1. “E’ IN ATTO UNA GARA A CHI MI AGGUANTA PRIMA TRA LE PROCURE DI MILANO E NAPOLI. SPERIAMO VADA TUTTO BENE, ALTRIMENTI VERRETE A TROVARMI A SAN VITTORE” 2. DUE SONO LE VICENDE SULLE QUALI IL CAVALIER POMPETTA ITALIA TEME L’ARRESTO 3. PROCURA DI MILANO. LA NUOVA CONDANNA RUBY PORTEREBBE IL CUMULO DELLE PENE A SALIRE OLTRE I 10 ANNI E A QUEL PUNTO L’ARRESTO POTREBBE DIVENTARE POSSIBILE APPENA UNA DELLE DUE SENTENZE DIVENTA DEFINITIVA IN CASSAZIONE, ENTRO IL 2014 4. PROCURA DI NAPOLI. L’INCHIESTA CHE PIÙ FA PAURA A BERLUSCONI, ANCHE SE IERI SERA IL PROCURATORE COLANGELO HA SMENTITO CHE LAVITOLA SI SIA DECISO A COLLABORARE 5. A NAPOLI COMUNQUE BERLUSCONI È STATO RINVIATO A GIUDIZIO PER CORRUZIONE DELL’EX SENATORE DE GREGORIO “COMPRATO” CON TRE MILIONI DI EURO (DI CUI DUE IN NERO) PER FAR CADERE IL GOVERNO PRODI. IL PROCESSO INIZIERÀ NEL FEBBRAIO 2014

Paolo Colonnello per "La Stampa"

Il procuratore Edmondo Bruti Liberati giura che nessun tintinnar di manette è previsto per Silvio Berlusconi. Almeno non a Milano, sebbene proprio qui, dalla settimana prossima, comincerà un nuovo calvario giudiziario per il Cavaliere che finirà sul registro degli indagati con l'accusa di corruzione in atti giudiziari non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza Ruby 2, previste il 2 dicembre.

Ma la determinazione del procuratore milanese potrebbe non servire a tranquillizzare le ansie di Berlusconi, convinto che la perdita delle immunità parlamentari dovute alla decadenza che oggi il Senato dovrebbe ratificare, lo esporranno a una caccia all'uomo giudiziaria.

Un rischio relativamente concreto, dato che al momento sono almeno tre i palazzi di giustizia in Italia in cui è aperto un fascicolo a carico di Berlusconi: da Bari a Napoli, passando per Milano (e Roma, dove è aperta un'indagine per rivelazione di segreti d'ufficio che vede coinvolti i vertici del mondadoriano Panorama per la fuga di Valter Lavitola). Due soltanto però sono le vicende che davvero impensieriscono il leader di Forza Italia. Vediamo.

Qui Milano
Dal punto di vista delle prove e della quasi certezza di un rinvio a giudizio, il capoluogo lombardo è al momento il più attrezzato. È vero che nessuna misura di custodia cautelare verrebbe emessa, ma è altrettanto vero che i pm potrebbero decidere di chiedere un nuovo processo immediato sulla semplice base degli atti trasmessi dalle due sezioni del tribunale che si sono occupate del caso Ruby e che hanno indicato con chiarezza come «l'imputato abbia inquinato pesantemente le prove», pagando i testimoni e conducendo indagini illegali su Ruby.

Questo tipo di procedura, possibile quando la prova raccolta ha un'evidenza «storica», in assenza di «legittimi impedimenti» potrebbe portare a una nuova condanna di Berlusconi molto velocemente, con una pena da un minimo di 3 a un massimo di 8 anni. Il problema è che, essendo ormai un pregiudicato e già condannato in primo grado a 7 anni di reclusione nell'ambito della stessa vicenda, il Cavaliere non usufruirebbe di nessuno sconto.

