mario draghi con i giovani volontari del meeting di rimini

“LA FORZA DI DRAGHI È CHE NON CERCA CONSENSO, NON CERCA DI IRRETIRE CHI LO ASCOLTA, E QUESTO GLI DÀ CREDIBILITÀ” – ALESSANDRA GHISLERI: “STRIDE IL CONFRONTO TRA UNA POLITICA CHE SI OCCUPA DI POSTI E UN UOMO CHE CON GRANDE AUTOREVOLEZZA TI RACCONTA CHE CE LA POSSIAMO FARE” – “DRAGHI SARÀ UNA SORTA DI PIETRA DI PARAGONE. GLI ELETTORI FARANNO UN CONFRONTO TRA LUI E LE PROPOSTE DEI PARTITI” – “COME CONVINCERE GLI INDECISI? CON I TEMI CHE TOCCANO LA LORO QUOTIDIANITÀ. SI FANNO DOMANDE SULLA LORO VITA DI TUTTI I GIORNI E CHIEDONO ALLA POLITICA RISPOSTE…”

 

Francesca Schianchi per “la Stampa”

 

alessandra ghisleri foto di bacco (2)

Del discorso fatto ieri dal premier davanti alla platea del Meeting di Rimini, la presidente di Euromedia Research Alessandra Ghisleri nota subito un aspetto: «Ha parlato di giovani ai giovani. Di futuro, di speranza. Cosa che la politica non riesce a fare: continua ad affidarsi a "sempre giovani" col risultato che, nelle nostre rilevazioni, i ragazzi non fanno che dirci "nessuno si occupa di noi". Lui, invece, sa parlarci».

 

Benché non sia anagraficamente "un giovane"?

mario draghi con i giovani volontari del meeting di rimini

«La sua forza è che non cerca consenso, non cerca di irretire chi lo ascolta. Questo gli dà una grande credibilità: dà l'idea di qualcuno che non ha bisogno di mentire o fare promesse roboanti».

 

È la forza di un tecnico che non si è candidato e non chiede voti, no?

«Ricorda il discorso al Senato, un mese fa? Sostanzialmente disse: io sono così, faccio queste cose, se non va bene me ne vado. Una chiarezza che lo rende credibile».

 

 

 

mario draghi al meeting di rimini 4

Per un mese dopo la caduta del governo è stato praticamente assente. Ieri la sua ricomparsa ha monopolizzato la giornata politica. Tornerà a essere protagonista nonostante non sia candidato?

«In realtà era sparito mediaticamente, poi però ogni tanto si leggeva di un Consiglio dei ministri convocato, un decreto varato La verità è che gli italiani sanno che sotto sotto lui c'è ancora».

 

Continua ad avere un tasso di gradimento alto?

«All'inizio del governo aveva fiducia in lui quasi un italiano su due, e più o meno ha sempre mantenuto percentuali simili.

 

mario draghi al meeting di rimini 5

C'è stata una fase più complicata, ma registrammo di nuovo una risalita dopo il viaggio negli Stati Uniti e l'incontro con Biden, quando si era diffusa l'impressione di una certa deferenza verso gli Usa in politica estera e lui andò a mettere in chiaro la posizione italiana. A quel punto si è sempre aggirato tra il 50, 52, 55 per cento».

 

Pesa ancora l'esperienza del suo governo?

«Vede, questo discorso arriva un paio di giorni dopo la consegna delle liste elettorali, momento in cui la politica non ha dato un esempio bellissimo: non si è fatto che discutere di spartizione di posti sicuri.

 

GIORGIA MELONI ENRICO LETTA 2

Mentre la politica si comporta così, arriva un discorso del premier molto alto, rassicurante, "ce la possiamo fare", ma senza promesse mirabolanti. Stride il confronto tra una politica che si occupa di posti e un uomo che con grande autorevolezza ti racconta che ce la possiamo fare».

 

Se il premier è ancora così amato, rischia di essere una sorta di spettro che aleggia sulle elezioni?

«Sarà probabilmente una sorta di benchmark, di pietra di paragone. Gli elettori faranno un confronto tra lui e il suo governo e le proposte che vengono fatte dai partiti».

 

GIUSEPPE CONTE E LA DEPOSIZIONE DI DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

 

I partiti che lo hanno fatto cadere ne pagheranno un prezzo nelle urne?

«La memoria elettorale è breve. Dipende da come le forze politiche sapranno affrontare il mese che abbiamo davanti».

 

In che senso?

«Quello che è successo a luglio ha scontentato tanti, ma ora quello che conta è come i partiti politici, anche quelli responsabili della sua caduta, vogliono presentarsi agli elettori.

Quale modalità sceglieranno: se opteranno per promesse difficilmente realizzabili o per la sincerità della dura realtà».

 

tweet sulla crisi del governo draghi 1

Per il momento la campagna elettorale è apparsa molto polarizzata, con forti scontri tra Letta e Meloni. A chi giova?

«Demonizzare l'avversario non porta mai al risultato sperato. Il confronto tra Letta e Meloni è il più semplice per loro, perché sono talmente lontani che è facile sottolineare le differenze. Ma si rischia di accendere le tifoserie e galvanizzare i già convinti».

 

Il rischio è lo scontro per lo scontro senza parlare di proposte?

«Servirebbe mettere a confronto le diverse visioni del Paese. Per il centrodestra, che bene o male sta insieme da trent' anni, è più facile riassumere una visione comune. Per il centrosinistra, che ha vissuto varie evoluzioni, forse è invece più semplice raccontare chi è l'altro più che parlare di sé».

mario draghi al meeting di rimini 6

 

Le polemiche di questi giorni che hanno investito Giorgia Meloni, dalla pubblicazione del video dello stupro di Piacenza all'uso del termine "devianze" per indicare anche obesità o anoressia, possono avere un impatto sulla campagna?

«Penso si rientri nel campo delle tifoserie: chi vuole proteggere il proprio leader troverà sempre una giustificazione a tutto, anche agli errori. Più che spostare voti penso possano dare indicazioni su quanti stanno da una parte o dall'altra».

letta meloni

 

Gli elettori sanno guardare oltre il tentativo di polarizzazione?

«Gli elettori sanno andare oltre e vedono tutti gli attori in campo, ma bisognerà vedere se, al momento del voto, scatterà il meccanismo del voto utile. In questo senso si spiega la polemica di alcuni partiti contro l'ipotesi di confronti tv solo a due».

 

Il bacino degli indecisi resta molto ampio?

«Nelle rilevazioni di inizio agosto era di circa il 40 per cento. Molti di questi pensano non serva proprio andare a votare, non si fidano di nessuno. Altri sono alla ricerca, e la cosa strana che ho notato è che spesso sono indecisi tra leader con profili molto diversi tra loro: che ne so, indecisi tra Calenda e Meloni».

 

mario draghi al meeting di rimini 2

Quali sono gli argomenti che possono convincere questi indecisi?

«I temi che toccano la loro quotidianità. Si fanno domande sulla loro vita di tutti i giorni e chiedono alla politica delle risposte».

MARIO DRAGHI AL MEETING DI RIMINImario draghi al meeting di rimini 3

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO