-2 DALLA CASSAZIONE - BERLUSCONI VA ALL-IN: NIENTE RINVIO, VUOLE SUBITO LA SENTENZA (A MENO CHE...)

Paolo Colonnello per La Stampa

Il ricorso era già pronto, gli umori sondati, i calcoli fatti. Ma alla fine si è deciso diversamente: davanti alla Corte di Cassazione gli avvocati di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset in cui è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale, non chiederanno alcun rinvio.

E anche se non è detta l'ultima parola, a prevalere per ora è la linea politica indicata dallo stesso Cavaliere: basta logorarsi nell'attesa, meglio sapere subito quale sarà la decisione della Cassazione.

Dunque, al processo che si aprirà davanti alla sezione feriale martedì 30 luglio, si andrà al confronto diretto. Sebbene variabili e vie d'uscita non manchino. In questo sabato infuocato, gli studi legali dei 4 imputati hanno comunque lavorato alacremente per prevedere la possibilità di chiedere alla Corte, una volta incardinato il dibattimento, da una parte di ricalcolare i termini di prescrizione (non più dal primo agosto ma dal 24 settembre) dall'altra di concedere un rinvio per avere più tempo nello studio delle carte.

La sospensione dei termini di prescrizione andrebbe comunque da sé, una volta iniziato il processo, posto che comunque la rinuncia alla prescrizione, relativa a un solo capo d'imputazione, ventilata dalla difesa Coppi-Ghedini per il loro cliente, si potrebbe chiedere soltanto una volta che questa sia maturata. Tutte armi che, almeno fino a lunedì sera, rimarranno chiuse in arsenale.

Il collegio difensivo dispone poi di un'ulteriore variabile che porta il nome di Gabriella Galetto, ex manager del Biscione, uno dei tre imputati oltre a Berlusconi (gli altri sono l'ex manager Daniele Lorenzano e il produttore egizio americano Frank Agrama) che ha visto cambiare la composizione della difesa qualche giorno fa, con la sostituzione dell'avvocato Daria Pesce e l'ingresso del collega Ugo Dinacci, già associato anche in altre difese di Berlusconi e ora ultimo arrivato come legale della manager Mediaset.

Un cambio in corsa che potrebbe essere determinante nello spingere la Cassazione a concedere un altro mese per i termini a difesa.

La sezione feriale presieduta da Antonio Esposito (relatore Amedeo Franco) potrebbe decidere un rinvio anche «motu proprio» se, nella relazione della causa, il giudice relatore comunicasse che i calcoli sulla prescrizione fatti dalla Procura milanese fossero sbagliati (cioè non più dal primo agosto ma dal 15 settembre), cosa di cui sono intimamente convinte le difese Berlusconi.

Questo consentirebbe anche agli avvocati di chiedere un rinvio senza ulteriori problemi. Sempre che la decisione non cozzi con esigenze politiche, perché il rischio è che fino a metà settembre Berlusconi continuerebbe a rimanere sulla graticola e questo potrebbe logorarlo più di una sentenza immediata, anche se infausta.

Come tutti sanno il problema per lui non è tanto la condanna a 4 anni, di cui tre indultati, ma l'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici, provvedimento che lo costringerebbe a lasciare lo scranno di senatore e la politica attiva.

La palla però, una volta divenuta definitiva la sentenza, passerebbe alla giunta per le autorizzazioni del Senato che potrebbe metterci anche molto tempo prima di decidere. Il precedente illustre è quello di Cesare Previti, che condannato definitivamente a 7 anni e mezzo di reclusione, ci mise nove mesi prima di rinunciare, volontariamente, al posto di senatore.

Tutto ciò, mediaticamente, potrebbe trasformarsi in uno strumento formidabile nelle mani del Cavaliere. Altra ipotesi più favorevole per l'imputato è che la Cassazione annulli in toto la sentenza impugnata e assolva l'ex premier, oppure che disponga un appello bis: in tal caso dovrebbe accogliere qualche rilievo tecnico sollevato dalla difesa del Cavaliere il cui ricorso si basa su ben 88 punti.

In questo caso sarebbe la Corte d'appello di Milano, cui verrebbe rinviato il caso, a prendere atto dell'avvenuta prescrizione per una parte del reato di frode fiscale contestato a Berlusconi e forse non rimarrebbe più tempo nemmeno per decidere sull'altro reato, che si prescriverà nel settembre 2014.

 

Berlusconi in tribunale al processo Mediatrade i giudici riuniti in cassazione BERLUSCONI PRENDE UN CAFFE' IN TRIBUNALEBerlusconi all'uscita del tribunaleCORTE DI CASSAZIONE PALAZZACCIOBerlusconi all'uscita del tribunaleSILVIO BERLUSCONI IN TRIBUNALE A MILANO

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - MA "LA STAMPA"

DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI (POI SBARCHERA' FLAVIO CATTANEO?)

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?