La nuova condanna porterebbe il cumulo delle pene a salire oltre i 10 anni e a quel punto l'arresto potrebbe diventare una concreta possibilità appena una delle due sentenze diventasse definitiva in Cassazione, ovvero entro il 2014. La stessa inchiesta, che vedrebbe indagate una trentina di persone, tra cui anche gli avvocati Ghedini e Longo per favoreggiamento, dovrebbe essere divisa in tre parti: quella relativa ai falsi testimoni con citazione diretta a giudizio davanti al giudice monocratico, senza cioè udienze preliminari; quella relativa alle «olgettine» retribuite mensilmente, con un altro processo immediato; quella sui due avvocati con un processo ordinario.

Qui Napoli
Allo stato sembra essere l'inchiesta che più fa paura a Berlusconi, anche se ieri sera il procuratore Colangelo ha smentito che l'imputato e detenuto Valter Lavitola, ex direttore dell'Avanti e faccendiere con entrature centroamericane, si sia deciso a collaborare con i pm Woodcock e Piscitelli in una nuova indagine per corruzione internazionale su affari Impregilo a Panama.

A Napoli comunque Berlusconi è stato rinviato a giudizio per corruzione dell'ex senatore De Gregorio «comprato» con tre milioni di euro (di cui due in nero) per far cadere il governo Prodi. Il processo inizierà nel febbraio 2014. Lavitola però starebbe delineando una nuova vicenda corruttiva per gli affari di Impregilo a Panama nell'ambito di un'indagine in cui sono emerse intercettazioni telefoniche dello stesso Berlusconi.

Indimenticabili le fotografie del faccendiere al seguito dell'ex Premier nella repubblica centroamericana. D'altronde Lavitola aveva anche ottimi rapporti con un altro personaggio che anima gli incubi giudiziari del Cavaliere: «Giampi» Tarantini.

Qui Bari
«Gianpi», che attualmente è imputato per sfruttamento della prostituzione, era l'uomo che procurava ragazze, come la escort Patrizia D'Addario, all'harem di Palazzo Grazioli a Roma. Ma, secondo le accuse, Berlusconi lo avrebbe spinto a testimoniare il falso (un vizietto, se si pensa all'inchiesta di Milano e al processo Mills) affinché mentisse su questa circostanza. L'indagine è chiusa e si attende un rinvio a giudizio. Anche qui, nessuna manetta in vista. Ma condanne possibili sì. E alla fine il conto per il Cavaliere potrebbe essere salatissimo.

2. BERLUSCONI E IL GIORNO DEGLI SCIACALLI
Salvatore Merlo per "Il Foglio"

"Speriamo vada tutto bene, altrimenti vuol dire che verrete a trovarmi a San Vittore...". E cosa importa che sia un timore irrazionale, o forse una favola mostruosa come sibila pacato il suo gran difensore Franco Coppi; Berlusconi, che vi si è accostato, a poche ore dal voto sulla sua decadenza, oggi in Senato, sa che nessun inferno è meno incorporeo e più atroce del timore di perdere la libertà, vicenda minuziosamente, crudelmente umana.

"E' in atto una gara a chi mi agguanta prima tra le procure di Milano e Napoli", dice il Cavaliere, fiero e triste, osservando i deputati e senatori della sua Forza Italia ("ora che siamo di meno siamo anche più simpatici"). E per un attimo la sala della Regina, a Montecitorio, con i suoi marmi sontuosi e gli arazzi sbiaditi, s'invade d'una tetraggine illimitata, le parole di Berlusconi sono fredde e perenni, colano dall'alto sui parlamentari riuniti in silenzio attorno alla sua maestà in caduta, "siamo al dunque".

Ma il Cavaliere conserva in tasca una lama di speranza, "il voto non è scontato", dice, lui che pure si porta addosso come un presentimento di sciagura, quasi una gobba: la decadenza e l'obbligo dei servizi sociali riflettono l'immagine della debolezza e della solitudine, dell'ultimo sfregio, la prigione per mano d'un pm in cerca di gloria, d'uno scalpo clamoroso, il suo, l'arresto cautelativo del gran Belzebù d'Italia, del Caimano. "E' inverosimile", dice Coppi, ma per Berlusconi un carcere (quello dei servizi sociali) può specchiarsi in un altro carcere e racchiuderlo; per lui il problema è sempre quello della libertà: dall'abuso della forza nasce l'orrore. E questa è una realtà che gela Berlusconi con le parvenze dell'incubo, "mi vogliono annientare fisicamente".

