SIRIA, VIETNAM: OBAMA STA PERDENDO LA GUERRA FREDDA CONTRO PUTIN

Bernardo Valli per "la Repubblica"

Un vento da guerra fredda soffia sul vertice del G8 che si riunisce oggi nell'Irlanda del Nord. È lo strano, imprevisto rigurgito di una rivalità che sembrava archiviata, o comunque declassata a una diffidenza senza grandi conseguenze. Ma che si è riaccesa cambiando parallelo, e riportando la Russia nel grande gioco internazionale, sulla ribalta del momento, dove si ritrova faccia a faccia con l'America, ai margini di un conflitto in cui la posta in gioco non è più Berlino, ma Damasco.

I nomi dei fiumi sono mutati: non più l'Elba ma l'Eufrate. I dati geopolitici non sono gli stessi. Nel nuovo contesto alla lotta per il potere si aggiunge la teologia. Maometto risulta ravvivato, di fronte al concluso tramonto di Marx, quello volgare applicato nel socialismo reale. Il Capitale è stato riposto in biblioteca, mentre il Corano è più che mai spalancato. Nel conflitto mediorientale, in cui sono implicati America e Russia, ci si riallaccia infatti al Settimo secolo, alla morte del Profeta, quando i musulmani si divisero sulla successione, ed ebbe inizio la tenzone tra sunniti e sciiti.

La rivalità millenaria tra i due Islam coinvolge adesso Mosca e Washington (con alle spalle un'Europa divisa sulla questione). Il Cremlino sostiene il campo sciita, la Casa Bianca quello sunnita. Come si è arrivati a questo?

Barack Obama e Vladimir Putin si incontrano in queste ore con la mappa della guerra siriana sul tavolo. E' là che si è riaccesa la guerra fredda. Tutto è cominciato con una manifestazione il 15 marzo 2011, sulla scia delle rivoluzioni arabe contro i raìs, e molto presto si è arrivati a una ribellione di massa.

Gli scontri con i soldati di Bashar el-Assad si sono rapidamente trasformati in un conflitto civile tra comunità. Il nucleo forte del potere, formato dalla setta sciita degli alawiti, ha avuto l'appoggio dell'Iran sciita e dei suoi alleati libanesi, gli Hezbollah; mentre gli insorti, per lo più sunniti, hanno avuto quello immediato dell'Arabia Saudita.

Vecchia alleata della Siria, dove ha il suo solo porto sul Mediterraneo, la Russia ha difeso il regime di Damasco. Mentre gli Stati Uniti, nemici dell'Iran teocratico, e legati da un'antica amicizia con la non meno teocratica Arabia Saudita, hanno optato per i ribelli, senza compromettersi troppo.

Gli schieramenti a due anni e mezzo di distanza dalle prime manifestazioni, e dopo centomila morti e milioni di profughi dispersi nella regione, sono questi: da un lato, con varia implicazione, l'Arabia Saudita, il Qatar, la Turchia, la Giordania, da qualche ora l'Egitto (che ha deciso di rompere i rapporti con Damasco), e naturalmente gli Stati Uniti, finora prudenti e perplessi;

dall'altro l'Iran, generoso in armi e uomini (oltre ai suoi alleati Hezbollah libanesi già sul terreno, sarebbero in partenza da Teheran diretti in Siria quattromila "Guardiani della rivoluzione"), e la Russia che rifornisce di materiale bellico l'esercito siriano. E lo porta con un ponte aereo sull'Iraq, governato dagli sciiti e quindi compiacente con Teheran e con Damasco, malgrado la presenza a Bagdad della più grande ambasciata americana.

Quattro giorni prima di incontrare il presidente russo nell'Irlanda del Nord, Barack Obama ha compiuto un passo che implica un impegno americano più importante nel conflitto siriano. Dopo giorni di riunioni del Consiglio di Sicurezza Nazionale e un lungo e tormentato dibattito interno all'amministrazione, la Casa Bianca ha annunciato, giovedì 13 giugno, che la "linea rossa" fissata da Barack Obama era stata superata da Bashar el-Assad. Avendo usato a più riprese contro l'opposizione armi chimiche, in particolare il gas sarin, il presidente siriano ha costretto il presidente americano a cambiare «il suo calcolo», come si era impegnato a fare se ciò fosse accaduto.

Quindi gli Stati Uniti hanno reso pubblica la decisione di fornire per la prima volta un aiuto militare diretto al Consiglio militare supremo dei ribelli. Il portavoce della Casa Bianca non ha specificato di che tipo sarà l'aiuto, non ha parlato di armi, è rimasto sul generico, ma secondo la stampa americana si tratta di armi leggere. Sarebbe del resto già in funzione una linea di rifornimento agli insorti, a quelli ritenuti affidabili, non agli estremisti musulmani.

Nelle ultime ore, a ridosso del G8 nell'Irlanda del Nord, gli americani hanno deciso di trattenere nella Giordania confinante con la Siria gli aerei F-16 e i missili difensivi Patriot impegnati nelle manovre appena concluse in quel paese. Dove i militari americani addestrano già da tempo unità di ribelli siriani. Gli F-16 a pochi minuti di volo dai luoghi in cui è in corso la guerra civile costituiscono un serio avvertimento, in queste ore cruciali perché mentre Barack Obama sta per incontrare Vladimir Putin si parla con insistenza di un'imminente offensiva dell'esercito lealista ad Aleppo.

