ASSANGE SI RITROVA ACCERCHIATO DA UN POTERE CHE COMBATTE E PROTETTO DA UN ALTRO, ANCORA PIU’ OPACO - ANCHE SE LUI NON VUOLE ACCETTARLO, WIKILEAKS È VICINA ALLA FINE - LA RETE COMUNQUE SI MOBILITA PER LUI, RICORDANDO COME LA GRAN BRETAGNA LASCIÒ ANDARE PINOCHET NEL 2000 – LONDRA IRREMOVIBILE, MINACCIA DI REVOCARE LO STATUS DI SEDE DIPLOMATICA ALL’AMBASCIATA DELL’ECUADOR…

1 - IL PARADOSSO DI JULIAN ASSANGE, VITTIMA E ALLEATO DI POTERI OPACHI
Fabio Chiusi per "Corriere della Sera"

Il Julian Assange chiuso nell'ambasciata dell'Ecuador in attesa di conoscere il verdetto sulla sua sorte non è diverso dal giovane che nel 1991, sotto lo pseudonimo di Mendax, il mentitore, attendeva ogni notte il blitz della polizia australiana, che l'avrebbe scovato e accusato di essersi intrufolato illegalmente nei terminali della Nortel. Adesso il rischio è l'irruzione delle autorità britanniche, l'incidente diplomatico.

Ma per Assange il problema, alla radice, è lo stesso, teorizzato in un saggio del 2006, all'alba di WikiLeaks: il potere è per natura cospiratorio. Il paradosso di Assange è esserne la vittima e, allo stesso tempo, cercare riparo in un potere altrettanto poco trasparente - quello che esercita sulla sua organizzazione - e in partner sempre meno affidabili: il misterioso collettivo di hacker-attivisti, Anonymous, che gli fornisce il materiale per perpetuare l'illusione che WikiLeaks sia ancora viva e vegeta; e il presidente dell'Ecuador, Rafael Correa, da anni accusato di intimidire la libera stampa nel Paese.

L'insofferenza alle critiche lo ha spinto dai principali media occidentali a Russia Today, l'emittente sponsorizzata dal Cremlino. E, soprattutto, nelle braccia di seguaci incapaci di obiezioni. Il suo carattere sembra aver risentito della privazione, sproporzionata, della libertà. Così che su Twitter, il tribunale su cui WikiLeaks emette le sue sentenze, Julian si è lasciato prendere la mano al punto di architettare un falso editoriale di Bill Keller in cui l'ex direttore del New York Times denunciava l'intollerabile blocco bancario operato, da oltre 600 giorni, ai danni di WikiLeaks. Assange intendeva dimostrare l'inettitudine dei giornalisti «tradizionali», ma ha sollevato un dubbio potenzialmente letale per l'organizzazione: come credere a chi, dicendo di pubblicare solo materiale autentico, diffonde un falso?

Il troll, il disturbatore, sembra aver avuto la meglio sul giornalista. Segno che forse, dietro la maniacale precisione nei dettagli della difesa di se stesso, c'è un uomo incapace di arrendersi ma anche di sopportare oltre una situazione che potrebbe vederlo finire il resto dei giorni incriminato per spionaggio negli Stati Uniti. «Il momento della verità», annotava sul suo blog, arriva solo «quando ti deportano». Chissà non sia questo il pensiero che ossessiona Julian in queste ore: il pensiero di un martire.


2 - LO SCONTRO DIPLOMATICO INTORNO A JULIAN ASSANGE DIVENTA ROVENTE
Anna Masera per "La Stampa.it"

«Se fosse un ladruncolo qualsiasi come Augusto Pinochet, Londra lo avrebbe lasciato andare senza problemi»: è uno dei tanti messaggi indignati che circolano in queste ore sul Web, dove la posizione di Londra su Julian Assange viene comparata con il via libera dato nel 2000 dalla Gran Bretagna al rientro a Santiago dell'ex dittatore cileno.

Tra le migliaia di messaggi su Twitter in difesa del fondatore di Wikileaks, ci sono anche quelli di star come Michael Moore. Il regista americano, da sempre sostenitore di Assange, invita «gli amici di Londra» ad andare «all'ambasciata dell'Ecuador a protestare contro il piano del governo di arrestare Assange». Ed è lo stesso attivista australiano a ringraziare tutti per il sostegno tramite il suo profilo Twitter. «Grazie all'Ecuador e a voi», scrive prima di affermare di sentirsi «sempre più vicino» al paese sudamericano.

Fa il giro del web, trovando numerosi proseliti, anche l'annuncio di Occupy Wall Street che chiede a tutti di andare davanti al consolato britannico di New York a far sentire la propria voce. Ed è lo stesso sito di Wikileaks, dove si legge una nota che contesta la presa di posizione del governo britannico, ad ospitare molte delle proteste, che su Twitter sono raccolte attorno all'hashtag #ProtectAssange. Il sito Justice for Assange è stato subissato di messaggi, alcuni dei quali sottolineano - appunto - il diverso comportamento tenuto da Londra durante la presenza di Pinochet sul territorio inglese. Altri ancora collegano l'orientamento del Foreign Office alle rivelazioni scomode per la Gran Bretagna divulgate da Wikileaks.

La Gran Bretagna ha dichiarato che la decisione dell'Ecuador di riconoscere l'asilo politico a Julian Assange non cambia le carte in tavola e che potrebbe ritirare lo status diplomatico dell'ambasciata di Quito a Londra per permettere l'estradizione del fondatore di WikiLeaks.
L'australiano è rintanato nell'ambasciata nel centro di Londra (nei pressi di Harrod's) da otto settimane, da quando ha perso la battaglia legale per evitare l'estradizione in Svezia, dove è ricercato per essere interrogato su accuse di stupro.

