UNA VITA DA PAPA - L'EX DEPUTATO DELL'INCHIESTA P4 ALFONSO PAPA RISCHIA IL PROCESSO CON LA MOGLIE E OTTO FINANZIERI PER LA MERCEDES DELLA GDF USATA A SBAFO A ROMA E A NAPOLI - SAVIANO CONTRO IL TRIBUNALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE

Dagoreport

1. AUTOSTOP (CON PECULATO)
Trecentocinquantamila euro di soldi pubblici bruciati per accompagnare con un'auto delle Fiamme gialle la famiglia al mare, la moglie avvocato in tribunale, i bambini in piscina o a giocare a calcetto, l'amica in giro per Roma, e per farsi scarrozzare, tra la Capitale e il capoluogo campano, prima in qualità di vicecapo di Gabinetto del ministero della Giustizia e poi di parlamentare del Pdl.

Con l'accusa di concorso in peculato, rischiano il processo Alfonso Papa, la consorte Tiziana Rodà e gli otto militari della Guardia di Finanza (compreso il generale Paolo Poletti, ex capo di stato maggiore della Gdf e numero due dell'Aisi) che, a vario titolo, hanno messo a disposizione del politico ex magistrato una lussuosa Mercedes con tanto di finanzieri di scorta. Il gip non ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura e ha disposto l'imputazione coatta per tutti.

"Vedi che macchinone? Questa macchina dimostra come il Corpo ci tiene per il dottor Papa. Cercate di farci fare una bella figura e da oggi in poi fate tutto ciò che vi chiede il dottor Papa. State attenti e cercate di rigare dritto", avrebbe detto il generale Poletti a uno degli autisti secondo quanto riferito da quest'ultimo. L'inchiesta nasce da uno stralcio del procedimento P4, in cui è coinvolto Papa, giunto a processo a Napoli.

2. SAVIANO ATTACCA IL TRIBUNALE DI GOMORRA
Marilù Musto per "Il Mattino"

C'è la madre di Michela Grimaldi di 26 anni, ricercatrice scientifica di Aversa, morta in un incidente stradale nel 2009 che attende giustizia per sua figlia da cinque anni. Due sono gli imputati per l'omicidio della bella Michela e sono liberi. Poi c'è Dino Boffo, ex direttore del quotidiano "Avvenire" che aspetta da due anni una sentenza nei confronti del cancelliere Francesco Izzo della procura di Santa Maria Capua Vetere che avrebbe eseguito un accesso abusivo alla banca dati del tribunale per estrapolare il casellario giudiziario di Boffo.

Le informazioni contenute del documento vennero poi inviate al quotidiano «II Giornale», stando alle indagini del pm Gianfranco Scarfò, per diffamare Boffo. Infine, c'è il processo a Mario Landolfi, l'ex Ministro delle Comunicazioni indagato per concorso in una truffa: il suo processo ha impiegato un anno per decollare. Da domani, però, i ritardi nei processi di forte impatto sociale potrebbero subire un'accelerata.

Con un provvedimento emesso dal presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Maria Rosaria Cosentino, è stato disposto che venga data priorità alle udienze con imputati detenuti, di competenza della Distrettuale antimafia, ma anche a quelli per stalking, per colpa professionale o derivanti da un infortunio sul lavoro, in materia di rifiuti e su abusi edilizi.

Un'assunzione di responsabilità del primo presidente donna di tutta la storia del foro dell'antica «altera Roma», per definire la città del tribunale alla maniera di Cicerone. In sostanza, la Cosentino ha preferito privilegiare i processi in cui a decidere è un collegio formato da tre giudici. Con un colpo d'ascia i procedimenti saranno divisi e viaggeranno su due i binari: da un lato, quelli di maggior allarme sociale, dall'altro, le querele di parte e gli omicidi colposi.

Al centro, una polemica cominciata ieri con un post sulla bacheca facebook dello scrittore Roberto Saviano, autore del libro Gomorra, il primo a prendere posizione contro il provvedimento del tribunale che ha condannato i camorristi: «Da oggi l'Italia verrà condannata per le violazioni della dignità umana che si consumano nelle sue carcere, la giustizia in Italia si è arresa, ogni sua articolazione è morente.

Vorrei che leggeste questo documento - scrive lo scrittore - l'estensore è il presidente del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ma so per certo che provvedimenti analoghi sono già stati adottati anche in altri tribunali (...) in questo caso specifico, come potrete leggere, si prende atto della «inutile» celebrazione di processi pendenti destinati alla prescrizione nel giro di tre anni quello che lascia sgomenti è che questa non è una provocazione, ma un provvedimento che già produce i suoi effetti, è una decisione che annienta l'obbligatorietà dell'azione penale e la trasforma di colpo in un vuoto simulacro».

Saviano si chiede dove siano finiti i difensori della Carta Costituzionale e se l'Italia sarà m grado di meritare l'Europa. Di parere differente è la magistratura del distretto di Gomorra che ha accolto il provvedimento della Cosentino definendo «una decisione coraggiosa» l'idea di smembrare i processi. E i procedimenti del «calderone dimenticato»? Quelli, ad esempio, in cui sono imputati militari e professionisti ai quali viene impedito uno scatto di carriera resteranno congelati nel limbo degli «imputati» per sempre?

L'antinferno è fatto di sospiri. E così, non c'è alcun dubbio nel fatto che il provvedimento della Cosentino abbia fatto sollevare non poche angosce per avvocati e i loro assistiti. Ma non si può lavorare sempre in emergenza: questo il concetto che passa attraverso le due pagine dell'ordinanza del tribunale. Il palazzo di giustizia sammaritano è quello in cui l'assassino-camorrista-pentito Antonio Iovine dovrà comparire per confermare le sue accuse a politici e imprenditori la prossima settimana.

Udienza fissata di sabato dai giudici: tempi supplementari per accelerare la trattazione. Lavoreranno di sabato anche gli avvocati i quali, a dire il vero, non hanno fatto i salti di gioia dopo aver appreso la notizia del «doppio binario». «I criteri di preferenza si basano sulla richiesta di trattazione avanzata dalla parte civile, mentre si lascia in un angolo l'imputato», spiega il presidente della Camera Penale, Angelo Raucci. Per il penalista «si è vicini alla sovversione della obbligatorietà dell'azione penale».

Posizione aderente a quella di Saviano, ma non del tutto. Perché a Santa Maria Capua Vetere i processi collegiali sono 380 a fronte di 26mila processi di competenza del monocratico. Un'enorme mole di fascicoli che si traducono in carichi di lavoro. Considerando, poi, che i magistrati sono pochi e che alle richieste di aumentare il numero delle toghe nel distretto di Santa Maria, il Ministero della Giustizia ha risposto aprendo un altro tribunale adAversa, la Cosentino ha pensato bene di stabilire che per il monocratico non vengano fissati più di 25 processi a udienza.

Questo significa che il testimone proveniente da Forlì nel «processo Botto», non dovrà più attendere dalle nove e trenta del mattino fino alle quattro del pomeriggio per poter essere ascoltato. Ci saranno, insomma, dei fascicoli che cadranno nel dimenticatoio e altri che verranno rispolverati e chiusi. Un modo per sopravvivere al lavoro. Un modo che a molti non piace. Nemmeno a Saviano.

vesuviosegreto@gmail.com

 

BACIO ALLA CAMERA TRA NICOLA COSENTINO E ALFONSO PAPA LELE MORA E ALFONSO PAPA FOTO LAPRESSE LELE MORA E ALFONSO PAPA FOTO LAPRESSE Roberto Saviano Roberto Saviano Benedetta Tobagi e Roberto Saviano

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