ARMI DA GUERRA, AFFARI E POLITICA - "REPORT" SVELA IL TENTATIVO (FALLITO) DI ALBERTO PATERGNANI, GIA' RESPONSABILE PROVINCIALE DI FRATELLI D'ITALIA A ROVIGO, DI AFFIDARE L’AZIENDA "CANTIERE VITTORIA" A FRANCESCO OSANNA, IMPRENDITORE LEGATO A CASAPOUND E FIAMMA TRICOLORE - IL MISTERO DEL RITROVAMENTO IN AZIENDA DI UNA CASSA CON MITRAGLIATORI (NONOSTANTE LA SOCIETÀ DICHIARASSE DI NON COMMERCIARE ARMI) E IL RUOLO DI FABIO PINELLI, NUMERO DUE DEL CSM, EX CONSULENTE DELLA SOCIETA' IN GRADO DI COSTRUIRE MOTOVEDETTE, IMBARCAZIONI MILITARI UTILIZZATE PER IL CONTROLLO E PATTUGLIAMENTO DEI MARI...
Nello Trocchia per "Domani"
La scoperta di due fucili mitragliatori, i sogni di espansione imprenditoriale di un ex di Casapound sponsorizzato da un esponente di Fratelli D’Italia e, sullo sfondo, i finanziamenti alla politica.
C’è tutto questo dietro la crisi e il nuovo assetto di Cantiere Navale Vittoria di Adria, un’azienda strategica, sottoposta al controllo del governo perché tra le poche società italiane in grado di costruire motovedette, imbarcazioni militari utilizzate per il controllo e pattugliamento dei mari.
È Report, in un lavoro firmato da Daniele Autieri, a mettere in fila ombre, interessi e protagonisti del crollo e poi della rinascita della società. Il conflitto in Ucraina, i nuovi assetti di mercato hanno spinto nel 2023, dopo 100 anni sotto il controllo della famiglia Duò, la società in una crisi profonda.
Crisi che ha attirato le attenzioni di diversi gruppi d’interesse che volevano mettere le mani sul cantiere che ha venduto e realizzato, negli anni, imbarcazioni ai paesi del nord-Africa, ma anche alla nostra guardia di Finanza.
Dopo l’avvio della procedura di concordato preventivo l’azienda è finita nelle mani di un imprenditore del territorio: Alberto Cavazzana, un geologo che ha fatto la sua fortuna nel mondo dell’edilizia. L’operazione di acquisto è stata approvata non solo dalla maggioranza dei creditori, ma ha avuto il via libera anche dal governo italiano. Così dal febbraio scorso è nelle sue mani.
Le due proprietà e il passaggio storico raccontano il ruolo di personaggi di spicco del panorama politico italiano a partire da Fabio Pinelli, oggi numero due del Consiglio superiore della magistratura, che è stato consulente della società durante la gestione della famiglia Duò.
Ma guidava anche l’organismo di vigilanza del Cantiere Vittoria, l’istituto incaricato di verificare la correttezza degli appalti e la trasparenza dei fornitori, insieme all’ex-colonnello della Guardia di Finanza Silvio Montonati.
Proprio in quel periodo Paolo Duò, allora presidente del Cantiere Vittoria, «per finanziare la costruzione delle imbarcazioni per l’Oman, dichiara di non commerciare in armi all’interno di un contratto bancario del 12 marzo del 2020 che gli permette così di ottenere un finanziamento garantito da fondi europei e Cassa Depositi e Prestiti», ricostruisce la trasmissione di Sigfrido Ranucci.
Pinelli ha chiarito che l’organismo di vigilanza non ha potere ispettivo ma si occupa solo di controllare il modello organizzativo della struttura societaria, non era a conoscenza dell’appalto in questione e delle dichiarazioni dell’ex proprietario.
Ma all’improvviso, nell’azienda che non commerciava in armi, spuntano i due mitragliatori. E quando? Nel giorno in cui le telecamere arrivano nell’azienda, proprio quel giorno, all’interno di due cassoni di legno la scoperta inaspettata. Basta la descrizione per capirne il potenziale. Si tratta di due mitragliatori Browing M2 calibro 50 con alimentazione a maglie non disintegrabili.
La loro portata effettiva è di 1.800 metri, ma la gittata massima può superare i 6 chilometri. Sono armi pesanti che generalmente vengono montate sulle imbarcazioni militari. E così, di passaggio in passaggio, si scopre che erano destinati a essere montate su due motovedette destinate proprio all’Oman, ma sono rimaste lì.
