giorgia meloni

“MIA MADRE STAVA PER ABORTIRE, NON SAREI DOVUTA NASCERE. C'ERA GIÀ MIA SORELLA. LA STORIA CON PAPÀ ERA FINITA. TUTTI LE AVEVANO DETTO DI NON TENERMI E LEI ERA ANDATA IN CLINICA MA SULLA SOGLIA HA ESITATO” - BOMBASTICA INTERVISTA A GIORGIA MELONI BY CAZZULLO: “A TRE ANNI HO DATO FUOCO ALLA CASA. PER CAMPARE LA MAMMA HA FATTO MILLE LAVORI, ANCHE SCRIVERE ROMANZI ROSA CON VARI PSEUDONIMI, TRA CUI JOSIE BELL: NE HA PUBBLICATI 144 - LA FESTA DI ATREJU? LA CHIAMAVANO "ATROJA" - BERLUSCONI NON CREDO MI ABBIA MAI CAPITA. FINI? A VOLTE PENSO CHE NON RIUSCIVA PIÙ A REGGERE QUESTA VITA - BOSSI? MI CHIAMAVA LA ROMANINA - SALVINI? IL NOSTRO NON È MAI STATO UN RAPPORTO CHE ANDASSE OLTRE LA POLITICA - RENZI ORMAI È UN UOMO D' AFFARI. ENORME DELUSIONE”

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

GIORGIA MELONI CON LA MADRE E LA SORELLA

 

Giorgia Meloni, qual è il suo primo ricordo?

«Ho tre anni e sto annegando. L'acqua si chiude sopra di me. Mio padre ci aveva lasciato in barca con una tata che non sapeva nuotare. Da allora una delle mie paure più grandi è morire affogata. Per questo ho fatto nuoto, agonismo, immersioni».

 

Mi pare un buon motivo per evitare nuoto e immersioni.

«Al contrario. Io sono piena di paure; per questo le impatto. Mi impongo di vincerle.

Ogni volta che faccio sub mi viene un attacco di panico; e l' unico rimedio è mettere la testa sott' acqua. La sola paura che non ho impattato è quella degli scarafaggi. Li vedo e scappo».

 

GIORGIA MELONI

Nel suo libro lei racconta che sua madre stava per abortire, e lei non sarebbe dovuta nascere.

«È vero. C' era già mia sorella Arianna. La storia con papà era finita. Tutti avevano detto a mamma di non tenermi, e lei era andata in clinica, digiuna, per fare le analisi prima dell'intervento. Sulla soglia ha esitato. Poi si è detta: io questa creatura la voglio. Così ha attraversato la strada, è entrata al bar, ha ordinato cappuccino e cornetto. Mi sono salvata così».

 

Però è cresciuta senza padre.

«Un padre che non c'è, che si dissolve è un padre che non ti vuole. Che ti rifiuta. È forse una ferita più profonda di un padre che muore».

GIORGIA MELONI DA PICCOLA

 

Però con sua sorella andavate a trovarlo alle Canarie, dove si era trasferito.

«Avevo 11 anni. Lui sparì in barca e ci lasciò con la sua compagna, che non era entusiasta. Decisi che non l'avrei rivisto mai più. Quando compii 13 anni mi mandò un telegramma: "Buon compleanno, Franco". Non "papà"; Franco. Mi dissi che avevo fatto la scelta giusta».

 

Non l'ha più rivisto?

«No. Mia sorella sì; io non ho voluto. Quando è morto, non ho provato nulla. Né dolore, né gioia; che sarebbe comunque stata un' emozione. Non lo odiavo, e non lo amavo».

 

Com'è possibile?

«A lungo ho creduto che il fatto di non avere un padre non mi avesse cambiata. Solo di recente ho capito che non è così. Non avere un padre è come un buco nero, un pozzo chiuso. E io quel pozzo non potevo permettermi di riaprirlo».

GIORGIA MELONI CON LA FIGLIA GINEVRA

 

Qual è la sua paura più grande?

«Deludere. Gli altri e me stessa. Per questo lavoro e studio come una pazza».

 

Pensavo il fuoco

«Perché a tre anni ho dato fuoco alla casa? Fu anche colpa di mia sorella però Avevamo smontato la casa di Barbie per farne un' astronave. Non contente, volevamo dare una festa, solo per noi due. Così abbiamo acceso una candela, in vista della serata, poi abbiamo chiuso la porta e siamo andate a vedere i cartoni. Presero fuoco i pupazzetti e i pasticcini. La mamma sentì un rumore e aprì la porta: c' erano le fiamme al soffitto».

giorgia meloni cover

 

Doveste cambiare casa e quartiere.

«Andammo ad abitare vicino ai nonni. Da loro io e mia sorella passavamo molto tempo.

