giorgia meloni guido crosetto matteo salvini

ALLEANZA CON IL MAL DI PANZA – ANCHE CROSETTO FA CAPIRE TRA LE RIGHE CHE SALVINI E MELONI NON SI SOPPORTANO: “IL CENTRODESTRA È UNA COALIZIONE. MA IN CAMPAGNA ELETTORALE OGNI LEADER HA DUE OBIETTIVI: OTTENERE UN RISULTATO DI COALIZIONE E OTTENERNE UNO DI PARTITO. E RISPONDERÀ DEI DUE RISULTATI. È UNA COMPETIZIONE NELLA COMPETIZIONE. L’ALLEANZA REGGERÀ? DIPENDE. LE PAROLE DETTE IN CAMPAGNA ELETTORALE PASSANO, QUELLO CHE SI DECIDE DI FARE, RESTA…”

Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”

CROSETTO MELONI

 

Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni può fidarsi dei suoi alleati?

«In teoria sì. In pratica, come dice il Vangelo, dai frutti li riconoscerete».

 

Sulla premiership che qualche giorno fa rivendicava, Salvini l'ha stoppata.

«L'altro giorno si è fatta una forzatura. Si sono estratti 10 secondi da un discorso di un'ora e mezza, in cui Giorgia sostiene che se il centrodestra vincerà le elezioni, il Quirinale ne prenderà atto. Una cosa banale. Detta con rispetto verso Mattarella che sa bene cosa deve fare e lo farà, soprattutto se dalle urne uscirà un risultato chiaro. Ma qualcuno ha voluto estrapolare e polemizzare».

MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI CURLING

 

Chi ha estrapolato?

«I leader degli altri partiti che non sapendo come fermare Meloni analizzano ogni frase al microscopio alla ricerca di qualcosa da utilizzare in negativo. Un problema, questo atteggiamento, per il Paese non per la leader di FdI. Inventare polemiche semantiche è fare politica giocando al ribasso: non cerco di essere migliore dell'avversario, ma lo scredito e lo insulto per provare a batterlo».

 

Ma Salvini è un alleato non un avversario.

guido crosetto giorgia meloni atreju

«Il centrodestra è una coalizione. Ma in campagna elettorale ogni leader ha due obiettivi: ottenere un risultato di coalizione e ottenerne uno di partito. E risponderà dei due risultati. È una competizione nella competizione».

 

E a queste condizioni, dopo il voto, l'alleanza reggerà?

«Dipende. Le parole dette in campagna elettorale passano. Quel che si decide di fare per il Paese, invece, resta. Mi auguro che, dal giorno dopo le elezioni, ogni leader di partito si dimostri consapevole della responsabilità che ha. Si comporti da statista. Io ho fede. Ma solo per il personaggio politico che conosco meglio, Giorgia Meloni, sono sicuro sarà così. Lei ha la consapevolezza al 100 per cento che il centrodestra ha un'occasione storica anche per zittire chi la dipinge come non è».

MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

 

Un pericolo per la democrazia?

«Per esempio: definire Meloni un pericolo per la democrazia è una cosa ridicola».

 

La presa di distanza dal fascismo poteva essere più incisiva?

«Ma il fascismo è morto 75 anni fa! Viene tirato fuori pretestuosamente. Come mai nessun politico della prima Repubblica chiamava Giorgio Almirante, che fascista lo era stato davvero, a prenderne le distanze? Che senso ha chiederlo a una persona nata 35 anni dopo la fine del fascismo? Facendo finta di non vedere, tra l'altro, che Meloni è leader dei Conservatori europei, non è nel gruppo di Le Pen».

 

Non crede che una certa diffidenza nei confronti di Meloni, per età, per esperienza, per provenienza politica o per genere, serpeggi anche tra gli alleati?

Crosetto Meloni

«Non c'è diffidenza. C'è disappunto verso chi sta vincendo. Un meccanismo piuttosto semplice da decifrare».

 

Prima nelle Marche, poi in Puglia, ora in Sicilia: Salvini marca Meloni?

«Mah. È folklore, non è politica. Più importante è che dopo il voto ci si sieda tutti insieme intorno a un tavolo per esprimere la miglior classe dirigente che si assumerà la responsabilità di guidare il Paese nel momento peggiore, dal punto di vista economico e sociale, dal dopoguerra».

 

Sempre il segretario della Lega prenota il ministero dell'Interno per un leghista e vorrebbe decidere i ministri dell'Economia e degli Esteri prima del voto. Che ne pensa?

LE STRANE COINCIDENZE DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI SALVINI E MELONI

«Il totoministri è una perdita di tempo. Parliamo dei problemi degli italiani. Dopo il voto c'è un mese abbondante per formare il governo».

 

C'è chi teme che un governo guidato da Meloni non duri. Calenda l'ha proprio detto.

«Alcuni amano l'idea di commissariare la democrazia. Si ritengono parte di una piccola cerchia di migliori che deve guidare la nazione senza sporcarsi le mani con i popoli. Io invece spero l'Italia riprenda ad avere governi politici, finalmente.

 

Calenda, che presume che i titoli di studio o le condizioni di partenza di una persona ostacolino le sue capacità di interpretare ruoli di governo, valuti chi si candida per quei ruoli dai risultati e non in base al proprio pregiudizio».

 

Nel caso di Meloni, si mette in discussione solo l'esperienza o c'è dell'altro?

«C'è anche un mondo che non vuole far governare Giorgia Meloni perché ha paura che dimostri che quel che si diceva impossibile, in realtà si possa fare. Un mondo che difende lo status quo per tutelare i propri privilegi e interessi. Come fanno i parassiti».

