donald trump kim jong un

AMERICA FATTA A MAGLIE - ECCO PERCHÉ TRUMP HA ROVESCIATO IL TAVOLO CON LA COREA DEL NORD, CHE ACCUSA IL COLPO: IERI HA RISPOSTO ALLA LETTERA DICHIARANDOSI “SORPRESA, DISPIACIUTA, E SI AUGURA CHE GLI EQUIVOCI SI POSSANO RISOLVERE AL PIÙ PRESTO”. UN TONO DECISAMENTE DIVERSO DA QUANDO, POCHI GIORNI FA, HA DEFINITO IL VICEPRESIDENTE PENCE ‘UN ASINO POLITICO’ - LA DISTRUZIONE DEI SITI PER I TEST NUCLEARI

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

Trump ha rovesciato il tavolo, e ha rovesciato anche la convinzione diffusa nella e dalla diplomazia internazionale che sarebbe stato pronto a tutto pur di beccarsi anche lui il suo Nobel per la Pace di ordinanza.

 

KIM JONG UN DONALD TRUMP

 La Corea del Nord accusa il colpo. Che gli racconta ora ai poveri sudditi oppressi e affamati il dittatore che aveva annunciato di aver vinto contro il gigante cattivo americano la battaglia della vita? La lettera di Trump non era stata prevista. Pechino, vero puparo di Kim jong-un, prende nota del fastidio profondo del presidente americano per il ruolo che ha giocato nelle scaramucce della Corea del nord. Trump è stato chiaro.

 

Dopo il secondo incontro tra il cinese e il nordcoreano, ha detto, l'atteggiamento di Pyongyang è cambiato. Di qui il ritiro all'invito a esercitazioni militari congiunte, ma soprattutto la minaccia di non firmare l’appena stipulato accordo sul commercio, quello che la Cina per evitare dazi ha accettato, impegnandosi ad aumentare di 200 miliardi di dollari all'anno le importazioni di prodotti dagli Stati Uniti. L'atmosfera è pesante, la sfida del presidente americano è alta.

 

Ieri sera la Corea del Nord ha risposto alla lettera di Trump dichiarandosi sorpresa, dispiaciuta, Si augura che gli equivoci si possano risolvere al più presto e che un summit si possa tenere al più presto, rimpiange l'occasione perduta non solo per Stati Uniti e Corea ma anche per l'area e per il mondo intero. Afferma di essere disponibile in qualunque momento a incontri che possano risolvere le dispute e le differenze.

kim jong un

 

 Basterebbe questa dichiarazione così lontana dall'arroganza delle ultime settimane e dagli insulti al vicepresidente Mike Pence, bollato come “somaro politico”, a far capire che Donald Trump ha fatto bene a prendere carta e penna e a scrivere, a sorpresa per Kim, ma anche per gli alleati della Corea del Sud, che il vertice di giugno è annullato,non solo a rischio, proprio cancellato.

 

Per una volta The Art of Deal ha lasciato spazio alla decisione secca, e in mezzo ci sono rimasti anche delusi e bruciati amici come il presidente sudcoreano Moon Jae in. Un po' come era successo con il francese Macron, grande accoglienza a Washington ma poi decisioni scomode per l’alleato, che l'alleato era andato a Washington proprio per scongiurare.

 

C'è sicuramente tutto il peso di John Bolton, il veterano consigliere per la Sicurezza nazionale che, un po’ come fece Richard Perle con Ronald Reagan e l'Unione Sovietica, lo ha consigliato di tirarsi indietro per tempo invece di chiudere un accordo che risulti svantaggioso e persino nocivo, o di non chiuderlo affatto.

 

corea del nord 1

 Meglio una photo opportunity in meno e un risultato duraturo in più, meglio mostrarsi rigorosi e fermi ed evitare di firmare un accordo debole e pericoloso per la sicurezza nazionale, come quello sottoscritto da Barack Obama nel 2015 con l'Iran, e che ora, con fatica e maggiore pericolo per le relazioni mondiali, Trump ha stracciato.

 

Gli uomini del dittatore nordcoreano nelle ultime settimane avevano pensato di fare una serie di dispettucci tipici delle dittature. Nessuno si era presentato a una serie di incontri preliminari riservati agli sherpa per preparare la piattaforma dell'incontro tra i due leader. Non rispondevano neanche al telefono.

 

Sarà bene ricordare che a chiedere il vertice l'8 marzo attraverso una delegazione della Corea del Sud in visita a Washington era stata la Corea del Nord. Nella missiva Kim si impegnava alla denuclearizzazione completa, prometteva di non fare più alcun test, accettava le esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud nell'area. Su questa base gli Stati Uniti hanno accettato il vertice.

 

kim jong un moon jae in

Grandi squilli di trombe e fanfara hanno accolto la preparazione di tale incontro di portata mondiale, ma poi sono cominciate le scaramucce tipiche dei dittatori. Le esercitazioni militari sono state definite come provocazione, incontri con la Corea del Sud sono stati rinviati senza preavviso, un incontro preparatorio a Singapore al quale avrebbe dovuto partecipare anche il segretario di Stato, Mike Pompeo, non è mai avvenuto perché la delegazione nordcoreana non si è presentata e lo ha fatto senza alcun preavviso.

 

Di recente c'è stata la famosa distruzione del sito nucleare, alla quale hanno assistito da lontano giornalisti di numerose nazionalità che questo privilegio lo hanno pagato come a una prima al Metropolitan a un prezzo preteso dai nordcoreani e definito scandaloso, ma non gli ispettori che avrebbero dovuto visitare il sito prima e dopo, e invece sono stati bloccati, né alcun genere di esperto. C'è qualcuno in grado di dire che non si sia trattato di una messa in scena? No.

 

john bolton alla trump tower

Contemporaneamente, il vertice di giugno veniva propagandato nel Paese come omaggio degli Stati Uniti al sistema nordcoreano e al suo dittatore. Una resa, e anche una propaganda scontata ma non per questo meno offensiva e perniciosa.

 

Infine, la costruzione della finta vulgata sull'incontro veniva perfezionata da un messaggio minaccioso e pubblico agli Stati Uniti: incontrateci al più presto in una sala di conferenze o ci incontrerete a una resa dei conti nucleare. Nella stessa occasione partivano gli insulti al vicepresidente americano, etichettato come un asino della politica.

donald trump con il presidente sudcoreano moon jae in

 

A questo punto, probabilmente anche contro il parere di Mike Pompeo, che si era impegnato a fare comunque il vertice con la Corea del sud, Trump ha capito che sarebbe diventata una occasione minore, se non negativa.

 

E’ una scusa la storia della Libia che tutti i giornali americani e italiani raccontano, ovvero una gaffe diplomatica che Bolton avrebbe commesso, evocando ai nordcoreani la sorte di una nazione che ha fatto una brutta fine dopo essersi denuclearizzata. La verità è che Kim jong-un si stava preparando a un grande spottone nazionale, non certo alla denuclearizzazione della Penisola coreana, che resta l'obiettivo della Casa Bianca.

 

 A Washington ora preparano i dettagli della ritorsione, ovvero che cosa significa la massima pressione, ovvero come vengono puniti coloro che continuano a fare affari con la Corea del Nord .

 

mike pompeo 2

Sulla bilancia dell'avventura Trump mette a saldo positivo la liberazione dei prigionieri americani.

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…