LA RESA DEI RENDICONTI - “INCREDIBILE, INAMMISSIBILE, SCANDALOSO!”, IL BANANA “INFURIATO COME UN ANIMALE” PER IL DISASTRO SUL VOTO DI BILANCIO IN CUI IL GOVERNO È STATO BATTUTO - E SE LA PRENDE CON VERDINI PER NON SCAGLIARSI CONTRO TREMONTI, ASSENTE AL VOTO INSIEME AGLI SCILIPOTIS - LUI NON SI DIMETTERÀ MAI, MA STAVOLTA I NUMERI PER IL VOTO DI FIDUCIA SONO DAVVERO RISICATI - E POI CI SONO I SONDAGGI DEVASTANTI, GLI ITALIANI lo VEDONO CONCENTRATO SOLO SUI CAZZI (E LE FIGHE) SUE…

LA FURIA DEL CAVALIERE...
Ugo Magri per "La Stampa"

L'attenzione del Cavaliere è tutta centrata sul grande pasticcio combinato dai suoi alla Camera. Luci accese fino a tardi nell'ufficio del premier, perché non è facile trovare una via d'uscita alla bocciatura del Rendiconto. In passato i governi si erano sempre dimessi.

Casini glielo rinfaccia senza pietà: Andreotti e Goria furono più seri, dopo uno smacco analogo fecero il passo indietro. A gettare la spugna invece Berlusconi non pensa affatto, anche di qui passa la faglia tra Prima e Seconda Repubblica. Dice il falso chi lo descrive in preda a una crisi di nervi; semmai è «infuriato come un animale» per le 25 assenze dalla votazione, e l'ira più selvaggia Berlusconi la prova contro Tremonti perché tra i tanti pure lui mancava: anzi, «proprio lui» che aveva redatto il bilancio e il Documento economico finanziario.

«Incredibile, inammissibile, scandaloso» grida il premier a tutti tranne che al diretto interessato. Già, perché quando si sono trovati ieri uno di fronte all'altro, nella saletta di Montecitorio riservata al governo, Berlusconi si è ben guardato dall'aggredire il ministro, dal dirgliene quattro, preferendo sfogarsi in sua presenza (se la ridono al Tesoro) contro l'incolpevole Verdini.

E in fondo lo scivolone alla Camera ha evitato altre risse tra i due, che avevano in programma un incontro serale per discutere i tagli ai ministeri: Tremonti sarebbe andato a dire, senza cerimonie, «bambole, non c'è una lira...». Il match è stato rinviato per causa di forza maggiore.

Berlusconi non si dimetterà né ora né mai. Conta paradossalmente sul buon senso del suo peggior nemico, cioè Fini. Il quale nella Giunta del Regolamento potrebbe impedire una via d'uscita, creare un vero dramma istituzionale, ma forse non lo farà, o perlomeno ieri sera non era aria di impuntature procedurali che Napolitano vedrebbe come fumo negli occhi. Con la crisi dei mercati (nessuno sa come potranno reagire) c'è poco da scherzare, la regolarità formale del bilancio dev'essere garantita comunque, così si ragiona nelle alte sfere; altrimenti facciamo la fine della Grecia.

L'escamotage è ancora tutto da inventare. Nel frattempo il Cavaliere cercherà di farsi solennemente rinnovare (oggi o domani) la fiducia, nella speranza di ricomporre la maggioranza e fingere che nulla di veramente tragico sia successo, che si possa rimettere il dentifricio nel tubetto, o ricomporre le uova della frittata parlamentare come sostengono Cicchitto e La Russa, Moffa e Reguzzoni. Lo dicono tutti, nel Pdl e nella Lega, ma nessuno ci crede veramente. E il primo a non illudersi si chiama Berlusconi, sebbene a margine di una cerimonia alla Camera abbia ripetuto ai cronisti: «E' stato solo un incidente di percorso, rimedieremo con un nuovo testo...».

Ammettono sconsolati nel suo entourage: «Siamo precipitati indietro di un anno, quando Silvio e Gianfranco litigarono». Proprio come allora, tutti a fare i conti col pallottoliere, tutti al capezzale dei «malpancisti», dei «responsabili», dei «frondisti». Ma la macchina del tempo non si ripete in fotocopia. Oggi il Cavaliere sembra messo peggio. Molto peggio dell'altra volta. Perché i margini delle campagne acquisti sono esauriti, chi poteva aggiungersi alla maggioranza l'ha fatto già, semmai c'è un riflusso (come interpretare l'assenza dall'Aula di Scilipoti, Pionati e tre altri «ascari», come li chiamano nel Pdl?).

Perché l'orologio ticchetta inesorabile, al più tardi tra un anno e mezzo si vota, e chi fa della politica un mestiere è tutta gente che bada al sodo, sta già cercando una scialuppa per traghettarsi nel Parlamento della XVII legislatura repubblicana. Berlusconi può promettere la rielezione per pochi, non certo per tutti.

Gli sono arrivati tra le mani alcuni sondaggi devastanti, di diversi istituti. L'Italia lo considera con la testa altrove, sui processi o sul gentil sesso, dedito solo agli affari suoi. Mai che lo vedano come una volta con l'elmetto in testa a inaugurare grandi opere fantasma, sempre e solo ripreso con la Minetti o con Ghedini.

Si racconta a Roma che il dato più gelosamente custodito, assolutamente top secret, riguardi la vera percentuale di suoi elettori (un terzo) che sperano nell'annuncio del ritiro. Il suo appeal è scaduto, la maggioranza ingovernabile. E chi non tiene più a bada Scajola, come può governare il Paese?


RENDICONTO GENERALE
Il Rendiconto generale dello Stato è il provvedimento attraverso il quale il governo, a chiusura del ciclo di gestione annuale di finanza pubblica, rende conto al Parlamento dei risultati. Si tratta di un obbligo costituzionale paragonabile, in un'azienda, al bilancio consuntivo. Le regole per redigere il Rendiconto sono contenute nella legge sulla contabilità pubblica che ha riformato la materia nel 2009. In sintesi, è la «fotografia» dello stato di salute dei conti e dell'economia."

 

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