putin xi jinping bergoglio papa

BERGOGLIO HA CAMBIATO PARADIGMA: LA CHIESA NON E’ PIU’ IL BRACCIO ARMATO DELL’OCCIDENTE - LA NECESSITÀ DI APRIRE CAMMINI NUOVI PER L’EVANGELIZZAZIONE A ORIENTE, HA CONTRIBUITO A UNA SVOLTA CULTURALE E POLITICA GUIDATA, NON A CASO, DA UN PAPA LATINOAMERICANO - LA RUSSIA (OLTRE ALLA CINA), È DIVENTATA UNO DEGLI INTERLOCUTORI PIÙ RILEVANTI PER IL VATICANO - IL SILENZIO DEL PAPA SUI MASSACRI RUSSI IN SIRIA E SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI DA PARTE DEI CINESI A HONG KONG E TIBET…

Estratto dell’articolo di Francesco Peloso per “Domani”

 

PAPA BERGOGLIO E VLADIMIR PUTIN

Il recente faccia a faccia fra il pontefice e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, se non ha aperto la strada a un ipotetico negoziato di pace, ha però favorito un primo chiarimento fra la Santa sede e Kiev. Ne è riprova la dichiarazione, lo scorso 17 maggio, del segretario di Stato Pietro Parolin al termine del vertice dei capi di stato e di governo del Consiglio d’Europa, a Reykjavík, in Islanda. «Insieme a papa Francesco dovremmo chiedere, insieme all’Ucraina – ha detto il cardinale – come creare la pace: non possiamo accettare passivamente che la guerra di aggressione continui in quel paese.

 

matteo maria zuppi foto di bacco (4)

È il popolo ucraino che sta morendo e soffre. È il momento di prendere iniziative per creare una pace giusta in Ucraina e in tutte le cosiddette aree grigie in Europa. Vi garantisco che la Santa sede continuerà a fare la propria parte».

 

L’Ucraina […] non è considerata più solo una delle due parti in conflitto […] ma ha assunto la veste di partner ineludibile per cercare la pace, senza contare il riferimento chiaro alla «guerra d’aggressione».

 

LA MISSIONE DI ZUPPI

BERGOGLIO PUTIN PADRE GEORG

Un cambio di registro che non può passare inosservato, tanto più nel momento in cui si parla di una possibile missione di pace promossa dal papa attraverso due suoi inviati, uno diretto a Mosca e l’altro a Kiev. Per ora […] l’inviato di Francesco […] è uno solo, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. […]

 

L’arcivescovo di Bologna, proviene dalle file della Comunità di Sant’Egidio, l’organizzazione fondata da Andrea Riccardi che, fin dall’inizio della guerra in Ucraina ha cercato di mantenere una posizione sul filo dell’equidistanza fra Mosca e Kiev. […] Infine Francesco, ancora al Regina caeli di ieri, ripeteva: «Non abituiamoci alla guerra, per favore. E continuiamo a stare vicino al martoriato popolo ucraino». […]

 

andrea riccardi

[…] D’altro canto, una certa diffidenza del governo ucraino verso il Vaticano ha qualche fondamento. La Santa sede […]ha cercato di separarsi da un’immagine pubblica di istituzione universale sì, ma sempre legata all’occidente. La necessità di aprire cammini nuovi per l’evangelizzazione a oriente, ha contribuito a determinare questa svolta culturale e politica guidata non a caso da un papa latinoamericano. E la Russia (oltre alla Cina), è diventata uno degli interlocutori più rilevanti per il Vaticano nel nuovo disordine mondiale.

 

matteo maria zuppi foto di bacco (3)

Tanto che, nel novembre del 2021, a tre mesi dall’invasione dell’Ucraina, monsignor Paul Galllagher, “ministro degli Esteri” del Vaticano, uno dei più stretti collaboratori del Segretario di stato, andava a Mosca per una visita di alcuni giorni […] In una nota ufficiale diffusa dal ministero degli Esteri russo, relativo alla visita di Gallagher, si leggeva fra le altre cose: «La Russia apprezza gli sforzi della Santa sede volti a sostenere il primato del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni unite, attraverso modalità pacifiche e diplomatiche di risoluzione dei conflitti».

 

MONSIGNOR PAUL GALLAGHER

Affermazioni sbalorditive lette con il senno di poi. Di certo la Santa sede non ha registrato particolare allarme per la preparazione dell’invasione militare dell’Ucraina, benché in quelle stesse settimane i servizi di intelligence degli Usa avessero lanciato più di un avvertimento in questo senso. D’altro canto, rispetto alle scelte militari della politica estera di Mosca, da parte vaticana c’è sempre stata una certa silenziosa tolleranza, quasi a descrivere un doppio standard rispetto alle critiche puntali rivolte invece sul fronte opposto agli Stati Uniti e all’Europa.

 

Putin e Papa Francesco a novembre

Si pensi alla lunga e sanguinosa guerra che ha sconvolto un paese come la Siria a partire dal 2011: gli appelli e gli interventi del papa per fermare il conflitto certo non sono mancati, ma quasi mai si è sentita una parola di condanna della Santa sede verso il sostegno militare dato da Mosca al regime dittatoriale di Bashar al Assad che ha avuto il suo culmine nel bombardamento di Aleppo del 2016, quando l’aviazione russa ha colpito indiscriminatamente ospedali e popolazione civile.

 

Se a giustificare violenze ed efferatezze di ogni tipo da parte delle milizie di Assad sostenute da Teheran e dalla Russia c’era lo spauracchio reale dell’Isis, le principali vittime di quel lungo e tragico conflitto sono state appunto le popolazioni civili.

Tuttavia nessuna missione di pace è partita dal Vaticano alla volta delle varie capitali coinvolte, comprese quelle occidentali. […] Il discorso del dialogo aperto dal Vaticano con Pechino è invece più complesso.

 

bashar al assad con vladimir putin

Da una parte, infatti, la Santa sede, attraverso l’accordo per la nomina congiunta dei vescovi in Cina, ha ottenuto di fatto una regolarizzazione della presenza cattolica nel paese; dall’altra permangono rapporti delicati con un governo nominalmente comunista e comunque a tutti gli effetti imperiale […] E va detto che Francesco, mentre ha taciuto sulle violazioni dei diritti umani e civili a Hong Kong per evitare di cancellare i faticosi passi avanti compiuti dalla chiesa in Cina, ha denunciato più volte le violenze cui è sottoposta la popolazione civile in Myanmar, a cominciare dalla minoranza musulmana dei Rohingya.

Putin e il Papa lo scorso novembre

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...