MA RENZI NON ERA UN BERLUSCONI SENZA ARCORE? DA PUPILLO DEL CAV AD “ASFALTATORE”: IL SINDACO NON PIACE PIÙ AI BERLUSCONES MA CONQUISTA I COMPAGNI DEL PD

Mario Ajello per "Il Messaggero"

IL CASO
Prima, lui piaceva a loro e loro non venivano maltrattati da lui. E sembrava proprio un idillio quello tra i berluscones (a cominciare da Silvio) e Matteo Renzi. Piano piano però il c'eravamo tanto amati - «Spero che alle primarie vinca!», proclamava Daniela Santanchè, quella che ora dice: «Renzi? Sotto il vestito niente, in tutti i sensi» - ha iniziato a trasformarsi nel suo contrario. E adesso siamo alla guerra caldissima e alla reciproca insopportabilità. Il Sandro Bondi che ieri ha infierito paragonando in peggio Renzi a D'Alema («Più tracotante di lui») e a Rosi Bindi («Più fazioso di lei») è lo stesso che meno un anno fa assicurava: «Renzi sarebbe in linea con una domanda di cambiamento che sale dal Paese».

Ma Matteo non è più naturalmente un nuovo Silvio (sia pure in piccolo e corteggiato dal Cavaliere che notando poco quid nel proprio partito affermava: «Vorrei un Renzi nel Pdl»), essendo diventato invece un «pugnalatore» agli occhi dei sodali del Cavaliere. Che non sprizzano più il vecchio entusiasmo di Barbara Berlusconi, la quale in una sorta di endorsement aveva annunciato: «Per il Pd, Renzi sarebbe stato il miglior candidato». Mentre Flavio Briatore che a suo tempo, dopo il famoso pranzo di pesce con il sindaco, disse «mi iscriverei al Pd pur di votare Renzi», ormai si è pentito: «Non voterei mai Renzi». Sono cambiati loro verso di lui. Ed è cambiato lui nei confronti di Silvio.


PACE E GUERRA
Il Rottamatore del Pd non era quello che, verso il Cavaliere, usava i guanti di velluto e «io lo voglio in pensione ma mai in galera»? Non era quello che fermava gli ardori giustizialisti della sinistra dicendo «Berlusconi va giudicato dagli elettori e non abbattuto dai giudici»? Ma da quando Matteo dice che «al Pdl lo asfaltiamo», e che per Berlusconi «siamo al game over», e che «l'ipotesi di salvare il Cavaliere non esiste», e che «in qualsiasi Paese al mondo Berlusconi sarebbe già andato a casa», l'ex premier ha deciso la controffensiva. Scalando i tre gradi di giudizio. Il primo era: «E' bravo».

E quando i due si sono incontrati il 15 aprile a Parma, alla festa in memoria di Pietro Barilla, Silvio gli ha chiesto «quanto sei alto?», Matteo gli ha risposto «un metro e 81» e Berlusconi lo ha bonariamente invidiato. Il secondo grado di giudizio risale all'inizio dell'estate ed è quello dell'inizio della preoccupazione: «Non bisogna più parlare di lui».

E ora, il terzo grado: «Attaccatelo ogni giorno», ordina il Cavaliere ai suoi. E infatti Chi, vero termometro del berlusconismo finto rosa, lo ridicolizza nelle foto simil-Renzie e in quella con la bandana ma non bella quanto quella di Berlusconi tanti anni fa: «E' solo una maglietta che s'è arrotolato sulla testa», spiega la dida di Chi.

Sembra trascorso un millennio da quando - tra lo scandalo della sinistra che lo ha sempre considerato un berluschino ma ora non più per effetto degli attacchi anti-Silvio che hanno procurato ovazioni a Matteo nelle feste dell'Unità e lo lanciano alla vittoria del congresso - lunedì 6 dicembre 2010 Renzi varò il portone della villa di Arcore e fu accolto come un gemello dal padrone di casa: «Mi assomigli. Sei fuori dagli schemi come me». E Libero esultò: «Il Cavaliere dice a Renzi: rottamiamo insieme il Pd».

LE DONNE
Iva Zanicchi era quella, addirittura, del: «Meglio Renzi di Berlusconi». E ancora lei: «Le donne del Pdl sono tutte innamorate di Matteo». Non più. Ieri - mentre i media berlusconiani dicono che «Matteo ruba la pensione», è «un lobbista», «un giustizialista» e «un ultrà» - l'eurodeputata Angelilli ha assicurato che «le sue parole sono di una violenza inaccettabile», Annagrazia Calabria lo vede in preda a un «delirio di onnipotenza» e la Carfagna lo considera una controfigura di Crozza.

Intanto Silvio pubblicamente tace. Si sente tradito da colui che «può cambiare in senso liberale e socialdemocratico la vecchia sinistra comunista» (dixit) e invece - ecco lo sfogo di ieri sera - «Matteo è diventato una toga rossa».

 

Fonzie Renzi da chiBERLUSCONI AL SENATO CON GLI OCCHIALIrenzi briatore SANDRO BONDI

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