i greci avrebbero avuto presto rincari delle tasse, altri tagli delle pensioni e 150 mila licenziamenti pubblici.

 

tsipras merkeltsipras merkel

Ma soprattutto, dando una lettura dell’intesa molto diversa da quella di Bruxelles e Berlino. Ad esempio, ripetendo che il governo farà di tutto per ridiscutere le privatizzazioni di porti, aeroporti e compagnia elettrica. Non basterà a far stare tranquilla l’area trotzkista di Syriza, che prima o poi uscirà.

 

QUATTRO MESI

Prima o poi qualcuno chiederà conto di queste evidenti contraddizioni. Per trovare una miracolosa quadratura del cerchio ci sono a disposizione solo i quattro mesi di autonomia finanziaria assicurati dall’accordo con l’Eurozona. Dovranno essere impiegati per attuare il massimo delle riforme del pacchetto Europeo condivise da Syriza, per realizzare il massimo possibile delle proposte elettorali, per far entrare nelle asciuttissime casse pubbliche danari freschi.

renzi tsipras rutte juncker all eurogrupporenzi tsipras rutte juncker all eurogruppo

 

Se non funzionerà, c’è il serio rischio che la luna di miele tra i greci e Alexis Tsipras si trasformi in un incubo. E che a questa primavera prematura di Atene - con le strade trafficate e piene di sole, i negozi aperti con tanta gente che compra, i ristoranti tornati ricolmi come una volta - segua un nuovo inverno di crisi e depressione.

 

Sofia Lambropolou ha 36 anni, insegna, fa la musicista, fa mille lavori come tanti ateniesi. Ha accolto con entusiasmo il successo di Syriza, anche se adesso è decisamente preoccupata. «Dopo le elezioni del 25 gennaio - spiega - c’è stata come un’onda di ottimismo e di speranza. Si pensava che qualcosa stesse cambiando, in tanti hanno pensato di avviare nuovi progetti, di darsi da fare. E ora, però, sta salendo la preoccupazione che tutto resti come prima».

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Ovviamente parliamo del nuovo memorandum con l’Europa, e delle marce indietro evidenti rispetto alle promesse elettorali. Che però potrebbe passare in secondo piano «se il governo - continua Sofia - riuscisse a dimostrare che le cose cambiano veramente, che si faranno pagare le tasse agli oligarchi, che si pensa a risolvere almeno qualcuno dei problemi delle persone normali». A uscire dall’euro non ci pensa nessuno, troppi sono i rischi. Anche se per i sondaggisti il 30% dei greci è favorevole.

 

LA RITIRATA

la coppia si conosce dai tempi del liceola coppia si conosce dai tempi del liceo

Yorgos Delastik è uno degli editorialisti del quotidiano «Ethnos». E non usa certo mezze parole per illustrare la situazione. «La gente ha capito - afferma - che Tsipras ha compiuto una ritirata inaccettabile. La gente sa che ci ha provato, ma è stato schiacciato dalla pressione eccezionale esercitata dalla Germania.

 

Si è capito che il governo non ha la forza di mantenere le sue promesse, anche se la lettera all’Eurogruppo contiene elementi di ambiguità. E si è capito, infine, che in questi 4 mesi in cui la Germania ci schiaccerà, non ci saranno grandi cambiamenti, nonostante le speranze di tanti di poter voltare pagina dopo una lunga stagione di miseria». A meno (ma sarà dura), di resistere fino alle elezioni in autunno in Spagna e Portogallo, con la possibilità di creare un fronte anti-austerità più forte di quello attuale.

 

NESSUN’ALTRA SOLUZIONE

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Alternative? Non ce ne sono all’orizzonte. «Dopo cinque anni di incubo, di impoverimento, di depressione economica e psicologica - racconta un altro valoroso giornalista, Nicholas Zerganos di “Iefemerida” - le persone non potevano più continuare a sopravvivere in uno stato di umiliazione, di assenza di speranza. Tanti hanno votato Syriza per questa sola ragione, e per questo bisogna sperare che qualcosa, il più possibile, cambi. Altrimenti sarà la fine della politica, sarà il trionfo della sfiducia e dell’estremismo. Dopo Syriza ci sono solo i nazisti di Alba Dorata».

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