VAFFANCURIA! I CONSERVATORI HANNO SEGNATO I LORO PUNTI AL SINODO MA BERGOGLIO PUÒ RIBALTARE GLI EQUILIBRI “LIBERANDO” LA CURIA DALLE PORPORE REAZIONARIE - MULLER, NEMICO NUMERO UNO, PUÒ ESSERE SPEDITO IN GERMANIA COME ARCIVESCOVO
1 - MA I CONSERVATORI TEMONO DI FINIRE COME OTTAVIANI
Maria Antonietta Calabrò per “il Corriere della Sera”
«Speriamo di non fare la fine del cardinale Ottaviani!». Il non beneaugurante parallelo storico è circolato ieri tra i padri sinodali che pure non amano sentirsi chiamare né conservatori né tradizionalisti («Può essere considerata tradizionalista la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II?»). Cioè proprio il giorno dopo l’approvazione della Relatio Synodi che ha visto segnare un loro indubbio successo, visto che su tre punti cruciali è accaduto quello che volevano.
Il documento finale ha infatti «bocciato» la posizione del cardinale Walter Kasper in materia di comunione ai divorziati risposati (in vista di futuri approfondimenti) e, ancora di più, la notevole «apertura» sulle coppie gay contenuta nella bozza iniziale. Ma, nonostante questo, il clima che si respirava ieri nel fronte conservatore era un misto di soddisfazione e di preoccupazione. Innanzitutto perché manca un anno all’appuntamento con il Sinodo che voterà gli orientamenti definitivi e tra dodici mesi il gruppo dei porporati che hanno ingaggiato battaglia potrebbe essere «disperso».
E secondo, perché il Papa è come una goccia che scava la pietra: non demorde. Il cardinale Ottaviani ricopriva la posizione che oggi ha il Prefetto per la dottrina della Fede, punta di diamante del fronte «tradizionalista» al Sinodo, Gerhard Ludwig Müller. Ottaviani fu il leader del gruppo «conservatore» ai tempi del Vaticano II ( Coetus Internationalis Patrum ), ma all’inizio del ‘68 «perse» la sua guerra con Paolo VI e dovette lasciare la Curia.
Müller, nominato da Benedetto XVI e curatore dell’opera omnia di Ratzinger, potrebbe essere presto nominato arcivescovo in Germania. «È come se Obama avesse perso le elezioni di mid-term — spiega un’autorevole fonte — adesso papa Francesco potrebbe mettere mano al gabinetto: la Curia è per il Papa e non il Papa per la Curia». Anche il più combattivo dei conservatori attuali, Raymond Leo Burke, sta per lasciare l’incarico di prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica.
«Ma non mi ridurranno al silenzio» ha confidato a degli amici. Al termine della concelebrazione per Paolo VI, il Pontefice ha ricevuto l’abbraccio da tutti i cardinali , ma non sono andati a salutarlo né Müller né Burke. Bergoglio ha invece incontrato nei giorni scorsi personalmente l’arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, uno dei cinque autori del libro in cui si sviluppano tesi contrarie a quelle di Kasper.
Il Papa ha apprezzato che in un’intervista tv per negare la «lettura» anti-papista che ne è stata data, Caffarra abbia detto: «Preferirei si dicesse che l’arcivescovo di Bologna ha un’amante, piuttosto che ha un pensiero contrario a quello del Papa: sono nato e morirò papista».
Mostra pubblicamente ottimismo, infine, il cardinale sudafricano Fox Napier, arcivescovo di Durban che ha ingaggiato battaglia sulle unioni gay. Ieri ha twittato: «Coincidenza o atto di Dio? Il 18 di ottobre (1964, ndr ) i Martiri ugandesi sono stati canonizzati dal Beato Paolo VI! La causa del martirio? La questione è ancora oggetto di dibattito in Uganda!». Il riferimento è al fatto che alcuni dei martiri si rifiutarono di acconsentire ai desideri omosessuali del re che ordinò poi la loro uccisione.
2 - QUELL'ABBRACCIO RIFIUTATO DA DUE CARDINALI PRIMO SCHIAFFO A FRANCESCO
Stefano Filippi per “il Giornale”
La prima sconfitta di Bergoglio superstar: può essere letta così la spaccatura che si è creata al Sinodo straordinario sulla famiglia. Sui temi più controversi (l'atteggiamento verso gli omosessuali e i sacramenti ai divorziati risposati) Francesco non ha ottenuto quell'apertura che auspicava. Il Papa osannato in ogni angolo del mondo, che in un anno e mezzo di pontificato ha profondamente cambiato l'immagine della Chiesa, ha trovato il primo vero inciampo.
Non è un ostacolo che gli arriva dall'esterno, ma dall'interno stesso del corpo ecclesiale. Jorge Mario Bergoglio incontra più resistenze tra quanti dovrebbero seguirlo in obbedienza che non nelle «periferie geografiche ed esistenziali» verso le quali invita i cattolici ad aprirsi. E le parti sono invertite rispetto a ciò che succedeva in passato. Nei decenni scorsi i papi avevano dietro di sé gli ambienti più legati alla tradizione mentre i fautori delle fughe in avanti erano minoranze che si autodefinivano «profetiche».
Adesso la maggioranza del Sinodo si è schierata con la visione di Bergoglio di una Chiesa aperta, che non aspetta ma si muove verso le persone, le incontra e le accompagna. Nonostante cinque minuti di applausi al termine del discorso conclusivo di sabato pomeriggio - un testo bellissimo, moderno nel linguaggio e provocatorio per tutti, «conservatori» e «progressisti» - le questioni più controverse non sono state risolte. La vecchia maggioranza diventata minoranza ha imposto un muro anche al Papa.
E forse qualcosa di più, se è vero quanto hanno twittato alcuni vaticanisti: ieri mattina, al termine della messa di beatificazione di Paolo VI, il Papa ha salutato uno per uno i cardinali presenti ma non c'erano Müller, prefetto della Dottrina della fede, e Burke, prefetto della Segnatura apostolica (il quale ha pure annunciato un imminente siluramento a opera del Pontefice).
Bergoglio ha fatto una scelta coraggiosa. Ricordando di avere i pieni poteri nella Chiesa (e lo ha detto citando Papa Ratzinger e il Catechismo), ha deciso di non imporre la sua linea ma di fare pubblicare tutto, sia i testi approvati con le maggioranze qualificate sia gli altri, quelli più contestati, ciascuno con le indicazioni dei voti raccolti tra i padri sinodali.
Ora c'è un anno, fino al Sinodo dell'ottobre prossimo, per discutere e approfondire. Come ha scritto nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium, per Bergoglio «il tempo è superiore allo spazio». Lui privilegia la «strada lunga». Insomma, è finito il primo tempo, la partita continua.