Era una casa di 38 metri quadrati. Nel corridoio c' era un mobile-letto dove Arianna e io ci coricavamo insieme: "Una de capo e una de piedi", diceva la nonna. Insomma, dormivo con i piedi di mia sorella in faccia. Per campare la mamma ha fatto mille lavori, anche scrivere romanzi rosa con vari pseudonimi, tra cui Josie Bell: ne ha pubblicati 144».

 

Lei da piccola era chiusa.

«Molto. La Russa mi dice di continuo: "Devi sorridere di più, sei sempre incazzata" ( la Meloni si produce in una discreta imitazione di La Russa ). Gli ho fatto vedere una foto dell' asilo: avevo un muso lungo così».

giorgia meloni a verissimo 1

 

Ed era grassa.

«Parecchio. Ho combattuto con le diete tutta la vita. Il ricordo più brutto è al mare, ancora adesso vado al mare a Coccia di Morto, la spiaggia del film Come un gatto in tangenziale . Ci sono dei ragazzi che giocano a pallavolo, io chiedo di unirmi a loro, e quelli mi fanno: "A' cicciona, te non puoi gioca'". Avrei voluto morire».

 

Così quando poi l'ha criticata Asia Argento

«Per la "schiena lardosa"? Non me n' è fregato nulla. Ero appena diventata mamma».

 

Lei scrive di essere contro le quote rosa: «Sono una donna, non voglio essere trattata come un panda».

«Sono per il merito. Non capisco le donne del Pd, tutte felici perché il capo ha deciso che due di loro potevano fare le capogruppo. Tu non devi andare al potere perché l'ha stabilito un uomo, ma perché sei la migliore. In Fratelli d'Italia è andata così».

 

giorgia meloni francesco lollobrigida

Esiste la solidarietà femminile?

«No. Al contrario: le donne tendono a competere tra loro, come se giocassero un campionato di serie B. Però esiste la solidarietà tra mamme. Ho un ricordo molto dolce di Laura Boldrini, da cui mi separa tutto, che mi accarezza la pancia. Roberta Pinotti mi mandò un paio di scarpine da neonata. Sono gesti che restano».

 

giorgia e arianna meloni

Lei era amica di Roberto Speranza, ma ha presentato una mozione di sfiducia contro di lui.

«Ci è rimasto malissimo. Ma sulle chiusure ha sbagliato tutto. Ho un buon rapporto con molti avversari; però non li risparmio. Se fossi io al suo posto, Roberto non mi avrebbe risparmiata. E avrebbe avuto ragione».

 

Si iscrisse al Fronte della Gioventù da ragazzina.

giorgia meloni con la sorella arianna

«Telefonai alla sede del Msi in via della Scrofa - qui dove siamo ora, nella stanza di Almirante - per chiedere dove fosse la sezione più vicina a casa. Andai. Mi aprì un ragazzo che si chiamava Alessandro ma si faceva chiamare Marta».

 

Marta?

«Era il nome di battaglia. Nessuno chiamava l'altro con il suo vero nome. Un retaggio degli anni 70. Il capo lo chiamavano Peo: aveva i capelli lunghi, il chiodo e la spilletta dei Ramones; pensavo di essere finita in un centro sociale. Capitava di telefonare a casa e chiedere di Pinotto e Nocciolino, con enorme imbarazzo delle madri».

GIORGIA MELONI CON LA FIGLIA

 

Poi la mitica sezione del Msi di Colle Oppio.

«Passata indenne attraverso i sindaci comunisti, rispettata da Rutelli e Veltroni, e chiusa dalla Raggi. Per odio, furia, e totale mancanza di cultura politica».

 

La festa di Atreju.

«Chi la chiamava "Atreggiu", chi "Atroja", chi pensava fosse il nome di un pastore sardoè il protagonista della Storia infinita di Ende».

 

Gli scherzi ai leader ospiti.

«Ci cascavano tutti. Berlusconi fu indotto a maledire Pai Mei, "dittatore comunista del Laos", in realtà un personaggio di Kill Bill. Veltroni rispose sul degrado dell' immaginaria borgata Pinarelli. Fini si impegnò a battersi per i kaziri, minoranza cristiana oppressa in Turkmenistan».

GIORGIA MELONI ANDREA GIAMBRUNO

 

Avete fatto solo scherzi?

«Il ricordo più emozionante è quando Orbán disse che la canzone più bella sulla rivolta d'Ungheria l' aveva scritta un italiano: Pierfrancesco Pingitore».

 

Quello del Bagaglino?

«Lui. Tutta la platea si alzò a cantare "Avanti ragazzi di Buda". Se ci ripenso mi commuovo ancora».

 

È sicura che il futuro appartenga a quelli come Orbán? Non è meglio dialogare con Merkel?

