EURO-CRAC – LA BCE PREPARA L’ULTIMA BATTAGLIA CONTRO LO SPETTRO DELLA DEFLAZIONE, MA L’ACQUISTO DI TITOLI PUBBLICI RISCHIA DI NON BASTARE – CON DEBITI PUBBLICI COSÌ ALTI, PRIMA O POI TOCCHERÀ TASSARE I CREDITORI

Federico Fubini per “la Repubblica

 

Mario Draghi Mario Draghi

Stamani, sotto la porta della Banca centrale europea e delle grandi cancellerie dell’eurozona, scivolerà un biglietto. Lo stesso per tutti: come succede negli hotel di lusso, è l’ora che venga presentato a ciascuno il conto per le circostanze, le scelte e le condotte degli ultimi tempi. Quel conto è il dato dell’inflazione per il mese di dicembre nella zona euro, che risulterà probabilmente a zero o negativo. Dopo il dimezzamento del prezzo del petrolio e il crollo dei metalli, dal rame al nickel, l’Europa non è più a un passo dalla deflazione: ci è dentro almeno con un piede.

 

A due settimane dal giorno in cui la Bce dovrà decidere come reagire alla minaccia, questa realtà sta scavando nuove linee di faglia nel terreno che dovrebbe sostenere l’euro. Il ristagno dell’economia e la caduta dei prezzi riducono il reddito dei debitori rispetto ai livelli sui quali questi contavano quando hanno accettato di sobbarcarsi gli interessi. Proprio a causa dei tassi sui bond o sui prestiti, che restano uguali anche in deflazione, il peso dei debiti aumenta in proporzione alle entrate di chi deve saldarli.

CONTRATTAZIONI 
BORSA
CONTRATTAZIONI BORSA

 

Questo squilibrio sta già logorando il “club del 300%”, il gruppo di quei Paesi il cui debito pubblico e privato totale (escluso quello delle banche) non ha mai smesso di salire e ora vale più del triplo del prodotto interno lordo. I membri di questo club sono l’Irlanda (debito totale al 524%), il Portogallo (380), il Belgio (355), la Spagna (353), la Grecia (323), la Francia (316) e l’Italia (306).

 

L’attenzione ossessiva al debito pubblico nel Fiscal Compact europeo fa sì che quello delle imprese e delle famiglie sia poco discusso, ma in deflazione il suo peso è anche peggiore. Poiché il debito privato ha tassi superiori rispetto a quello degli Stati, sono sempre più alte le somme che gli imprenditori o i lavoratori sequestrano e sottraggono ogni giorno a consumi e investimenti pur di sostenere le rate dei mutui e le scadenze dei bond. Così la deflazione fa crollare la domanda e il crollo della domanda porta altra disoccupazione e nuova deflazione.

BORSA DI MADRID BORSA DI MADRID

 

Nel “club del 300%” Grecia, Spagna e Portogallo andranno a elezioni quest’anno, l’Irlanda nel 2016, la Francia nel 2017 e l’Italia al più tardi nel 2018. In quasi tutti questi Paesi sono in crescita, e competono per il primo posto, forze politiche che propongono in modo più o meno esplicito un ripudio del debito: spesso lo fanno chiedendo l’uscita dall’euro, che comporterebbe una svalutazione della nuova moneta nazionale e dunque una (eventuale) perdita imposta ai creditori esteri. L’impatto di un’ipotesi del genere sarebbe potentissimo per Irlanda, Spagna e Grecia, perché per loro il debito estero netto è pari o superiore al 100% del Pil.

borsa francoforteborsa francoforte

 

È per questo che notizie come il dato di deflazione in arrivo oggi hanno un effetto inevitabile: più si accumulano, come succede da oltre un anno nell’area euro, più rafforzano i partiti estremisti e distruttivi per l’ordine co- stituzionale europeo. La deflazione non fa infatti che aumentare la voglia degli elettori di scrollarsi di dosso il giogo crescente in termini reali degli interessi sul debito: così la caduta dei prezzi sta diventando una minaccia politica, non solo finanziaria.

 

In teoria dovrebbe essere la Bce a spezzare questa spirale. Salvo colpi di scena, il 22 gennaio la banca centrale sfiderà le obiezioni della Bundesbank e lancerà un piano di acquisti di titoli di Stato per iniettare nuova liquidità nell’economia: più denaro a caccia della stessa quantità di prodotti dovrebbe, sulla carta, far salire i prezzi di questi ultimi. È però poco probabile che l’iniziativa dell’Eurotower riesca a ribaltare le tendenze di fondo.

PIAZZA AFFARI BORSA MILANOPIAZZA AFFARI BORSA MILANO

 

La Bce dovrebbe annunciare che comprerà circa 500 miliardi di euro di titoli pubblici, una somma limitata dalle sue stesse divisioni interne. Poiché gli acquisti saranno distribuiti sui vari Paesi in base al loro peso nell’economia di Eurolandia, l’Eurotower dovrebbe dunque comprare nei prossimi mesi circa 90 miliardi di titoli pubblici italiani. Per misurare l’impatto di una mossa del genere, basta guardare ai procedenti: nella seconda metà del 2011 la Bce comprò anche di più, circa 100 miliardi di bond del Tesoro di Roma, ma la sua mano sul mercato non riuscì a fermare lo smottamento in corso nell’economia italiana.

 

IL PROGETTO DELLA NUOVA SEDE BCE IL PROGETTO DELLA NUOVA SEDE BCE

Da allora il Paese non è più uscito dalla recessione. La banca centrale spese moltissimo nel 2011 ma fallì, perché mancava credibilità nelle politiche del Paese che l’Eurotower cercava di aiutare. Se oggi quell’esperienza racchiude una lezione, è che la Bce da sola non può sanare le fratture aperte nell’area euro. Non ne è in grado anche se il sintomo oggi è la deflazione, una sua competenza diretta. Tocca ai governi per primi il compito di affrontare il problema del debito, ormai su livelli che nella storia non sono quasi mai stati ridotti con mezzi ordinari. Queste sono scelte politiche dure, perché ridurre un debito significa sempre tassare i creditori. E c’è un po’ di tempo perché in Europa non si è ancora sentita la campana dell’ultimo giro: ma prima o poi anche quella risuonerà.

 

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?