CROSETTO MELONI 2meloni salviniRIUNIONE DEL CENTRODESTRA A VILLA GRANDEGUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONIGUIDO CROSETTO E GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO

lauren sanchez jeff bezos venezia

FLASH! – I VENEZIANI HANNO LA DIGA DEL MOSE PURE NEL CERVELLO? IL MATRIMONIO DI JEFF BEZOS È UNA FESTICCIOLA PER 250 INVITATI DISTRIBUITI TRA QUATTRO HOTEL: GRITTI, AMAN, CIPRIANI E DANIELI - NIENTE CHE LA SERENISSIMA NON POSSA SERENAMENTE SOSTENERE, E NULLA A CHE VEDERE CON LE NOZZE MONSTRE DELL'INDIANO AMBANI, CHE BLOCCARONO MEZZA ITALIA SOLO PER IL PRE-TOUR MATRIMONIALE – DITE AI MANIFESTANTI IN CORTEO "VENEZIA NON E' IN VENDITA" CHE I 10 MILIONI DI EURO SPESI DA MR.AMAZON SI RIVERSERANNO A CASCATA SU RISTORATORI, COMMERCIANTI, ALBERGATORI, GONDOLIERI E PUSHER DELLA CITTÀ…

tajani urso vattani peronaci azzoni antonio adolfo mario marco alessandro

DAGOREPORT - MAI SUCCESSO CHE LA LISTA DEI NUOVI AMBASCIATORI, SCODELLATA DA TAJANI, VENISSE SOSPESA PER L’OPPOSIZIONE DI UN MINISTRO (URSO) IRATO PERCHÉ IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO È FINITO A NAIROBI ANZICHÉ A BUCAREST - DAL CDM SONO USCITI SOLO GLI AMBASCIATORI STRETTAMENTE URGENTI. ALLA NATO SBARCA AZZONI, MENTRE PERONACI VOLA A WASHINGTON. E’ LA PRIMA VOLTA CHE LA PIÙ IMPORTANTE SEDE DIPLOMATICA VIENE OCCUPATA DA UN MINISTRO PLENIPOTENZIARIO ANZICHÉ DA UN AMBASCIATORE DI GRADO (FRA DUE ANNI È GIA’ PRONTO IL FIDO CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI LADY GIORGIA, FABRIZIO SAGGIO) – IL MALDESTRO MARIO VATTANI IN GIAPPONE, ANCHE SE ERA WASHINGTON LA SCELTA IDEALE DELLA FIAMMA MAGICA (MATTARELLA AVREBBE SBARRATO IL PASSO) – LA LISTA DI TUTTI GLI AMBASCIATORI SOSPESI….

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - A SINISTRA SI LITIGA MA A DESTRA VOLANO GLI STRACCI! - LA MAGGIORANZA SI SPACCA SU ROTTAMAZIONE E TAGLIO ALL'IRPEF - GIORGIA MELONI DAVANTI AI COMMERCIALISTI PARLA DI SFORBICIATA AL CUNEO E LODA MAURIZIO LEO, "DIMENTICANDOSI" DI GIORGETTI. CHE ALZA I TACCHI E SE NE VA SENZA PARLARE - LA LEGA PRETENDE UN'ALTRA ROTTAMAZIONE, FORZA ITALIA E FDI CHIEDONO PRIMA DI TAGLIARE LE TASSE AL CETO MEDIO - PECCATO CHE I SOLDI PER ENTRAMBI I PROVVEDIMENTI, NON CI SIANO - LA LISTA DEGLI SCAZZI SI ALLUNGA: RISIKO BANCARIO, CITTADINANZA, POLITICA ESTERA, FISCO E TERZO MANDATO - VANNACCI METTE NEL MIRINO I GOVERNATORI LEGHISTI ZAIA E FEDRIGA CON UNA SPARATA, A TREVISO, CONTRO IL TERZO MANDATO: IL GENERALE, NOMINATO VICESEGRETARIO DA SALVINI, È LA MINA CHE PUÒ FAR SALTARE IN ARIA LA FRAGILE TREGUA NEL CARROCCIO (E DUNQUE NEL CENTRODESTRA)

ignazio la russa giorgia meloin zaia fedriga salvini fontana

DAGOREPORT - MEGLIO UN VENETO OGGI O UNA LOMBARDIA DOMANI? È IL DILEMMA SPECULARE DI GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI – L’APERTURA SUL TERZO MANDATO DEL NASUTO DONZELLI È UN RAMOSCELLO D’ULIVO LANCIATO VERSO IL CARROCCIO (ANCHE PER DESTABILIZZARE IL CAMPO LARGO IN CAMPANIA) - MA ALLA PROPOSTA S’È SUBITO OPPOSTO IL GENERALE VANNACCI – L’EX TRUCE DEL PAPEETE, CHE HA CAPITO DI NON POTER GOVERNARE TUTTO IL NORD CON L'8%, È DISPOSTO A CEDERE IL PIRELLONE A FRATELLI D'ITALIA (SI VOTA TRA TRE ANNI), MA LA SORA GIORGIA RIFLETTE: SOTTO LA MADUNINA COMANDA LA RUSSA, E SAREBBE DIFFICILE SCALZARE LA SUA PERVASIVA RETE DI RELAZIONI – I MALIGNI MORMORANO: VANNACCI AGISCE COME GUASTATORE PER CONTO DI SALVINI, PER SABOTARE IL TERZO MANDATO, O PARLA PER SE'?