bernie sanders

BERNIE, BABY, BERNIE! - ''ABBIAMO IL 29,7% DEI VOTI''. DISASTRO PER BIDEN, LO STAFF DI SANDERS DIFFONDE I DATI DELL'IOWA VISTO CHE IL PARTITO DEMOCRATICO VA IN TILT E NON RIESCE A DARE I RISULTATI UFFICIALI: ''INCONGRUENZE NEI DATI'', MA ESCLUDONO UN FLOP DELL'APP, HACKERAGGI E INTRUSIONI - AL SECONDO POSTO CI SAREBBE BUTTIGIEG (24,6%), POI WARREN (21,1%) E SOLO QUARTO L'EX VICEPRESIDENTE CON IL 12%. MA QUESTI DATI SONO SOLO SUL 40% DEI SEGGI

  1. USA 2020: DATI PARZIALI STAFF SANDERS, VINCE COL 29%

il fumetto su bernie sanders

 (ANSA) - La campagna di Bernie Sanders ha diffuso i suoi risultati interni, corrispondenti a circa il 40% dei caucus in Iowa, dai quali emerge che il senatore del Vermont è primo nel conteggio finale con il 29,66%, seguito da Pete Buttigieg col 24,59%. Terza la senatrice Elizabeth Warren col 21,24%. Joe Biden quarto col 12,37%, mentre la senatrice Amy Klobuchar è al 11%. Sotto l'1% gli altri candidati.

 

Se il trend fosse confermato, si tratterebbe di una conferma superiore alle attese per Sanders e di un exploit per Buttigieg, che si imporrebbe come leader moderato ai danni di un molto deludente Biden e di una Klobuchar comunque in rimonta. La Warren dimostrerebbe invece di poter rimanere in corsa nel duello a sinistra con il senatore del Vermont. La campagna di Sanders ha giustificato così la decisione di diffondere dati parziali interni: "riconosciamo che questo non rimpiazza i dati completi del partito democratico dell'Iowa ma crediamo fermamente che i nostri supporter abbiano lavorato troppo a lungo per vedere ritardati i risultati del loro lavoro".

 

 

joe biden bernie sanders

  1. FLOP DEM IN PRIMARIE IOWA, CAOS E RITARDI NEI RISULTATI

Claudio Salvalaggio per l'ANSA

 

Le primarie democratiche per la Casa Bianca partono col piede sbagliato: la macchina organizzativa del partito va in tilt e a notte fonda in America non si conoscono ancora i risultati dei caucus dell'Iowa, che danno il calcio d'inizio della competizione. Probabilmente slitteranno al pomeriggio ora italiana. "Crisi di nervi nel partito democratico. Non riescono a gestire i caucus e vogliono governare. No grazie", infierisce subito su Twitter Brad Parscale, il manager della campagna di Donald Trump. Il tycoon intanto esulta per la sua scontata "grande vittoria" nelle primarie repubblicane in Iowa contro due comparse: l'ex membro del Congresso Joe Walsh e l'ex governatore del Massachusetts Bill Weld.

bernie sanders 1

 

All'inizio il ritardo dei risultati dei caucus democratici sembrava un vero giallo. Dopo tre ore ancora nessun dato. "L'integrità dei risultati è di primaria importanza. Ci sono stati dei ritardi per controlli sulla qualità", è stata la prima spiegazione del partito democratico, che poco prima della mezzanotte ha ammesso di avere a disposizione solo il 25% dei dati. Le campagne dei candidati sono state subito informate ma questo non è bastato a fugare dubbi e preoccupazioni. Quella di Joe Biden ha scritto una lettera pretendendo spiegazioni.

 

Che alla fine sono arrivate con un comunicato ufficiale. "Abbiamo trovato incongruenze nel riportare tre serie di dati", ha spiegato il partito, che ha cambiato le regole proprio per evitare le contestazioni del 2016 di Bernie Sanders e ha deciso per la prima volta di comunicare i dati del primo e del secondo voto, nonché quello dei delegati conquistati. "Oltre ad usare sistemi tecnologici per tabulare i risultati, abbiamo usato foto e documentazione cartacea per confermare che tutti i risultati corrispondano", ha spiegato il partito, escludendo un flop dell'app usata, hackeraggi e intrusioni.

 

bernie sanders e hillary clinton 8

Ma dietro le quinte si raccontano scene di caos totale, di presidenti di seggio che non riuscivano a parlare con la centrale, linee occupate, telefono riattaccati. Alla fine si procederà con un conteggio manuale che richiederà molte ore e che lascerà un segno negativo su questi caucus. Ma alcune anticipazioni sono filtrate lo stesso: il senatore Bernie Sanders dovrebbe essere il vincitore, forse seguito dall'ex sindaco di South Bend Pete Buttigieg, ma anche le senatrici Elizabeth Warren ed Amy Klobuchar avrebbero avuto risultati lusinghieri.

 

Il grande sconfitto sembra l'ex vice presidente Joe Biden. Tutti hanno voluto parlare davanti alle centinaia di fan che affollavano i loro party elettorali ma solo qualcuno è sembrato cantare vittoria. "Stanotte è l'inizio della fine di Donald Trump, il presidente più pericoloso della storia Usa, un presidente corrotto, un bugiardo patologico", ha esordito Bernie.

 

"Che nottata! Non sappiamo i risultati dell'Iowa ma andremo in New Hampshire vittoriosi", ha promesso un radioso Buttigieg. "Sappiamo che ci sono dei ritardi nei risultati ma sappiamo una cosa, abbiamo superato le nostre aspettative", gli ha fatto eco la Klobuchar. "La nostra agenda non è solo quella dei democratici, è un'agenda per America", ha detto la Warren. Nessuna nota ottimista da Biden, che si è limitato ad attaccare Trump dicendosi pronto "a dargli il soprannome di ex presidente".

