AUSTRALIA DEI MIEI STIVALI: IL PRIMO MINISTRO JULIA GILLARD BERSAGLIATA DAGLI SFOTTO’ AL FIDANZATO “PARRUCCHIERE E PERCIÒ GAY”

Maria Serena Natale per il "Corriere della Sera"

«Signora primo ministro, dicono che il suo compagno sia gay». «Assurdo». «Fa il parrucchiere, dev'esserlo per forza. Conferma?». «Certo che no». Sembra il dialogo scritto da uno sceneggiatore tv nostalgico di Beckett, è il passaggio clou di un'intervista radiofonica alla premier Julia Gillard, approfondimento politico nel pieno della campagna elettorale più scorretta che l'Australia ricordi.

Il conduttore si è scusato e ha perso il posto, Gillard rischia di perdere le elezioni di settembre, il Paese s'interroga sull'ennesima intrusione nel privato della prima donna capo del governo, solo pochi giorni fa paragonata in pubblico a una «quaglia ripiena».

La «quaglia» era il piatto forte di un menu vagamente allusivo proposto a un pranzo di raccolta fondi dell'opposizione liberale: «Petto piccolo, cosce enormi e Grande Scatola Rossa» dove, in slang, la scatola non si riferiva al caschetto della 51enne Julia rossa di chioma e di partito, ma al suo organo genitale. «Volgare» ha concesso il leader del partito Tony Abbott, che ha spiegato: «Dovremmo essere migliori di così, dovremmo rivolgerci alla parte migliore degli australiani».

Salvo confermare il sostegno al padrone di casa dell'evento, l'ex ministro e candidato alle politiche Mal Brough. Anche il proprietario del ristorante ha chiesto scusa per lo scherzo reso pubblico «per sbaglio».

Troppo tardi, la quaglia già volava accanto alle «cozze» e «cagne» che affollano il repertorio di offese e allusioni denunciato da Julia un anno fa in un discorso entrato nella storia politica e semantica dell'Australia. Allora, sull'onda della riflessione collettiva innescata dalle parole pronunciate dal primo ministro in Parlamento proprio contro Abbott, il dizionario Macquarie aggiornò la definizione di «misoginia»: non solo odio ma «pregiudizio radicato contro le donne».

Quel pregiudizio che avvelena il linguaggio e confonde i registri, autorizza a interrogare la leader laburista sulla presunta omosessualità del partner e a fare continui riferimenti alla sua vita di donna non sposata e senza figli indebolendo la sua autorità e legittimando implicitamente un interesse morboso per il privato che non tocca invece i colleghi maschi.

Un trattamento asimmetrico che, spiega l'Alto commissario australiano per le discriminazioni sessuali Elizabeth Broderick, rischia di dissuadere le giovani dal cercare un posto «nei processi decisionali del Paese». Parole riprese dalla stessa Gillard: «Voglio che le ragazze pensino di poter partecipare alla vita pubblica senza dover sopportare questo genere di domande».

Liberali e conservatori accusano Julia di soffiare sul fuoco della guerra tra i sessi per recuperare terreno in vista di un netto ridimensionamento dei laburisti in Parlamento. Decisa la rimonta del cattolico Abbott, che ha saputo ripulire la sua immagine aggressiva e acquisire credibilità. Altalenante la performance di Julia, che dopo aver spodestato nel 2010 il predecessore Kevin Rudd ha faticato ad affermare la propria leadership e ora avverte: «Se vincono loro, la voce delle donne sarà bandita dal dibattito pubblico». Chiara la richiesta degli australiani, pur abituati a una politica polarizzata e senza esclusione di colpi ma storditi dai toni raggiunti in questi mesi: abbassare il volume, per favore.

 

 

JULIA GILLARDJULIA GILLARDJULIA GILLARDOBAMA E JULIA GILLARD BERLUSCONI SPIZZA IL CULO DELLA PREMIER AUSTRALIANA JULIA GILLARD

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