1. PUÒ UNA BANALE CAUSA DI DIFFAMAZIONE FAR SCORGERE IL DIETRO LE QUINTE DI UN CAPITOLO DELLA MANI PULITE SULLA FIAT A METÀ ANNI ‘90, DEI RAPPORTI TRA LA PROCURA DI TORINO E IL LINGOTTO, E DEI CONTRASTI FAMILIARI TRA UMBERTO AGNELLI E DALL’ALTRO LATO IL FRATELLO GIANNI E L’ALLORA AMMINISTRATORE DELEGATO CESARE ROMITI? 2. L’ACCUSA-BOMBA DI ROMITI: ALL’EPOCA UNO DELLO STAFF DI UMBERTO AGNELLI (GIRAUDO?) AVREBBE SPIFFERATO A MADDALENA I “FINANZIAMENTI” FIAT AI PARTITI PER SPUTTANARE L’AD ROMITI IMPOSTO DA MEDIOBANCA/CUCCIA AL POSTO DEL FRATELLO DELL’AVVOCATO 3. MADDALENA NEGA SECCAMENTE TUTTO: “MI SI FA PASSARE PER UNO CHE HA FAVOREGGIATO LA FIAT AVVISANDOLA CHE DAL SUO INTERNO PROVENIVANO INFORMAZIONI ALLE INDAGINI, E QUESTO NON SOLO NON È VERO MA SECONDO ME NON È NEPPURE L’INTERPRETAZIONE CHE NE VOLEVA DARE ROMITI”. ROMITI PARLERÀ NELLA PROSSIMA UDIENZA, MA INTANTO DEPONE L’ALLORA CAPO UFFICIO LEGALE FIAT, GANDINI. E SONO DOLORI PER IL PROCURATORE CAPO DI TORINO: SPUNTA IN AULA UN PROMEMORIA DEPOSITATO PRESSO UN NOTAIO

Luigi Ferrarella per Corriere della Sera

GIANNI AGNELLI E CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI E CESARE ROMITI

 

Può una banale causa di diffamazione far scorgere il dietro le quinte di un capitolo della Mani pulite torinese sulla Fiat a metà Anni 90, dei rapporti tra la locale Procura e il gigante automobilistico, e perfino dei contrasti familiari tra Umberto Agnelli e dall’altro lato il fratello Gianni e l’allora amministratore delegato Cesare Romiti? Sì. No. Forse.

 

Dipende da chi abbia ragione nell’aula della IV sezione penale del Tribunale di Milano, dove ieri, a pochi passi dai giornalisti che seguono il processo Ruby, compaiono in corridoio l’imputato Romiti, il procuratore generale torinese Marcello Maddalena come parte lesa, il teste ex capo dell’ufficio legale Fiat Enzo Gandini, e il coimputato giornalista Davide Giacalone. 

IL PROCURATORE GENERALE DI TORINO MARCELLO MADDALENA IL PROCURATORE GENERALE DI TORINO MARCELLO MADDALENA Romiti AgnelliRomiti Agnelli


LA VERSIONE DEL LIBRO DI ROMITI
Sul quotidiano Libero il 29 aprile 2012 Giacalone, difeso dai legali Vittorio Virga e Lucio Lucia, scrive un articolo nel quale prende spunto da un passaggio del libro-intervista di Romiti al giornalista Paolo Madron, «Storia segreta del capitalismo italiano».

DISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTIDISEGNO DI FABIO SIRONI - CESARE ROMITI GIANNI AGNELLI ENRICO CUCCIA E DE BENEDETTI

 

«Secondo quanto racconta Romiti — scrive Giacalone — il procuratore di Torino, Marcello Maddalena, in quei giorni caldi in cui le inchieste producevano arresti di massa e qualche suicidio, chiamò il responsabile dell’ufficio legale della Fiat, Ezio Gandini, e gli disse: “Basta, non si può più andare avanti così, bisogna che le lotte interne finiscano, perché qui ogni giorno arrivano soffiate anonime da parte di alcuni manager interni alla Fiat”.

 

Come faceva Maddalena a sapere che erano manager? Ecco la risposta: Gandini gli chiese da che ambiente arrivavano le soffiate e lui, serafico, lo informò che i mittenti erano riconducibili all’entourage di Umberto Agnelli». Dunque, per Giacalone, «Maddalena commise un reato, violando i doveri d’ufficio e informando la parte indagata, addirittura suggerendo un preventivo inquinamento delle prove». 

agnelli lamalfa mau ces romitiagnelli lamalfa mau ces romiti


LA VERSIONE DEL PM MADDALENA.
L’oggi procuratore generale di Torino premette al Tribunale milanese che, come «in 45 anni di servizio, neanche stavolta avrei querelato» Romiti e Giacalone per diffamazione «se non vi fossi stato tirato per i capelli dalla provocazione di Giacalone che nel libro mi aveva quasi sfidato, scrivendo: “Naturalmente è possibilissimo che il reato lo abbia commesso Romiti distorcendo le parole di Maddalena e diffamandolo, e in questo caso il signor procuratore sa cosa deve fare”». 

