ALT! CI SONO ANCHE AVVOCATI CONTRARI ALLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE - ERNESTO CARBONE, RENZIANO E MEMBRO LAICO DEL CSM, È CONTRARIO ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA: “IL FINE NON DICHIARATO È METTERE IL PM SOTTO CONTROLLO. LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE NEI FATTI ESISTE GIÀ, SOLO LO 0,3% DEI MAGISTRATI CAMBIA RUOLO” – “OVUNQUE, DOVE ESISTE UN DOPPIO CSM, IL PM È POSTO SOTTO CONTROLLO DEL GOVERNO” – “ELIMINARE LE CORRENTI? È CIÒ CHE CREDE MANTOVANO SCORDANDO DI ESSERE STATO A CAPO DI UNA CORRENTE DELLE TOGHE...”
Estratto dell’articolo di Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
Ecco la prova che non tutti gli avvocati sono attratti dalla separazione delle carriere: Ernesto Carbone, 51 anni, amministrativista, membro laico del Csm (di fede renziana) si schiera a favore del no.
No alla riforma bandiera del centrodestra, voluta dall’esecutivo Meloni e dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. No al raddoppio del Csm. E no, soprattutto, alla «retorica» che la accompagna, secondo cui le modifiche approvate produrrebbero miglioramenti nella vita dei cittadini. Semmai, il contrario.
«Ventotto è il numero da tenere a mente» esordisce Carbone.
Perché?
«È il numero di magistrati che ogni anno cambiano ruolo, passando dalla funzione di pm a quella di giudice».
Così pochi?
«Lo 0,3% del totale».
La separazione delle carriere esiste già?
«Nei fatti c’è. Tutto quello che si è detto riguardo all’esigenza improcrastinabile di separare le carriere nasconde altri obiettivi».
Anche lei crede vi sia un fine non dichiarato?
«Lo rivelò il sottosegretario Andrea Delmastro nella celebre intervista al Foglio in cui disse che si doveva avere il coraggio di andare fino in fondo, ponendo il pm sotto il controllo dell’esecutivo. Fu una preoccupante dichiarazione d’intenti».
Questa riforma è stata votata, però.
«Vorrei dire qualcosa sul metodo che ha portato all’approvazione del suo contenuto».
Illiberale?
«Frettoloso. […] Nel 2016 quando ci fu la riforma Renzi, per fare un esempio, i tempi furono ben più lunghi perché si presentarono centinaia e centinaia di emendamenti».
Il governo sostiene che i magistrati in errore finalmente pagheranno, non come avviene oggi...
«Altra fandonia. Le toghe già pagano per gli errori giudiziari. L’Italia ha uno degli organismi più rigidi a livello europeo sotto il profilo disciplinare. La commissione del Csm, composta da 4 togati e 2 laici, è un presidio efficiente».
Non la convince il doppio Csm?
«Ovunque, nel mondo, dove esiste un doppio organo del genere il pm è posto sotto il controllo del governo. E qui si arriva al punto».
[…] È convinto, e non solo dalle parole di Delmastro, che, attraverso questa riforma, si persegua un diverso assetto dei poteri costituzionali?
alfredo mantovano al copasir - foto lapresse
«Da un lato mi vengono in mente gli attacchi ai quali è stata sottoposta la Corte dei conti di recente. E non solo. Dall’altro osservo con preoccupazione che questa riforma allontana il pm dalla cultura del giudice e lo avvicina a quella degli investigatori»
Il temuto «superpoliziotto»?
«Oggi il pm è tenuto a cercare anche prove a favore dell’indagato, domani come andrà?»
Questa riforma elimina le correnti
«È ciò che crede Mantovano scordando di essere stato a capo di una corrente delle toghe...».
ernesto carbone
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
VIGNETTA DI ELLEKAPPA - GIORGIA MELONI E I MAGISTRATI
GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY ROLLI IL GIORNALONE - LA STAMPA



