becciu bergoglio parolin galantino papa francesco

IL BECCIU DI UN QUATTRINO – BERGOGLIO SPOGLIA LA SEGRETERIA DI STATO DI SOLDI E POTERE DOPO GLI SCANDALI: “DA OGGI DIVENTA UN DICASTERO COME GLI ALTRI, NON GESTIRÀ NEMMENO UN EURO SENZA AUTORIZZAZIONE”. TUTTI I FONDI PASSANO ALL’APSA DI GALANTINO – COME MAI IL PAPA HA ASPETTATO OTTO ANNI PER FARE QUESTA MOSSA? FORSE NON È SOLO QUESTIONE DI RESISTENZE INTERNE…

papa comunista 2

Massimo Franco per il “Corriere della Sera”

 

Una Segreteria di Stato piccola piccola. «Povera» per volontà papale, e imbrigliata dai controlli. «Da oggi diventa un dicastero come gli altri. Non gestirà nemmeno un euro senza autorizzazione. Si occuperà di politica estera e magari interna, ma non sarà più una sorta di ministero delle finanze improprio e onnipotente».

 

MONSIGNOR GALANTINO E PAPA BERGOGLIO

L’epitaffio di quello che storicamente è stato il centro di potere più importante del Vaticano dopo il Papa, viene da uno dei registi della svolta di Francesco: quella affidata ieri a un motu proprio, un’iniziativa personale con la quale la gestione di tutti i fondi della Segreteria di Stato passa all’Apsa di monsignor Nunzio Galantino, guardiano bergogliano della «cassaforte» patrimoniale della Santa Sede; e alla segreteria per l’Economia affidata al gesuita Juan Antonio Guerrero Alves.

 

parolin e bergoglio

È l’esito dell’onda lunga, lenta e contraddittoria di un Conclave del 2013 nel quale già erano affiorati i primi dubbi sull’uso dei soldi della Chiesa. E di un processo accelerato degli scandali che hanno avuto come epicentro e simbolo il palazzo londinese di Sloane Avenue e il ruolo di una cerchia di affaristi, ecclesiastici e laici: vicenda opaca e traumatica per l’immagine del papato, che ha fatto cadere teste eccellenti e perfino eminenti, come quella del cardinale Giovanni Angelo Becciu. E ha mostrato la scarsa presa che sugli affari economici aveva il segretario di Stato, cardinale Piero Parolin.

stabile di sloane avenue londra

 

Il testo, firmato dal Papa il 26 dicembre, è perentorio, nelle disposizioni che dà. Stabilisce anche che la Segreteria per l’Economia «d’ora in avanti svolgerà anche la funzione di Segreteria papale per le materie economiche e finanziarie».

 

In più, «la Segreteria di Stato trasferisce quanto prima, non oltre il 4 Febbraio 2021, tutte le sue disponibilità liquide giacenti in conti correnti ad essa intestati presso l’Istituto per le Opere di Religione o in conti bancari esteri, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica su conto bancario da questa indicato».

giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio

 

Insomma, non è un trasferimento soltanto di soldi ma di potere e di competenze, dopo anni di passi avanti e indietro delle riforme e delle commissioni partorite nella cerchia papale.

 

La domanda da porsi, piuttosto, è come mai Francesco abbia aspettato quasi otto anni prima di mettere mano a un cambiamento a suo modo epocale: era dai tempi di Paolo VI, grande conoscitore della macchina curiale, che la Segreteria di Stato aveva concentrato poteri come se fossero quelli di Palazzo Chigi, Viminale e Farnesina messi insieme, con l’aggiunta del controllo di ingenti fondi riservati.

GEORGE PELL PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

 

«C’è voluto tanto tempo perché le resistenze erano forti. La mentalità del corpo diplomatico vaticano è dura a morire. Ma ora dovranno ubbidire», annuncia un prelato vicinissimo a Jorge Mario Bergoglio.

 

papa comunista 9

Forse non è solo questione di «resistenze». Forse sono indizi di quanto a lungo sia stato difficile capire; e della cocente delusione di chi si accorge di non avere compreso o visto quanto avveniva intorno a lui, mentre i conti peggioravano di anno in anno. Chi lo ha incontrato di recente racconta un Francesco che ha accentuato la diffidenza verso gli esponenti di Curia italiani, e non la nasconde: un pregiudizio affiorato a intermittenza dal Conclave in poi; ben radicato tra i suoi referenti, soprattutto latinoamericani, e anche in un personaggio come il cardinale australiano George Pell, lo «zar dell’Economia» riemerso innocente da un processo per pedofilia sovrastato dall’ombra di un complotto dei suoi nemici in Vaticano.

FABIO GASPERINI

 

Così, negli ultimi mesi Francesco ha cominciato a ridisegnare per l’ennesima volta gli equilibri interni. I centri di spesa vaticani, «piccole isole autoreferenziali», sostengono a Casa Santa Marta, la residenza papale, sono stati ricondotti nell’alveo dell’Apsa. E Galantino, sebbene a digiuno di finanza, è stato abile a farsi assistere da Fabio Gasperini, di Ernst& Young.

 

Il top manager della multinazionale britannica è stato nominato a giugno come segretario e, di fatto, numero due dell’Apsa. Ma che l’obiettivo finale fosse la spoliazione della Segreteria di Stato si è intuito quando all’inizio di ottobre il pontefice argentino ha istituito la «Commissione di materie riservate»: titolo nebuloso per coprire la vigilanza sugli appalti della Santa Sede.

 

papa francesco bergoglio e il cardinale parolin

Ne aveva nominato i responsabili pochi giorni dopo il «licenziamento» a sorpresa di Becciu. Da ieri, la Segreteria di Stato viene ridimensionata in modo inedito: una conseguenza del protagonismo pasticcione del predecessore di Parolin, Tarcisio Bertone; del discutibile attivismo finanziario di Becciu ai tempi in cui era numero due di Parolin; di alcune decisioni controverse del papato; e del rapporto complicato, leale ma distante che si è cristallizzato tra Francesco e l’attuale segretario di Stato. Ieri si sono riuniti Galantino, il vice di Parolin, Pena Parra, e il prefetto Guerrero, nel segno di un nuovo corso senza liti. Rimane qualche domanda: quale efficacia possano avere norme nate per reazione tardiva agli scandali; e come mai non ci si sia accorti prima di un modo di agire che rischiava di saccheggiare i soldi dell’Obolo di San Pietro.

ANGELO BECCIU E PAPA BERGOGLIO

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…