BERLUSCONI PREOCCUPATO DAI CASINI DEL PD. IL SINDACO DI FIRENZE “È FATTO DI UNA PASTA”, MA GLI ALTRI “SONO I SOLITI COMUNISTI” E STANNO FACENDO “DI TUTTO” PER FAR SALTARE IL BANCO

Salvatore Dama per "Libero quotidiano"

Si chiama Villa Paradiso. Ed è una maison du relax sulle rive del lago di Garda. Da ieri sera ospita Silvio Berlusconi e Giovanni Toti. Due ospiti speciali con un obiettivo in comune. Rimettersi in forma (tradotto: perdere peso) in vista della campagna elettorale per le elezioni europee. Che il Cavaliere ha intenzione di far partire con largo anticipo, visto che non sa se da aprile in poi «i soliti giudici» gli impediranno, come teme, di comiziare liberamente per l'Italia.

Sette chili in sette giorni era una passeggiata. Silvio ne deve perdere otto, da qui a sabato. Vuole tornare in tv e si sa che il piccolo schermo ingrassa: lui vuole apparire tonico nell'aspetto fisico oltre che convincente nei contenuti. E raccontano che sia stato proprio il direttore del Tg4, coordinatore in pectore di Forza Italia, a proporre all'ex premier il ritiro a base di tisane e passati di verdura, massaggi e fitness.

L'occasione è buona anche per starsene un po' lontani da Roma e da tutti i casini sorti nel partito proprio in seguito all'intenzione, dichiarata dal Cavaliere, di puntare tutto su un nome esterno a piazza San Lorenzo in lucina. Quello di Toti, appunto.

Non ancora digerito dalla classe dirigente azzurra. Che mugugna. Per la scalata del giornalista Mediaset, ma anche per i continui rinvii delle nomine del nuovo bureau forzista. L'unico incarico affidato è toccato a Daniela Santanchè, nuovo responsabile del fundraising del partito. Per il resto è tutto congelato. Oltretutto Silvio negli ultimi giorni è stato concentrato sulla pratica post Porcellum. Berlusconi è ancora soddisfatto per l'accordo chiuso con Matteo Renzi sulla legge elettorale e sulle riforme. Patto che l'ha proiettato di nuovo al centro della scena.

E, tuttavia, si dice preoccupato dalle dinamiche interne al Partito democratico. Il sindaco di Firenze «è fatto di una pasta», ma gli altri «sono i soliti comunisti» e stanno facendo «di tutto» per far saltare il banco. Silvio si domanda se terrà l'argine dei renziani. Perché è chiaro che, se passa la linea di Cuperlo e le preferenze uscite dalla porta rientrano dalla finestra, «l'accordo salta».

Le regole di voto creano più di un attrito tra Forza italia e Nuovo centrodestra. «È davvero singolare che a invocare a gran voce le preferenze siano proprio quelli che si trovano in Parlamento senza averne mai presa una», è l'attacco della senatrice Elisabetta Alberti Casellati agli esponenti di Ncd, che chiedono un sistema di voto con la possibilità di indicare il candidato. Gli uomini di Angelino Alfano, prosegue, «dimenticano che per decenni le preferenze hanno rappresentato un aspetto censurabile e deleterio della Prima Repubblica».

Finché erano nel Pdl, i governativi si erano sempre opposti alle preferenze. «Quanto è corta la memoria di alcuni», ironizza il responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini, «al tempo eravamo tutti uniti nel condannare i signori dei pacchetti di voti coinvolti in scandali per voto di scambio». Mentre oggi «sembra che senza preferenze l'Italia non possa andare da nessuna parte».

L'accordo tra Berlusconi e Renzi è volto a «garantire la governabilità, il bipolarismo e la semplificazione del quadro politico. Ovvio», attacca Mara Carfagna, «che tutto questo non piaccia alle formazioni politiche minori che hanno come unico obiettivo la loro sopravvivenza ». Tuttavia il rischio che in Parlamento si formi una maggioranza trasversale che affondi il "renzusconi" c'è, Silvio non lo nega.

Comunque le regole di voto non sono la preoccupazione principale del Cavaliere. Le sue vicende giudiziarie rimangono una presenza fissa delle giornate berlusconiane anche mentre si affatica sul tapis roulant. In realtà ieri è arrivata anche una notizia che lascia speranza.

La Corte di Strasburgo ha dichiarato "ricevibile" un ricorso sulla retroattività della legge Severino in materia di incandidabilità dei condannati. Il caso è stato sollevato da un candidato alle regionali del Molise. È un primo sì che accende una speranza anche per il Cavaliere, dato che le due situazioni sono analoghe. Ora la Corte dovrà valutare la fondatezza del ricorso.

 

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