Eppure la rassegnazione, la mansuetudine, la certezza che si vince militando nella coorte degli sconfitti, tutto ciò non lo pervade. Oggi pomeriggio Denis Verdini ha organizzato una manifestazione sotto Palazzo Grazioli, poi andrà in scena il dibattito pirotecnico in Senato, a seguire il voto in Aula fra gli strepiti, infine un "Porta a Porta" forse destinato a entrare nella storia dell'Italia politica come quello del contratto con gli italiani. "E non finisce qua", promette e minaccia il Cavaliere circondato, condannato e quasi espulso.

"Non ci sono più le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo", dice Paolo Romani, il capogruppo in Senato, uomo della moderazione e della misura come cifra politica, "la decadenza di Berlusconi equivale alla morte della democrazia", ruggisce stavolta. E la ri-Forza Italia si prepara così alla guerra guerreggiata, un movimento politico attraversato da un funesto, dionisiaco, quasi radioso furore: "Letta si deve dimettere, abbiamo già informato il Quirinale", mormora tra i denti Renato Brunetta, che essendo fatto di polvere urticante trova la sua dimensione ideale in questo crepuscolare conflitto che ormai attende tutti con le sue incognite promesse.

"Anche il maxiemendamento alla Legge di stabilità è irricevibile", dice, "per quanto ci riguarda le larghe intese sono finite, con oggi si apre la crisi". Enrico Letta ha ancora sette voti di vantaggio sulle opposizioni nel traballante Senato che da oggi sarà dunque la Camera dell'incertezza come ai tempi grami di Romano Prodi; l'Aula dei ricattucci, in balìa dei manipoli responsabili, delle trame neocentriste del solito Casini, delle vaghezze di Mario Monti, delle bizze e delle contorsioni di un Pd che sta per consegnarsi, l'8 dicembre, tra mille dolori, nelle ambiziose mani di Matteo Renzi. Per ciascuno degli attori sul proscenio un passato ancora prossimo è perduto e fermenta di asprezze, come per Giorgio Napolitano così per Letta, "la situazione non è semplice", ammette il presidente del Consiglio, avaro di parole, ma illuminato d'una torbida luce di sfacelo, "adesso lavoro per evitare il caos".

Berlusconi ancora ieri notte, a lungo, fino all'ultimo, ha cercato nel rinvio del voto sulla sua decadenza la liberazione più difficile, come una pace, ma poi il Cavaliere, persuaso da un animoso fatalismo, si è arreso. Nemmeno il tiro alla fune sulla Legge di stabilità ha intimorito né ovviamente incrinato le contundenti certezze dei suoi avversari. E così raccontano che a tarda sera Berlusconi abbia ascoltato in televisione le parole di Danilo Leva e Roberto Speranza, dei leader del centrosinistra e del Movimento 5 stelle, "Berlusconi è l'antistato", e il Cavaliere ha ricavato da quei volti "sprezzanti e sicuri" la purezza della persuasione cieca dei nemici. "E' finita", ha sospirato; la sua lunga, sconvolgente avventura politica è arrivata a un punto. "Ma anche il governo è arrivato al punto", dice Daniela Santanchè, "dovevamo farlo prima". E un rimpianto ne contiene un altro, come una scatola chiude un'altra scatola, "se avessimo riformato la giustizia...".

 

 

Silvio berlu silvio berlu occhiali SILVIO BERLUSCONI SILVIO BERLUSCONI E DIETRO LA SCRITTA TASSE jpegBruti Liberati coppi ghedini by fatto quotidiano Ruby rubacuori ruby rubacuori de gregorio e lavitola HENRY JOHN WOODCOCK lavitola tarantiniberlusconi e lavitola a panamapaolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse SANTANCHE AGGREDITA matteo renzi lingua

Ultimi Dagoreport

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…