OBAMA, PROVA A PRENDERLO! ED SNOWDEN IN FUGA VERSO L’ECUADOR CON L’AIUTO DELL'EX MOROSA BIONDA DI ASSANGE

1. LA RETE DI ASSANGE SOCCORRE ED - WIKILEAKS TORNA IN PRIMA LINEA
Maria Serena Natale per "Il Corriere della Sera"

Buon compleanno Ed. La talpa del «Datagate» festeggia i trent'anni (21 giugno) con il supporto tecnico e morale di Julian Assange e l'inseguimento più spettacolare dai tempi della Guerra Fredda. Edward Snowden non soffrirà la solitudine delle spie nella sua fuga tra gli aeroporti di mezzo mondo con ambasciatori e giornalisti al seguito.

Alle spalle, la corazzata dei giustizieri della Rete con il gran manovratore stanco di aspettare svolte nell'ambasciata ecuadoriana di Londra che ormai da un anno è la sua casa-prigione: nella guerra di logoramento con gli Stati Uniti Assange alza il tiro e manda avanti Snowden. Ma assicura: «Ho una gran simpatia per Ed. Il suo calvario è appena cominciato».

Perfetto apprendista stregone, l'ex tecnico della Cia che ha rivelato alla stampa i dati sul programma di sicurezza americano «Prism» basato sulle informazioni raccolte dall'Agenzia per la sicurezza nazionale con la collaborazione di giganti telefonici e società Internet.

La sua impresa si presenta come la naturale prosecuzione dell'opera dell'organizzazione internazionale fondata dall'hacker australiano, che dal 2007 ha ottenuto e diffuso documenti e file segreti su temi scottanti come la gestione Usa del carcere di Guantánamo o i conflitti in Afghanistan e Iraq.

Appena deciso di rendere pubbliche le informazioni su «Prism», Snowden cerca contatti con WikiLeaks per concordare la strategia e non seguire le orme di Bradley Manning, il 25enne soldato americano oggi in durissime condizioni di detenzione per aver passato agli hacker file top secret.

«Abbiamo sviluppato una certa esperienza nell'asilo internazionale e nelle leggi sull'estradizione e sui risvolti pratici di questi problemi» ironizza amaro Assange, rifugiato a Londra per evitare l'estradizione in Svezia dov'è accusato di violenza sessuale ma soprattutto per aggirare un possibile trasferimento negli Stati Uniti per la vicenda WikiLeaks.

Dopo venti giorni trascorsi in una camera d'hotel a Hong Kong, il 10 giugno Snowden fa perdere le proprie tracce e ricompare - virtualmente, poiché nei fatti non è stato ancora avvistato - su un volo Aeroflot per Mosca. Al suo fianco, lo squalo biondo Sarah Harrison, giornalista investigativa britannica specializzata in diritti umani ed esperta legale del team che difende WikiLeaks.

«La signora Harrison ha assistito coraggiosamente Snowden nella sua partenza, nel rispetto della legge, e lo sta accompagnando verso un luogo sicuro» dichiara l'organizzazione in un comunicato online.

A suggello della santa alleanza contro il Grande Fratello, le parole di Baltasar Garzón, il magistrato spagnolo abituato agli intrecci tra diritto e politica, passato dalle indagini su terrorismo e crimini del franchismo a guidare il team legale di Assange: «Siamo interessati a preservare i diritti del signor Snowden e a proteggerlo come persona. Ciò che viene fatto contro Snowden e Julian Assange, per aver compiuto o facilitato rivelazioni di interesse pubblico, è un attacco al popolo».

E il popolo si unisce. L'itinerario delle peripezie di Snowden è un manifesto politico. Dribbla il drago cinese che ha tutto l'interesse a mantenere un sano distacco da una vicenda che ha già oscurato il secondo mandato del presidente Barack Obama. Fa scalo a Mosca, sosta tecnica e omaggio simbolico al nemico storico di Washington.

Punta su quel Nuovo Mondo che per Assange è diventato il cuore della resistenza democratica all'imperialismo nordamericano: passando dalla Cuba del vecchio Fidel ai Paesi del giovane asse bolivariano, Venezuela e infine Ecuador, uniti nel progetto di costruzione del Socialismo del XXI secolo oltre che in certe tentazioni autoritarie: per il presidente ecuadoriano Rafael Correa, l'asilo politico concesso ad Assange è diventato uno degli argomenti più forti contro le accuse di repressione della libertà di stampa.

Ieri sera l'annuncio del ministro degli Esteri di Quito: «Snowden ci ha chiesto asilo». È WikiLeaks a spiegare che la domanda sarà esaminata solo all'arrivo di Edward in Ecuador. Punto per Assange ma la fuga continua, senza documenti - il Dipartimento di Stato Usa ha annullato il passaporto di Snowden.

2. IL PROBLEMA È OBAMA - IL FUGGIASCO DIFESO DALLA PALIN
Dal "Corriere della Sera"

Per l'ex governatrice dell'Alaska ed ex candidata alla vicepresidenza Sarah Palin, non è la «talpa» del Datagate, Edward Snowden, il problema. «Lui ha solo cercato di dare risposta a tante domande che risposta non avevano, circa l'uso domestico dei droni, per esempio», ha detto l'ex governatrice. «Il vero problema - ha aggiunto - è l'Amministrazione Obama che viola i diritti del Quarto Emendamento e ci priva della nostra privacy». Anche il ruolo del governo nello scandalo dei programmi della Nsa, secondo la Palin, «non è una misura sicura, etica, morale o legale».

3. PELOSI: LA TALPA È UN CRIMINALE
Dal "Corriere della Sera"

Nancy Pelosi, leader della minoranza democratica alla Camera, è stata fischiata per aver definito la «talpa» del Datagate Edward Snowden un «criminale».
La Pelosi stava intervenendo a un incontro in California, frequentato da attivisti della Rete, molti dei quali liberal. Quando si è soffermata a parlare del caso del Datagate, la reazione di una parte del pubblico è stata immediata. Diverse persone che l'hanno interrotta e poi sono state allontanate dalla sala.

 

 

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