Riapparse nel giorno previsto per le interviste e le riprese. A realizzare gli scafi, da spedire in Oman, l’azienda Power Marine, fondata da Giancarlo Corbelli, ribattezzato il re dei mari, per aver costruito imbarcazioni velocissime, sia per i buoni che per i cattivi, anche trafficanti albanesi.
«I cattivi ci hanno portato un poco di problemi (indagini, ndr), poi tutte risolte. Certamente chi deve fare una rapina non andrà a comprare una Skoda», dice. Le imbarcazioni escono dalla Power Marine e tornano al Cantiere Vittoria per il montaggio dei fucili che non vengono mai montati. La nuova proprietà assicura di non essere stata avvisata dalla vecchia di quella presenza dei fucili mitragliatori e alla fine arrivano gli inquirenti per sequestrarli.
«Il ritrovamento è assai anomalo, inaspettato sicuramente, ma abbastanza inspiegabile perché comunque la detenzione illegale o illegittima di armi da guerra prevede l’arresto obbligatorio nel codice penale e quindi se fosse intervenuta una polizia giudiziaria diciamo diversa da quella che già conosceva i fatti probabilmente avrebbero dovuto procedere anche all’arresto mio e dell’altro amministratore del cantiere», dice Francesco Maria Tuccillo, socio di minoranza e amministratore delegato del cantiere navale Vittoria.
E qui arriva un altro colpo di scena, il secondo dopo l’anomalo ritrovamento di mitragliatori. Tuccillo parla, racconta e svela, ma all’indomani dell’ordigno che fa saltare in aria le auto di Ranucci e della figlia, gli arriva il benservito. «Mi sono visto recapitare una pec tra l’altro irrituale e quindi illegittima di revoca dalla posizione di amministratore, una cosa che non era possibile fare», racconta.
Non poteva mancare in mezzo a questo groviglio d’interessi e misteri il ruolo della politica. Durante il passaggio di proprietà si muove Alberto Patergnani, già responsabile provinciale di Fratelli d’Italia a Rovigo, e oggi nello staff del senatore Luca De Carlo, presidente della commissione industria, e uomo forte del partito in Veneto, molto vicino a Giorgia Meloni. Patergnan ha la moglie che lavora nell’azienda. Ed è lui che ha suggerito il nome di un imprenditore interessato all’azienda.
Chi è? Una vecchia conoscenza della destra di Latina, si chiama Francesco Osanna. Oggi guida una società che si occupa di consulenza aziendale anche a livello internazionale, vanta rapporti con alcune importanti realtà finanziarie di Dubai e Abu Dhabi. Il suo passato è quello di militante di Casapound e Fiamma Tricolore, la destra estrema sotto la cui bandiera si era anche candidato a sindaco della città pontina. Ma l’operazione non va in porto e i commissari puntano su altri acquirenti fino alla scelta di Cavazzana.
A completare il groviglio di nomi, interessi e affari su scala internazionale ci sono i soldi per finanziare la politica. La destinataria è Gaia Maschio, poi non eletta e oggi assessora al comune di Conegliano, che ha dichiarato in modo trasparente i soldi ricevuti. Da chi li avrebbe ricevuti? Dallo studio serbo di Antonio Schiro, che a sua volta ha ricevuto consulenze dal Cantiere Vittoria oltre ad essere stato nominato dal tribunale come liquidatore dell’azienda in crisi. Di mestiere commercialista di Adria con interessi industriali e politici che partono dal Veneto e arrivano in Serbia.
Lui spiega di essere stato l’advisor e poi il liquidatore della società, all’estero si occupa di affiancare aziende nei processi di internalizzazione. Sul finanziamento nega in modo assoluto di aver sostenuto la candidatura di una politica di Forza Italia alle elezioni regionali del 2020 per Zaia presidente. C’è la ricevuta del bonifico e la conferma di Maschio, ma il commercialista nega. Resta un mistero, come tanti in questa storia sulla quale indaga la procura di Rovigo e seguita con attenzione anche dalla direzione distrettuale antimafia di Venezia. Tra imbarcazioni, mitragliatori e affari milionari con paesi in conflitto potrebbero spuntare interessi e affari legati ai clan internazionali.
FABIO PINELLI - FOTO LAPRESSE
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