GIORGIA MELONI CON LA MAGLIETTA IO SONO GIORGIA

«Noi non siamo contro l'Europa. Siamo per un' Europa confederale, che decide le grandi cose, e sulle altre lascia libertà agli Stati. Oggi accade il contrario: l'Europa ci dice che possiamo mangiare i vermi; e sulla pandemia si va in ordine sparso».

 

Perché non avete dato una mano a Draghi, invece di opporvi per sfruttare una rendita di posizione?

«Io sto dando una mano a Draghi. A un governo l'opposizione serve».

 

Vi sentite?

«A volte sì. Abbiamo un buon rapporto. Su Erdogan e sull'estradizione dei terroristi mi è piaciuto».

 

È il suo candidato al Quirinale?

«Avrebbe il vantaggio che poi si va a votare. Ma penso anche ad altri nomi. Che non intendo bruciare».

 

GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI

Di Berlusconi racconta che, quando lei lasciò il Pdl, lui le chiese: «Che cosa vuoi?». Come una persona convinta che tutto e tutti abbiano un prezzo.

«Non credo che Berlusconi mi abbia mai davvero capita. E non so se volesse trattenermi, o mettermi alla prova, o liberarsi di un po' di ex An».

 

Fini non esce male dal libro.

«Mi ha voluta vicepresidente della Camera a 29 anni e ministro a 31. Io avevo con lui un buon rapporto, ma ci sono voluti dieci anni per ricostruire dopo quello che ha fatto».

 

GIORGIA MELONI E GIANFRANCO FINI

Perché l' ha fatto?

«Non l' ho mai capito. A volte penso che forse non riusciva più a reggere questa vita. Una notte venne a una cena che avevamo organizzato da mesi: era nero. Non un sorriso, non una stretta di mano. Ci rimasi malissimo. Ma adesso capisco che certe volte, dopo quattro pranzi, due comizi, tre interventi tv, sei talmente stanco che hai voglia soltanto di dormire».

 

Bossi?

«Non ci siamo mai piaciuti particolarmente. Mi chiamava la Romanina».

GIORGIA MELONI AL SALONE DEL MOBILE

 

Come sono davvero i suoi rapporti con Salvini?

«Altalenanti. Il nostro non è mai stato un rapporto che andasse oltre la politica. Ma in certi periodi ci parliamo spesso, e ci mandiamo WhatsApp per ridere di chi vuole farci litigare; in altri, ci sentiamo meno. Adesso è uno di questi periodi».

 

Renzi?

GIORGIA MELONI ANDREA GIAMBRUNO

«Ormai è un uomo d' affari. Enorme delusione. Anche generazionale».

 

Qual è il suo obiettivo?

«Andare al governo».

 

Non crede che le serva una squadra?

«Sì. Sono molto soddisfatta dei miei venti senatori e trenta deputati: hanno fatto tutti la gavetta; sono pochi, e riescono a tenere in scacco il Parlamento. Ma dobbiamo dialogare, attrarre energie, aprirci in vari campi e gente che ne sa più di noi».

 

In tutta Europa la destra di governo non ha problemi con i diritti civili e le minoranze. Perché in Italia sì?

GIORGIA MELONI

«Non li abbiamo neanche qui. Io sono la persona meno omofoba che esista. Chi mi dà dell' omofoba, come l' altro giorno Fratoianni, lo fa per non discutere nel merito. Sono contraria alla gerarchia nella discriminazione; perché le grandi discriminate saranno le donne».

 

Perché?

«Pensi ad esempio a quando alle Olimpiadi i transgender potranno partecipare alle gare femminili. Lo sa che molte femministe si oppongono al ddl Zan?».

 

Nel libro racconta come ha conosciuto Andrea, il padre di sua figlia.

«Lo vidi in uno studio Mediaset, con le cuffie, bello come il sole. Ma non mi filò. Mi prese pure in giro. Stavo mangiando una banana durante la pubblicità, e lui venne a prendermi la buccia: "Ci manca solo di far vedere la banana". Poi ci siamo rivisti. Ho chiesto il suo numero a Giovanna, la mia portavoce, e gli ho mandato un sms innocente. Lui non si è fatto sfuggire l'occasione».

GIORGIA MELONI

 

Perché non vi sposate?

«Di solito non sono cose che chiedono le donne...».

 

L'ultimo capitolo è dedicato alla sua bambina.

«Dopo la sua nascita ho fatto un esame sulla fertilità: mi hanno detto che difficilmente avrei avuto altri figli, e che la situazione era già così quando è arrivata lei, contro ogni possibilità. Ginevra è un dono. Spero che un giorno sarà orgogliosa di me, e mi perdonerà per tutto il tempo che non le ho dedicato».

GIORGIA MELONIgiorgia meloni dejan cetnikovic al karaoke rock bike 1giorgia meloni con il gatto GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...