AJO, OJO E CAMPIDOGLIO – LA SFIDA CAPITALE TRA APPALTI, AFFARI E POTERI STORTI: “ALEMANNO O MARINO? BASTA CHE SE MAGNA”…

Giorgio Meletti per "Il Fatto Quotidiano"

L'uomo simbolo della corsa al Campidoglio non è uno dei candidati a sindaco, ma il candidato a vice, Luciano Ciocchetti. Per decenni il comune di Roma è stato un nodo della politica nazionale, che vedeva in campo personaggi di notorietà non locale, da Giulio Carlo Argan a Franco Carraro, da Gianfranco Fini a Walter Veltroni. Adesso, vuoi per la crisi dei partiti, vuoi per la crisi finanziaria degli enti locali, i piccoli uomini e i piccoli interessi - che prima erano il fisiologico sottobosco di una foresta ad alto fusto - sono diventati l'essenza stessa del bosco, cioè della contesa.

Ciocchetti era il vicepresidente della giunta regionale di Renata Polverini. Prima di essere travolto, con tutti gli altri, dallo scandalo dei rimborsi spese è riuscito a fare il suo piccolo capolavoro, una legge regionale , la n. 12 del 2012, che all'articolo 18 modifica il comma 2 dell'articolo 5 della legge regionale n. 27 del 1990. In questi termini: "Al fine di garantire agli enti istituzionalmente competenti le risorse finanziarie necessarie per la realizzazione o l'ampliamento di edifici di culto, di attrezzature religiose e complessi parrocchiali su parte delle aree nella disponibilità per tali fini di detti enti, è consentita la realizzazione di interventi a uso residenziale, commerciale, direzionale, turistico o a servizi, con una volumetria non superiore a quella delle opere religiose".

Opere, fede e poltrone promesse

Avete letto bene. Dove c'è una chiesa si può costruire un supermercato di uguale volume. A Roma si fa così. E quindi non stupirà di sapere che il grande sponsor di Ciocchetti in campagna elettorale è monsignor Liberio Andreatta, direttore della "Opera per la preservazione della fede e per la provvista di nuove chiese a Roma".

Il sindaco uscente Gianni Alemanno ha promesso a Ciocchetti la poltrona di vice, e per questo il pupillo di Andreatta è stato cacciato dall'Udc di Pier Ferdinando Casini, che appoggia invece l'imprenditore indipendente Alfio Marchini. Casini alle ultime politiche a Roma ha preso l'1,26%, quindi ha poco da pretendere. Anche per questo la sua scelta per Marchini viene considerata in nome e per conto del ricco suocero, Francesco Gaetano Caltagirone, editore dell'influente quotidiano romano, Il Messaggero.

Caltagirone e Marchini rappresentano due storiche dinastie di costruttori, sono amici e hanno fatto molti affari insieme. Ma i sondaggi lasciano poche speranze all'outsider di accedere al ballottaggio. Perché dunque Caltagirone dovrebbe scommettere su di lui? Forse perché i suoi voti potrebbero confluire su Alemanno al secondo turno? O più semplicemente perché ormai l'interesse per la contesa è molto ridimensionato?

La seconda ipotesi è quella più gettonata. Per varie ragioni. La prima: per i cosiddetti poteri forti, intesi in scala romana, che vinca Alemanno, Marchini o il chirurgo pd Ignazio Marino cambia poco. Basta guardare alla genesi delle candidature. Marino è stato lanciato alle primarie e trascinato alla vittoria da Goffredo Bettini, storico padre padrone del Pci-Pds-Ds romano, king maker di sindaci come Francesco Rutelli e Walter Veltroni. C'entrano i poteri forti? Poco. I costruttori (e tra loro Marchini) finanziano da sempre il Pd romano e nazionale, e chiunque sia l'uomo di facciata sapranno sempre a chi presentare il conto.

Marino non è il risultato di uno schema politico ma di piccole storie di uomini. Nel 2009 Dario Franceschini, segretario del Pd nella breve pausa tra Veltroni e Pier Luigi Bersani, sfilò il posto di capolista per le Europee a Bettini in favore del giornalista (ex democristiano come Franceschini) David Sassoli. Nel 2013 Bettini ha tirato la volata a Marino per dare un calcio negli stinchi a Franceschini e a Sassoli, a sua volta ben visto da Caltagirone. E pazienza se Marino funziona poco e sta perdendo pericolosamente terreno nella volata finale.

Si vola basso? Abbastanza, ma d'altra parte quello che manca è la sostanza. Prendete Caltagirone. La sua Vianini ha già ottenuto l'appalto per il prolungamento della linea B della metropolitana, il più recente in palio. Gli appalti per la Metro C sono in corso da anni, e sono stati ben spartiti tra Caltagirone, Astaldi e le coop rosse Ccc e Cmb.

Poi c'è l'Acea, la municipalizzata luce e acqua di cui il comune ha il 51% e Caltagirone il 14. L'azionista privato era infuriato con Alemanno che voleva privatizzarla per fare cassa in vista di queste elezioni: a Caltagirone sarebbe toccato pagare per comandare, cosa che adesso, secondo i maligni, fa con il 14%. L'operazione è fallita, ma Caltagirone ha sfiduciato Alemanno. Così adesso il sindaco non ha nessun appoggio e l'unico sostegno forte gli viene dalla politica, cioè da Silvio Berlusconi.

I candidati abbandonati: i conti si fanno alla fine

Per preti e costruttori, pilastri del potere romano, adesso più che mai la regola è "Alemanno o Marino, purché se magna". Gli affari a Roma sono sempre stati trasversali, come denuncia Marchini, che conosce bene l'argomento. Ma stavolta non c'è spinta. I candidati sono soli, non sentono pressioni, vengono lasciati fare, i conti si fanno semmai dopo le elezioni.

Anche perché il comune non ha più un soldo, anzi ha miliardi di debiti da pagare; difficilmente i carrozzoni come Atac e Ama potranno replicare le ondate di assunzioni clientelari; le cubature edificabili non interessano più ai costruttori che sono pieni di palazzi invenduti.

Se aggiungete che anche i partiti a livello locale sono sfarinati in cordate personali e che ormai gli unici affari immaginabili a Roma saranno molto grossi e semmai finanziati dallo Stato, capite facilmente che quel che resta dei poteri forti, non solo i Caltagirone, ma anche i Luca Parnasi, i Sergio Scarpellini, i Toti, i Mezzaroma e via edificando, fanno prima a rivolgersi direttamente ai vertici nazionali dei partiti. Ai danti causa di chiunque vinca: li hanno già finanziati tutti.

 

barbara d urso tra alemanno e marino gianni alemanno carica camion IGNAZIO MARINO VOTA ALLE PRIMARIE MARCELLO DE VITO MOVIMENTO CINQUE STELLE ALFIO MARCHINI CAMPIDOGLIO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…