Agnelli RomitiAgnelli Romiti


I manager Fiat indagati in Mani pulite, ricorda il magistrato, erano difesi da Chiusano, non da Gandini. Che però «spesso andava dal procuratore capo Scardulla, per esprimere magari doglianze sull’eco delle nostre perquisizioni o per conversare amabilmente... A volte Scardulla mi chiamava, sarà stato due o tre volte, si parlava di qualcosa, in un’occasione mi pare della fede calcistica di Romiti, e poi me ne andavo».

 

UMBERTO E GIANNI AGNELLI UMBERTO E GIANNI AGNELLI

Ma quella frase, virgolettata da Romiti e Giacalone rinviati a giudizio per diffamazione dal gup Luigi Gargiulo su richiesta del pm Paolo Filippini, «escludo di averla mai pronunciata. Mi si fa passare per uno che ha favoreggiato la Fiat avvisandola che dal suo interno provenivano informazioni alle indagini, e questo non solo non è vero ma secondo me non è neppure l’interpretazione che ne voleva dare Romiti nel libro». Romiti parlerà nella prossima udienza, ma intanto depone l’allora capo ufficio legale Fiat, Gandini. 

agnelli umberto E GIANNI agnelli umberto E GIANNI


LA VERSIONE DELL’UOMO FIAT
Smentisce Maddalena già sulla prima circostanza: «Vidi il procuratore Scardulla una sola volta, chiamato da lui in ufficio all’indomani di una perquisizione di cui mi ero lamentato con gli ufficiali GdF per il clamore giornalistico». E lo smentisce anche sulla sostanza: «Quando entrò in ufficio, Maddalena quasi si alterò, rispose che loro erano obbligati a fare le perquisizioni se avevano elementi, e aggiunse: “Avete poco da lamentarvi, la Procura non vuole essere strumentalizzata per le vostre lotte di potere, tutti questi documenti arrivano da voi all’interno, dalla famiglia (Agnelli, ndr), dall’entourage di Umberto», all’epoca notoriamente in urto con Romiti e in dissidio con il fratello Gianni sulle strategie del gruppo.

 

Umberto e Gianni AgnelliUmberto e Gianni Agnellienrico cuccia02 lapenrico cuccia02 lap

Secondo Gandini, «Maddalena mi disse: “Quindi se avete qualcosa da dire, venite a dircela”. Io gli feci presente: «Dottore, lei mi sta mettendo in mano una bomba, guardi che io la faccio esplodere?», andando cioè a riferire all’Avvocato l’ipotizzato ruolo del fratello. «Chiesi a Maddalena se a fare uscire notizie, nell’entourage di Umberto Agnelli, fosse Galateri, che sapevo essere stato compagno di scuola del pm Sandrelli titolare dell’indagine, ma Maddalena disse “no no”. Gli chiesi allora se fosse Giraudo, e Maddalena rimase zitto».

 

I giovanissimi Andrea agnelli col padre Umberto e John Elkann col nonno Gianni I giovanissimi Andrea agnelli col padre Umberto e John Elkann col nonno Gianni Antonio GiraudoAntonio Giraudo

Così asserisce il capo dell’ufficio legale Fiat, oggi 86enne, che non si ferma qui: «Tempo dopo, Gianni Agnelli mi disse che aveva parlato con il fratello Umberto, il quale aveva assicurato di non essere stato lui. Io dissi all’Avvocato che era stato Maddalena a dirmelo, e l’Avvocato volle parlare con lui. Gianni Agnelli poi mi disse che Maddalena, in un incontro dal prefetto di Torino, gli aveva detto che non era stato Umberto. Allora io tornai da Maddalena, e gli chiesi perché avesse negato all’Avvocato quello che aveva detto a me: lui rispose allargando le braccia, “e come facevo... ”. Raccontai tutto a Romiti, che mi chiese di metterlo per iscritto», in un promemoria «a un notaio mio amico da 40 anni». E la fotocopia compare in udienza, in mano alla difesa di Romiti, l’avvocato Giulia Bongiorno. 

agnelli enrico cucciaagnelli enrico cuccia


Fuori dall’aula, Maddalena commenta: «Gandini se l’è sognato, è assolutamente non vero. Io certo non posso sapere se Gandini abbia capito fischi per fiaschi, o se abbia davvero dette quelle cose a Romiti: di certo so che sono cose non vere, che io non ho mai detto. E purtroppo quelli a cui fa riferimento sono tutti morti».

 

Il procuratore Scandurra no. Ma l’avvocato di Maddalena, Paolo Tosoni, spiega che a 93 anni pare stia molto male. Provano a convocarlo dopo l’estate. Sempre che si faccia udienza, dopo che ieri la giudice Guadagnino ha invitato le parti a trovare una conciliazione. 


 

 

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")