AMNISTIA CANAGLIA - LA PROPOSTA DI CLEMENZA NON SFONDA, LA CANCELLIERI RIPIEGA SU UN GIRO DI VITE SULLA CUSTODIA CAUTELARE

Francesco Grignetti per "la Stampa"

Sull'ipotesi di un'amnistia con indulto si addensano in Parlamento più dubbi che certezze. E così la ministra della Giustizia, Annamaria Cancellieri, pur non disperando in un colpo di scena, di fronte a un sovraffollamento straordinario delle carceri, e sentendo il fiato sul collo della Corte di Strasburgo, si prepara a un Piano B. Se non verrà una legge di clemenza straordinaria che porterebbe fuori dal carcere 23 mila detenuti d'un colpo - ipotizzando il classico indulto che cancella tre anni di pena - al Guardasigilli non resta che incrementare la capienza degli istituti e allo stesso tempo frenare gli ingressi in cella.

Ecco perché, ieri, parlando alla commissione Giustizia della Camera, la Cancellieri si è permessa un'illuminante battuta: «Farò fronte ai miei compiti, indipendentemente dalle scelte del Parlamento. Se il Parlamento non sceglierà provvedimenti di indulto o amnistia, troveremo altre soluzioni. È come dire a una madre di famiglia: ti compro un kg di carne, ti fa comodo per cena? Certo che fa comodo. Ma se poi non ci sono i soldi per comprare la carne, non importa. Faremo con le uova, ma faremo».

I numeri del pianeta carcere sono agghiaccianti: a fronte di una capienza regolamentare di 47.599 posti, sono 64.564 i detenuti alla data del 14 ottobre; di questi, i condannati definitivi sono 38.625 e 24.744 i detenuti in custodia cautelare. «Abbiamo letti a castello fino a sei piani. Io morirei all'idea di cadere da così in alto». La Corte di Strasburgo, però, questa volta intende usare un'arma di pressione molto concreta. «Avremo da pagare 100 mila euro ogni 7 detenuti che fanno ricorso, ossia ogni anno dovremo pagare multe per 60-70 milioni. Il problema è grave sotto il profilo civile e politico, la situazione va affrontata».

I detenuti che lavorano sono appena 13.727. Eppure, invoca la ministra, «nell'attuale situazione di grave sovraffollamento e di carenza di risorse umane e finanziarie, garantire opportunità lavorative ai detenuti è strategicamente fondamentale anche per contenere e gestire i disagi, le tensioni e le proteste». Il punto è che non ci sono soldi.

Le alternative all'amnistia e all'indulto stanno per venire allo scoperto. Annuncia la Cancellieri: «Quanto prima saranno portate all'esame del Consiglio dei Ministri per l'approvazione in vista della presentazione al Parlamento». Il primo provvedimento servirà a restringere l'area della custodia cautelare in carcere in tre mosse: rafforzare l'obbligo di specificare le motivazioni «per richiamare il giudice, specie nel momento dell'applicazione, alla stringente considerazione della residualità della cautela carceraria»; eliminare gli automatismi e ridare maggiore discrezionalità ai giudici; ampliare le misure interdittive al posto del carcere.

Secondo provvedimento, diminuire il numero dei processi penali stessi, attraverso depenalizzazione dei reati minori e archiviazione ad opera del giudice quando vi sia particolare tenuità del fatto.

La Cancellieri, pur con tutte le cautele, non lesina critiche garantiste al sistema attuale: «Il sistema delle misure cautelari personali sollecita una rinnovata considerazione nella prospettiva di contenere gli eccessi del ricorso a dette misure che, se non adeguatamente calibrate sulle reali ed effettive esigenze legate all'accertamento processuale, rischiano di atteggiarsi a una mera, quanto indebita e quindi odiosa, anticipazione di pena». Infine la misura cui la Cancellieri confida di più: una seria riforma dei ricorsi in appello e poi in Cassazione. Ovviamente se diminuiscono i ricorsi, si accelerano i tempi dei processi. E il sistema penale diventa più efficiente.

A fronte di questa strategia così minuziosa, magari poco eclatante, ma di riforme strutturali, il M5S confidava di fare un gran battage invece sui ritardi del Piano Carceri. Ma la Cancellieri ha risposto a brutto muso: «Non ci saranno speculazioni immobiliari o finanziarie. E non ne sono state commesse. Rifiuto ogni forma di dubbi sulla correttezza del nostro comportamento. Avete mai visto un provvedimento dove diciamo di vendere San Vittore? State agli atti, ai fatti».

Il Pd, a sua volta, chiede più coraggio. Sandro Favi, responsabile per le carceri, vorrebbe una corsia privilegiata: «È responsabilità del governo promuovere le correzioni alle leggi che più hanno concorso a generare l'attuale situazione come la ex-Cirielli, la Fini-Giovanardi e la Bossi-Fini».

 

 

 

Nuccio Peluso AnnaMaria Cancellieri AnnaMaria Cancellieri e Paola Severino letta napolitano x Giorgio Napolitano e Enrico Letta LUPI LETTA E NAPOLITANO AL QUIRINALEdetenuti carceridetenuti carceriBERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALI

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