La posizione intransigente della Gran Bretagna porta alza il livello dello scontro di questa vicenda internazionale, da quando Assange ha fatto infuriare Washington per la pubblicazione di centinaia di migliaia di cabli diplomatici segreti sul sito di WikiLeaks. Soprattutto, solleva questioni complesse per Londra sull'inviolabilità dello status diplomatico delle ambasciate.

"Temo che il Foreign Office (Ministero degli Esteri, ndr) stia esagerando" ha dichiarato alla Bbc Tony Brenton, l'ex ambasciatore britannico a Mosca. "Se viviamo in un mondo in cui i governi possono arbitrariamente revocare l'immunità ed entrare nelle ambasciate allora la vita dei nostri diplomatici e la possibilità che lavorino in condizioni normali in posti come Mosca - dove sono stato - o la Corea del Nord, diventa impraticabile".

Secondo quanto riporta WikiLeaks, la linea dura britannica è sposata dal ministro degli Esteri conservatore William Hague, approfittando dell'assenza del primo ministro, che è in ferie.

Intanto, mentre fuori dall'ambasciata dell'Ecuador i manifestanti pro-Assange vengono portati via dalla polizia di Londra, dalle testimonianze riportate dai dipendenti all'interno pare che Assange viva rinchiuso in un ufficio senza luce solare diretta, con un materassino per terra a mo' di letto e sempre connesso a Internet per continuare la sua attività su WikiLeaks, ordinando cibo da asporto presso i ristoranti della zona. I suoi amici sono preoccupati per le sue condizioni di salute. Mentre gli osservatori esterni esperti di relazioni internazionali non vedono facili vie di uscita.

Il ministero degli Esteri svedese ha convocato l'ambasciatore dell'Ecuador a Stoccolma dopo che Quito oggi ha reso annunciato di aver concesso l'asilo ad Assange, di cui la Svezia chiede l'estradizione. Un portavoce del ministero ha definito «inaccettabile» che l'Ecuador «ostacoli» la giustizia svedese. «L'Ecuador ha inaccettabilmente bloccato il processo giudiziario svedese ed ha ostacolato la cooperazione giudiziaria europea», ha detto il portavoce del ministero degli esteri svedese, Anders Jorle.

Il ministro degli Esteri dell'Ecuador Ricardo Patino ha spiegato che la decisione è giustificata dal diritto internazionale. Patino ha inoltre affermato di aver deciso di concedere l'asilo politico perché Assange sarebbe in pericolo se estradato negli Stati Uniti. Patino ha spiegato che il suo governo ha preso la decisione dopo che Gran Bretagna, Svezia e Usa si sono rifiutati di garantire che Assange non sarà estradato negli Stati Uniti, dove il fondatore di Wikileaks teme di essere processato per la diffusione dei documenti diplomatici riservati.

«Se fosse estradato negli Usa, Assange non riceverebbe un processo equo e potrebbe essere giudicato da tribunali speciali o militari», ha detto il ministro. «Sarebbe sottoposto a trattamenti crudeli degradanti e condannato all'ergastolo o alla pena capitale», ha aggiunto Patino. «Di conseguenza, l'Ecuador sente che i timori di Assange sono veritieri, che Assange potrebbe essere vittima di persecuzione politica a causa della sua decisa difesa della libertà di espressione e di stampa», ha spiegato il capo della diplomazia di Quito.

Il governo britannico è furioso ed è deciso a dare battaglia. Secondo il ministro degli Esteri Hague l'impasse su Assange rischia di protrarsi per parecchio tempo. «L'asilo politico non deve essere utilizzato per aggirare un procedimento giudiziario e comunque il Regno Unito non riconosce il principio di asilo diplomatico per cui non concederà ad Assange il salvacondotto per lasciare il Paese» ha dichiarato in conferenza stampa, aggiungendo tuttavia che «la Gran Bretagna non minaccia alcun raid contro l'ambasciata dell'Ecuador». Hague ha anche garantito che «non c'è nessun accordo segreto con gli Stati Uniti sul caso Assange». Ma quest'ultimo punto è tutto da verificare.

Gli Usa hanno ufficialmente negato di essere in alcun modo coinvolti nel confronto internazionale ad Assange e hanno respinto le accuse di aver fatto pressioni sulla Gran Bretagna per catturarlo. E la portavoce del Dipartimento di Stato Usa Victoria Nuland ha preferito non commentare la decisione dell'Ecuador di concedergli asilo politico.

Intanto l'Unione europea ha fatto sapere che non interverrà sul caso che oppone Londra e Quito. «È essenzialmente una questione bilaterale tra la Gran Bretagna e l'Ecuador - ha detto un portavoce di Catherine Ashton - in ogni caso la nostra delegazione a Quito segue questa storia da vicino ed in contatto con l'ambasciata del Regno Unito. Speriamo che la situazione si risolva col dialogo e nel pieno rispetto del diritto internazionale».

Secondo Mina Andreeva, la portavoce della commissaria Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Ue responsabile della Giustizia, Assange «dovrebbe essere ascoltato dai giudici in Svezia così come le sue vittime, perché anche loro meritano di presentarsi davanti ad una corte»: «Assange è oggetto di un mandato di cattura europeo che è lo strumento da utilizzare per permettergli di rispondere alle accuse nella giurisdizione in cui si sono svolti gli atti all'origine delle accuse».

Chi ha ragione? Migliaia i commenti dei cittadini britannici e statunitensi utenti di The Guardian, che sta tenendo un Live Coverage sugli sviluppi della vicenda.

 

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