ANCORA ALTA TENSIONE TRA MATTARELLA E MELONI: DOPO CHE LA STATISTA DELLA GARBATELLA SALE AL QUIRINALE PER UN INCONTRO DI VENTI MINUTI CON IL CAPO DELLO STATO, ARRIVA UN COMUNICATO (“GAROFANI INOPPORTUNO”) CHE FA INFURIARE IL COLLE – PER MATTARELLA E’ IL SEGNALE CHE IL GOVERNO DIMOSTRA ANCORA, DOPO GLI ATTACCHI DELL’ALTRO IERI, DI VOLER MUOVERE GUERRA A LUI - SI ATTIVA LA LINEA ROSSA CON IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO E ARRIVA LA RETROMARCIA DELL'ESECUTIVO. LA SORA GIORGIA NON CHIEDE LE DIMISSIONI DEL CONSIGLIERE DEL PRESIDENTE GAROFANI MA RESTA LA TENSIONE - LA GENESI DELL’ARTICOLO DE “LA VERITÀ”: UN PEZZO FIRMATO MARIO ROSSI DA UN INDIRIZZO MISTERIOSO. GAROFANI NON HA MAI DETTO “SCOSSONE”. ESISTE L'AUDIO DELLA “CHIACCHIERATA TRA AMICI” ALLA TERRAZZA BORROMINI? CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN GIORNALISTA CHE SI VUOLE ACCREDITARE CON IL MONDO DI DESTRA? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?
Tommaso Ciriaco e Concetto Vecchio per repubblica.it - Estratti
C’è sempre un momento in cui dire basta. Per Sergio Mattarella, si presenta attorno alle 17. Da ore, i media titolano: “Garofani inopportuno”. Palazzo Chigi contro il Colle, di nuovo. Quasi a mettere la presidenza della Repubblica spalle al muro. Ricostruzione che stupisce il Quirinale. Concetti che non combaciano con i fatti, sostengono. Perché la presidente del Consiglio attacca ancora, dopo aver chiesto un incontro?
Perché, se i toni della leader durante il colloquio sono stati gentili? E ancora: si è detta dispiaciuta per l’accaduto, riferiscono, tanto da aver addirittura lasciato intendere che forse qualcosa il capogruppo Galeazzo Bignami avrà in effetti sbagliato, anche soltanto per aver vergato un comunicato evidentemente non troppo chiaro. Per Mattarella chiarissimo, invece, nel suo puntare dritto contro il capo dello Stato.
MATTARELLA MELONI CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA 1
Basta, dunque: questo è il segnale che parte dal Colle. Si attiva quindi l’unica linea rossa sempre operativa tra i due palazzi – quella che passa dagli uffici di Alfredo Mantovano e mobilita ambasciatori poco esposti – e il messaggio viene recapitato alla presidente del Consiglio.
Con una postilla aspra, anche se formalmente cortese: avevamo apprezzato la scelta di chiedere un incontro, pensavamo che l’intenzione fosse di voltare pagina, ma con questo atteggiamento Palazzo Chigi dimostra di non voler chiudere il caso. Linguaggio diplomatico che cela un sospetto ancora più allarmante: il governo dimostra ancora, dopo gli attacchi dell’altro ieri, di voler muovere guerra al Colle.
È a questo punto, quando su Roma è appena sceso il buio, che l’esecutivo innesca la retromarcia: caso chiuso, mettono nero su bianco i due capigruppo di Fratelli d’Italia (uno è proprio Bignami) e stima immutata per il presidente.
Eppure, la sensazione è che troppi strappi siano stati consumati. E veleni, sgarbi, sospetti. Le indiscrezioni sulla volontà di Meloni di succedere al presidente. L’avviso ai naviganti, nelle ore dello scontro: ora chiudiamo la partita con la riforma del premierato.
E ancora la mail firmata da uno sconosciuto burattino - quelle con la notizia su Garofani - che finisce quasi integralmente in pagina sulla Verità.
MATTARELLA MELONI CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA 1
La sensazione pungente, al Colle, che la denuncia di un presunto complotto contro il governo stia assumendo la forma di un’operazione contro il Quirinale. Può reggere davvero una tregua del genere?
Anche a sentire Meloni, il chiarimento ci sarebbe stato. Certo, assicura la presidente del Consiglio a chi l’ha sentita, in quei venti minuti nulla di quanto sostenuto dai Fratelli d’Italia martedì è stato omesso: nulla contro di lei, presidente, ma altro discorso è un suo consigliere che va in giro a sostenere con leggerezza tesi del genere, quello davvero è sconveniente.
Significa che la presidente del Consiglio ha chiesto a Mattarella la testa di Garofani? No, giura la leader, altrimenti l’avrei fatto pubblicamente. No, rimbalza dal Quirinale, nessun passo indietro è stato reclamato. Il senso del comunicato, però, sembra come invocare quella testa.
MATTARELLA MELONI CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA
Quando Meloni precisa, spiega e circoscrive l’attacco di Bignami al consigliere, Mattarella prende atto.
E però – su questo le due versioni non divergono – il presidente risponde anche che quell’articolo della La Verità era chiaramente contro il capo dello Stato.
E che dunque cavalcarlo, come ha fatto il capogruppo del partito di maggioranza relativa, significava e significa ancora attaccare la presidenza. No, replica la leader, Garofani è stato citato per sostenere l’opposto, e cioè che il bersaglio è soltanto il consigliere.
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA DIREZIONE NAZIONALE PD NEL 2008 - FOTO LAPRESSE
La formula dell’armistizio, a sera, non può che essere: caso chiuso. Per il Quirinale, a dire il vero, aperto e chiuso dalla stessa mano. Poi, certo, gli interrogativi continueranno ad alimentare sfiducia, sospetti.
Quella mail che finisce dritta in un articolo del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, ad esempio, lascia addosso agli uomini del presidente la sensazione di interrogativi ancora da chiarire. E poi: con che coraggio la destra attacca il Quirinale sostenendo che Garofani avrebbe parlato di «scossone», quando sempre nella mail (e dunque nell’articolo copia-incolla) quel virgolettato non è mai attribuito al consigliere con delega alla Difesa?
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tommaso foti giorgia meloni galeazzo bignami
Consiglio supremo di difesa - CERCHIATO IN ROSSO FRANCESCO SAVERIO GAROFANI
ALFREDO MANTOVANO E GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
giorgia meloni e sergio mattarella - consiglio supremo della difesa