Nella seconda città siriana, dove si combatte da più di un anno, i ribelli controllano i quartieri periferici, a ridosso delle zone storiche, ma sono da alcune settimane in difficoltà, stentano a mantenere le loro posizioni. Se dovessero ritirarsi, come è accaduto ai loro compagni di Qusayr, al confine col Libano, dove sono intervenuti gli Hezbollah a rinforzo dei soldati di Assad, la guerra civile conoscerebbe una svolta importante, in favore di Damasco. I protettori russi sarebbero avvantaggiati al tavolo dei negoziati, di fronte agli americani.

I russi hanno reagito con forza alla denuncia americana del gas sarin, paragonandola a quella delle armi di distruzione di massa (poi rivelatesi inesistenti) servita come pretesto al presidente Bush nel 2003 per giustificare l'invasione dell'Iraq.

E hanno avvertito che l'impiego degli F16 e dei missili Patriot rimasti in Giordania per creare una no-fly zone, destinata a proteggere i ribelli dalle incursioni aeree, sarebbe contrario alla legge internazionale. Non hanno inoltre escluso una futura fornitura di missili S-300, richiesti da Bashar el-Assad per rendere difficile l'eventuale creazione della zona di esclusione area non ancora decisa dagli americani. Almeno, per il momento.

Il recupero da parte dell'esercito di Assad, il 5 giugno, della città di Qusayr, al confine libanese, ha affrettato i tempi. L'amministrazione americana si è accorta che dopo avere chiesto con insistenza la destituzione di Bashar el-Assad stava correndo il rischio di vederlo rafforzato, e quindi di assistere al successo dell'Iran, dello schieramento sciita, Hezbollah compresi.

Questo equivarrebbe a una severa sconfitta per Washington, a un'ulteriore perdita di prestigio, dopo la non gloriosa spedizione irachena. L'elezione a Teheran del moderato Hassan Rohani è stata accolta come un fatto positivo, ma non come un elemento destinato a cambiare nell'immediato l'andamento della guerra civile siriana, nella quale l'Iran ha un ruolo decisivo.

Nonostante l'annuncio di aiuti militari diretti, gli Stati Uniti hanno esitato ed esitano a fornire ai ribelli le armi necessarie per tenere testa all'esercito di Bashar el-Assad, dotato di aerei e di mezzi corazzati russi. Armi adeguate, in particolare anti-aeree, potrebbero riequilibrare la situazione sul campo. I sovietici dovettero ritirarsi dall'Afghanistan, che controllavano con aerei ed elicotteri, quando gli americani fornirono ai mujahiddin dei missili terra-aria, portabili a spalla. Ma per evitare che cadano nelle mani dei jihadisti (del Nusra Front) finora i ribelli siriani non ne sono stati dotati. Da tempo si dice che i sauditi siano pronti a fornirne.

Barack Obama si presenta all'appuntamento del G8 in una non facile posizione. Gli alleati europei sono divisi. Il mancato rinnovo dell'embargo sulle armi non è avvenuto per autorizzare le forniture ma per astensione, non essendoci l'unanimità necessaria per una decisione comune gli europei non hanno votato. Cosi la proibizione di dare armi ai ribelli è scaduta. Germania e Italia sono per la ricerca di una soluzione politica. La quale è in verità, per ora, soltanto un miraggio. Francia e Inghilterra sono per un impegno più diretto in favore dei ribelli.

Ma la Francia ritiene necessaria l'approvazione del Consiglio di Sicurezza per attuare una no-fly zone, come accadde in Libia, ma la Russia e forse anche la Cina userebbero il diritto di veto. In quanto all'Inghilterra, il primo ministro Cameron deve fare i conti con i suoi alleati liberal-democratici, contrari a un impegno diretto nella guerra civile.

Barack Obama è senza dubbio in preda all'angoscia. Il crampo è comprensibile, dopo l'avventura irachena dalla quale si è appena liberato, e nell'attesa che quella afgana si concluda, anch'essa senza gloria. Il presidente americano si augura probabilmente che la "linea rossa" sia piuttosto "rosa". Insomma non troppo impegnativa.

Mosca e Washington stavano tentando di promuovere una Ginevra 2, dopo il fallimento della prima conferenza. Ma la situazione è precipitata, prima che si precisasse l'appuntamento previsto in luglio. Le varie formazioni della ribellione non sono riuscite neppure a designare un loro rappresentante.

Anche perché l'idea di sedersi a un tavolo con Assad, del quale pongono come condizione preliminare la partenza da Damasco, li ripugna. Gli F 16 acquattati in Giordania, e la minaccia di un'offensiva ad Aleppo non creano un clima favorevole. A poco prezzo, Vladimir Putin può in questo caso tener testa a Barack Obama. Il valore della carta Bashar el-Assad, che ha in mano, è aumentato negli ultimi mesi.

 

VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA jpegVLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMAPutin e Barack Obama al summit G in Messico Dieci cose che accadono oggi martedi giugno h partb SCONTRI IN SIRIAScontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria Scontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria Scontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria Scontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria Scontri ai confini di Israele con Gaza Libano e Siria QADRI JAMIL VICE PREMIER ASSAD

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”