BERGOGLIO HA VINTO: IL VATICANO RINUNCIA AL SEGRETO BANCARIO - A MARZO ACCORDO CON L’ITALIA PER SCAMBIO DI INFORMAZIONI, DOPPIA IMPOSIZIONE FISCALE E TRASPARENZA - DOPO SVIZZERA, PRINCIPATO DI MONACO E LIECHTENSTEIN, CROLLA UN ALTRO PARADISO OFF-SHORE

Roberto Petrini per “la Repubblica”

 

VATICANO, SEDE IORVATICANO, SEDE IOR

L’ultimo muro del segreto bancario e della opacità fiscale sta per cadere. Dopo l’annuncio di Matteo Renzi, nell’intervista all’»Espresso», sulle trattative in corso con il Vaticano per la firma di un protocollo d’intesa, ieri sono giunte conferme. Il direttore della Sala stampa della Santa Sede Federico Lombardi ha dichiarato che sono in corso «interlocuzioni» con l’Italia per andare verso il traguardo di «una più ampia e completa trasparenza e dello scambio di informazioni ai fini fiscali».

 

Dal Tesoro gli uomini di Pier Carlo Padoan parlano di colloqui e contatti diplomatici e aggiungono che il dossier-Vaticano è nelle mani della direttrice del Dipartimento per le politiche fiscali, Fabrizia Lapecorella. L’intesa, assicurano fonti del governo, è ad un buon stato di definizione e potrebbe essere firmata entro il mese di marzo.

 

BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO BERGOGLIO E RATZINGER A SAN PIETRO PER IL CONCISTORO

Una vera rivoluzione spinta dalla voglia di trasparenza impressa da Papa Bergoglio all’assetto economico e finanziario della Santa Sede e promette di lasciare alle spalle anni oscuri della Prima Repubblica, quando lo Ior veniva utilizzato per il transito di denaro nero e come sponda per il parcheggio di tangenti. Si completa il processo di riforma già iniziato da Ratzinger, che per sorvegliare lo Ior aveva creato una sorta di «banca centrale», l’Aif, l’Autorità di vigilanza finanziaria.

 

Se, come pare, l’intesa andrà in porto, per il governo italiano si tratterebbe del quarto accordo messo a segno nelle ultime settimane sullo scambio di informazioni bancarie ai fini fiscali. In rapida successione sono state firmate intese con Svizzera, Principato di Monaco e Liechtenstein.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

A costringere questi paesi, considerati a tutti gli effetti «paradisi fiscali», a giungere a patti con l’Italia è stato soprattutto il protocollo europeo del G5, firmato a Berlino nell’autunno dello scorso anno, cui hanno aderito ad oggi 91 paesi, comprese Svizzera ed altre nazioni «opache» sul piano fiscale, che scatterà nel 2017 e costringerà tutti i partecipanti a mettere in pratica lo scambio delle informazioni bancarie su richiesta dell’amministrazione fiscale del paese a caccia di evasori.

 

L’Italia, con il ministro dell’Economia Padoan, ci ha messo del suo. A gennaio ha varato una norma, la cosiddetta voluntary disclosure, che facilita il rientro dei capitali dai «paradisi fiscali» garantendo il dimezzamento delle sanzioni e uno scudo sui reati fiscali. La norma prevede che i paesi, pronti a firmare un’intesa bilaterale con l’Italia per lo scambio di informazioni prima del 2017, possono essere cancellati dalla black list, l’elenco dei «cattivi» fiscali, e possono passare nella «white list».

 

EVASIONE FISCALE EVASIONE FISCALE

L’occasione è stata colta al volo e, poco prima del 2 marzo, data ultima per la firma, paesi tradizionalmente riottosi come Svizzera, Monaco e Liechtenstein, si sono affrettati a firmare. Per l’Italia si tratterà di un incasso che viene valutato come gettito netto in 5 miliardi.

 

La strada che si è convenuta con il Vaticano nasce del clima di riforma voluto da Bergoglio e avrà caratteristiche tecniche diverse. Il risultato sarà lo stesso: un trattato internazionale che porterà all’introduzione del sistema della doppia imposizione su standard Ocse e lo scambio di informazioni bancarie.

 

L’idea sarebbe quella di «trasportare» il Vaticano all’interno dello schema delle intese internazionali. Il primo obiettivo, che trova conferma negli ambienti italiani, è quello di siglare un protocollo sulla doppia imposizione fiscale, come avviene con quasi tutti i paesi, in modo che chi investe o deposita i propri denari nella Città del Vaticano debba pagare le tasse anche nel paese di residenza, cioè in Italia.

evasione-fiscaleevasione-fiscale

 

Linea che sembrerebbe già accettata dal Vaticano: «Tutti i clienti in futuro dovranno pagare le tasse nei propri paesi d’origine», aveva dichiarato nel luglio scorso l’allora presidente dello Ior Ernst von Freyberg. L’altro passo, che deriverebbe dall’adesione allo schema dei protocolli europei del G5, sarebbe quello di garantire lo scambio automatico di informazioni bancarie su semplice richiesta dell’Agenzia delle entrate, in pratica la fine del segreto, e non più affidandosi alle difficili rogatorie a caccia di capitali italiani nascosti al fisco attraverso lo Ior.

 

«Spero di recuperare un po’ di denari anche dal Vaticano», ha detto Renzi. Naturalmente nessuno è in grado di fare stime: chi osserva le vicende al di là del Tevere ricorda che dopo l’intervento della società di revisione Promontory sono stati cancellati circa 3.000 conti correnti sospetti. Ma sul totale dei restanti 16 mila, che oggi possono essere intestati solo a dipendenti, ecclesiastici, enti religiosi e alle Case generalizie degli ordini religiosi che gestiscono grandi flussi di denaro dal e verso molte aree del mondo, ci possono essere posizioni a rischio.

TANGENTI TANGENTI

 

Non è escluso dunque che qualche sorpresa potrebbe esserci già nel corso di quest’anno, almeno fino a settembre, quando sarà possibile regolare il rientro dei capitali con la voluntary, con sanzioni dimezzate e scudo per i reati fiscali. Potrebbe esserci chi vorrà mettersi a posto con la coscienza, sapendo che il ciclone-Bergoglio ormai sembra deciso ad abbattere il segreto in accordo con la Repubblica italiana.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…