silvio berlusconi giorgia meloni

BERLUSCONI È IN BALIA DI UNA GUERRA TRA BANDE IN FORZA ITALIA – DA UNA PARTE CI SONO I FALCHI GUIDATI DALLA RONZULLI, DALL’ALTRA I “GOVERNISTI” TAJANI, BERNINI E COMPAGNIA (DAGOREPORT). IL “NON SONO RICATTABILE” SCANDITO CON VELENO DALLA MELONI IERI SERA HA GETTATO BENZINA SUL FUOCO NELLO SCONTRO INTERNO A "FARSA ITALIA" – L’EX INFERMIERA RONZULLI, RIMASTA A MANI VUOTE DOPO IL VETO DELLA DUCETTA PER UN MINISTERO, TORNA ALL’ATTACCO: “GIORGIA VUOLE PROVOCARE LA SCISSIONE IN FORZA ITALIA” – LA RESA DEI CONTI ARRIVERÀ CON LA SCELTA DEI CAPIGRUPPO…

LEGGI QUI IL DAGOREPORT

 

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

SILVIO BERLUSCONI CON GLI APPUNTI SULLA MELONI AL SENATO

«Vuole provocare la nostra scissione», dicono dall’ala dei falchi di Forza Italia, quelli del giro di Licia Ronzulli; quelli accusati di scavare trincee per sabotare la nascita del governo a guida Giorgia Meloni, che sono davanti alla tv alle 19.54 quando sentono dalla voce della presidente del Consiglio in pectore scandire che al foglietto di Berlusconi «mancava un punto, che io non sono ricattabile». «E ora chi glielo va a dire?», confabulano tra di loro riferendosi all’ex premier, che proprio in quei momenti meditava una possibile via d’uscita dallo scontro con la leader di FdI e accarezzava pure la possibilità «di usare le prossime ore e i prossimi giorni per chiarirci», forse anche per chiedere scusa.

 

Per Berlusconi, per FI, per tutti, insomma, il giorno due della legislatura è anche peggio del giorno uno. Peggio del vano tentativo di far mancare i voti per Ignazio La Russa al Senato, peggio dei «no» ricevuti in sequenza sulle caselle di governo e della danza politicamente macabra che hanno finito per generare.

 

SILVIO BERLUSCONI IN SENATO

Il giorno due è oltre, è di più: tanto si diradano le nubi su chi era in difficoltà fino a ieri l’altro, come Matteo Salvini; tanto si concentrano su Forza Italia, ormai spaccata in due tra «governisti» senza ancora un governo (Antonio Tajani, Anna Maria Bernini e compagnia) e i cosiddetti «antigovernisti» (Ronzulli e un folto drappello di parlamentari di Senato e Camera).

 

L’elenco

Maledetti elenchi. Maledette prime volte. C’era un elenco corredato da numeri anche quel giorno al Quirinale, alle consultazioni dopo il voto del 2018, in cui Salvini parlava per la prima volta a nome di tutto il centrodestra e Silvio Berlusconi provava a recuperare centimetri di centralità politica sottolineando con le dita «e uno, e due, e tre», arrivando fino a dieci. Ed era stato l’inizio di un lungo periodo di gelo tra il Cavaliere e il segretario leghista.

 

silvio berlusconi licia ronzulli

Stavolta Berlusconi si è fermato a quattro. Non mimando ma scrivendo; non nei confronti di Salvini ma contro Giorgia Meloni, definita in un appunto vergato su carta intestata «Villa San Martino» donna dal comportamento «supponente», «prepotente», «arrogante», «offensivo». E se non fosse intervenuto un tratto di penna inserito a mo’ di cancellazione, anche «ridicola». Una persona (la grafia del Cavaliere è chiara e inconfondibile) che «non ha nessuna disponibilità al cambiamento» e con cui «non si può andare d’accordo».

 

licia ronzulli silvio berlusconi.

Qualcuno ipotizza che fosse un messaggio che voleva e doveva arrivare a destinazione, che l’ostentazione dell’appunto sul banco del Senato e la piena consapevolezza della potenza dei teleobiettivi dei fotografi erano state messe in conto; altri che il Cavaliere, al contrario, avesse detto di aver raccolto «giudizi altrui» su Meloni e di averli appuntati come appunta per abitudine ogni cosa di cui si trova a parlare, persino il menù del pranzo o della cena. Le ore che arrivano senza una smentita, e l’intervento del presidente del Senato Ignazio La Russa («Berlusconi dica che è un fake») sono benzina sul fuoco di un cantiere in fiamme.

 

La guerra in Forza Italia

Tajani, Bernini e il pacchetto di mischia delle «colombe» azzurre, che hanno attivato canali in proprio con FdI, hanno detto a chiunque che la strategia di sabotare il cantiere del governo Meloni è stata un errore. Hanno l’appoggio della vecchia guardia del berlusconismo, da Fedele Confalonieri a Gianni Letta, termometri di quel «partito azienda» che è governista per definizione sempre, figurarsi ora che in maggioranza c’è anche FI.

 

licia ronzulli antonio tajani

L’ala dei «falchi», capitanata da Ronzulli, conta su un robusto drappello di parlamentari. Senza un intervento chiaro di Berlusconi, la disputa uscirà dal «dietro le quinte» per finire sulla scena già all’inizio della settimana. L’occasione? La partita per i capigruppo. Ronzulli, ormai rassegnata al veto su un suo futuro da ministra, sogna di scalare il coordinamento del partito e magari, prima ancora, di candidarsi a guidare il gruppo al Senato.

 

Alla Camera Giorgio Mulè, forte del credito aumentato dall’esperienza nel governo Draghi, o Alessandro Cattaneo potrebbero lanciare un’opa sulla riconferma di Paolo Barelli, che sta nel gruppo Tajani. Una giostra che rischia di triturare tutto. Rapporti umani, coalizione, quel che resta del partito. Tutto.

berlusconi tajani 8silvio berlusconi con antonio tajanisilvio berlusconi antonio tajaniANTONIO TAJANI - SILVIO BERLUSCONI - MARTA FASCINA

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”