 

 

  1. LA LUNGA MARCIA DI SANDERS CHE GIOCA DA «OUTSIDER» (E PUNTA ALLA BASE DI TRUMP)

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera

 

BERNIE SANDERS

Al Des Moines Airport Holiday Inn «lo staff» di Bernie Sanders ha cominciato a preparare le sale per il grande party elettorale fin dalle otto di lunedì mattina. La sala stampa sembra quella di un vertice internazionale: 432 postazioni che non si riveleranno sufficienti per soddisfare le richieste dei giornalisti accreditati.

 

Nella notte i risultati ufficiali di una competizione tirata e indecisa. Gli ultimi sondaggi davano praticamente alla pari Sanders e il trentottenne sindaco di South Bend, Indiana, Pete Buttigieg. Joe Biden ed Elizabeth Warren sembravano scivolati un po' più indietro.

Dall' Iowa, dunque, dovrebbe uscire uno scenario bipolare. Da una parte il blocco moderato, con un nuovo leader potenziale, il giovane Pete; dall' altra il settantasettenne senatore del Vermont, il rivoluzionario di ritorno, la figura che sta già scompaginando la politica americana.

 

Nel 2016, proprio qui, Sanders fu sconfitto per un niente da Hillary Clinton e in pochi avrebbero pensato di rivederlo, quattro anni dopo, ripartire dai caucus , questa volta non da outsider, bensì come il front-runner da battere.

 

BERNIE SANDERS COME GEORGE COSTANZA IN SEINFELD

Ancora nell' ottobre scorso la sua formula «sovversiva» era apparsa obsoleta, superata dal «riformismo di struttura» predicato da Elizabeth Warren. In quelle settimane Bernie era in ospedale, alle prese con i postumi di un attacco cardiaco. Lentamente si è ripreso la scena, alla sua maniera, rivendicando la titolarità del neo socialismo americano. L' università, la scuola gratis per tutti. La tassazione pesante sui « millionaires e billionaires », la lotta contro le «big corporation» del petrolio, dei farmaci, delle armi.

 

Hillary ha detto che «Sanders non piace a nessuno». E probabilmente ha ragione.

Solo che bisogna intendersi su quel «nessuno». Stiamo parlando dei dirigenti del partito democratico? Allora va bene. Vogliamo intendere gli altri candidati alle primarie?

D' accordo. Ma se abbiamo in mente gli elettori, soprattutto i giovani, allora no, siamo completamente fuori strada.

buttigieg bacia il marito

 

Sanders lo ha dimostrato in questi giorni di campagna in Iowa. Un continuo: che cosa fa Bernie? Dov' è Bernie? Le persone si sono messe in coda, talvolta per ore, pur di sentirlo parlare anche solo per 10-15 minuti. Al comizio-concerto rock con i Vampire Weekend, sabato scorso, a Cedar Rapids, nello sprofondo, sono arrivati in tremila. Domenica 2 febbraio Misty Rebik, la responsabile della sua campagna in Iowa, specialista nell' organizzazione di eventi, ha allestito un party per guardare il Super Bowl con i fan.

pete buttigieg

La partita iniziava alle 17.30.

 

Già alle 14 il servizio d' ordine mandava indietro la gente.

Non c' era più un metro quadro libero al Bar & Grill Ingersoll Tap di Des Moines. Bernie ha parlato per sei minuti intorno alle 17 e poi è partito per Washington dove ieri mattina ha partecipato alle fasi finali del processo contro Donald Trump al Senato. In serata era di nuovo a Des Moines.

 

Il test dell' Iowa è fondamentale per pesare le chanche di Sanders anche in prospettiva. È uno Stato che con tutta probabilità si confermerà territorio trumpiano nelle presidenziali del 3 novembre.

 

Tuttavia il consenso per il presidente non è granitico. Si cita spesso il disagio dei farmer, colpiti dai dazi cinesi. Tutto giusto: l' agricoltura o meglio la filiera agroindustriale è indubbiamente un asse portante dell' economia locale. Ma i «farmer» rappresentano solo l' 1,3% della forza lavoro in Iowa. Decisamente più interessanti, anche se meno visibili, gli operai della manifattura (14% degli occupati), oppure gli insegnanti e gli impiegati scolastici (9%). Tutte categorie che nel 2016 hanno votato per Trump. Sono questi i nuovi soggetti del blocco sociale che guarda a Sanders?

elizabeth warren

 

Abbiamo girato la domanda a Carol Hunter, direttore di Des Moines Register , il giornale più importante della regione.

«Nel partito democratico locale è sempre esistita un' ala molto radicale.

Ma ora il messaggio populista di Sanders ha allargato quei confini. I piccoli imprenditori, gli stessi farmer e naturalmente gli ambienti conservatori evangelici continueranno a sostenere Trump. Ma certamente Sanders può rubargli molti voti nel mondo della manifattura, tra i blue collar , gli insegnanti e gli studenti. Noi come giornale abbiamo deciso di appoggiare Elizabeth Warren, ma in questa fase il populismo di Sanders potrebbe sfondare nei nostri caucus e poi nel resto del Paese».

elizabeth warren

 

Il percorso, però, sarà complicato anche per lui. Non è facile reggere una fuga in solitaria, senza prevedere alleanze per una questione di principio. Finora Bernie si è proposto come l' unico argine anti-Trump, «il presidente più corrotto della storia». Adesso dovrà misurarsi, innanzitutto, con la concretezza di Buttigieg. Inoltre dovrà fare breccia nella comunità afroamericana, tra i latinos. Insomma, è ancora lunga.

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)