BOSS-ARIO FUNEBRE - IL FONDATORE DEL CARROCCIO, NONOSTANTE LE PRESSIONI DEI SUOI SOSTENITORI, ALLA FINE GETTA LA SPUGNA E RINUNCIA A SFIDARE IL BARBARO MARONI - VIA IL SUO NOME DAL VECCHIO SIMBOLO E TUTTI I PATRIMONI, D’ORA IN POI, SARANNO DEL PARTITO - AL SENATUR RESTERÀ UN FINTO ONORE (LA PRESIDENZA) E UN VERO ONERE: RISANARE EVENTUALI GUERRE INTERNE AL PARTITO - LA LEGA DI BOSSI LASCIA UN BUCO DI 1,3 MLN €...

Davide Vecchi per il "Fatto quotidiano"

"Non sarò più segretario, togli quella targa dalla porta". Umberto Bossi si è rassegnato: non si candiderà contro Roberto Maroni alla guida di quello che era il suo partito, la Lega Nord. Nonostante le insistenze di molti fedelissimi, che lo hanno accompagnato per venti anni e che vorrebbero vederlo sfidare frontalmente l'ex titolare del Viminale al congresso federale di sabato e domenica.

L'impegno a non candidarsi, messo nero su bianco e siglato ormai un mese fa con Bobo, poteva essere l'ennesimo dei patti non rispettati da Bossi e invece sarà uno dei pochi cui ha tenuto fede. Hanno tentato di tutto in questi giorni. A cominciare dal fidato Roberto Castelli, cui il Capo da anni promette un futuro da presidente della Regione Lombardia; il cofondatore della Lega, Giuseppe Leoni, confidente notturno del Senatùr e con lui proprietario del vecchio simbolo; Leonardo Carioni, amico di Giulio Tremonti, rappresentante della Lega in molte società pubbliche, che tre giorni a settimana da Como raggiunge Gemonio per spronare l'amico Umberto.

Lo zoccolo duro dell'ortodossia bossiana ha tentato. Fino a lunedì. Ma con l'approvazione del nuovo statuto, desideri e speranze sono state accantonate. Tutto è diventato vecchio. Simbolo, struttura del movimento, incarichi, ruoli, poteri. E Bossi. Definitivamente fuori gioco. In 40 pagine la legge della nuova Lega 2.0.

Cambia il simbolo: sostituito il nome di Bossi con la scritta "Padania", il cerchio con Alberto da Giussano, ora "appartiene al patrimonio della Lega Nord". Così come "beni immobili e da beni mobili, partecipazioni, titoli e disponibilità finanziarie, marchi e brevetti di proprietà della Lega Nord o dalle sue sezioni, a tutti i livelli, o da lasciti o donazioni comunque pervenuti". Tutto al nuovo Carroccio.

Ma il passaggio fondamentale dello Statuto che riguarda il Capo è nell'articolo 14: "Umberto Bossi è il padre fondatore della Lega Nord e viene nominato Presidente Federale a vita" ed "è garante dell'unità del Movimento". Se dunque ci saranno nuove guerre interne la responsabilità ricadrà su di lui, il vecchio Senatùr. Il recente passato, con le spese allegre compiute con i fondi del partito dall'ex tesoriere Francesco Belsito, la candidatura (forzata) di Renzo Bossi, nonostante non fosse un militante, la malattia del Capo nel 2004 e il potere finito nelle mani del Cerchio Magico, hanno spinto Maroni e i suoi a creare norme ad hoc per evitare che tutto ciò si ripeta.

Quindi si possono candidare solo militanti con un'anzianità dimostrata; in caso "di inerzia" o "mancata osservanza" è automatica l'espulsione . Sono vietati gli investimenti con "finalità speculativa". Inoltre, per essere nominati nel comitato amministrativo federale, nonché a segretari nazionali e altri incarichi servono almeno dieci anni di militanza continuativa. Per essere candidati al parlamento, infine, è richiesta come requisito anche una esperienza in amministrazioni ed enti locali.

Al vecchio Senatùr i suoi ripetono da lunedì che Maroni l'ha fregato, che lo statuto è stato scritto in buona parte proprio per metterlo ai margini, che quell'incarico è fittizio e che sarà fatto definitivamente fuori alla prima occasione. L'hanno convinto a rilasciare un'intervista a Sky per ribadire un po' della propria autonomia. "Io sono un soggetto che non ha bisogno di 'titoli' per poter fare le cose, perché io tante cose le so fare. Ed è difficile impedire a chi sa fare le cose di farle", ha detto.

"Maroni viene dalla sinistra", ha sussurato senza troppa convinzione. Per poi correggersi, quasi per timore, invitando a "cercare l'unità del movimento". Il Capo è stato messo in soffitta. E lo sa. Sulla porta del suo ufficio, nel quartier generale di via Bellerio, c'è la targa "Segretario federale Umberto Bossi".

Finita l'intervista, uscendo, s'è girato infastidito verso la segretaria: "Ti ho detto di toglierla, non sarò più segretario". È lì da venti anni, non si toglie con facilità. Così come con difficoltà Maroni si è fatto spazio nel partito. Sponda involontaria è arrivata dal Trota e dal Cerchio magico. Lunedì, dopo lo statuto, il consiglio federale ha approvato la revisione compiuta sul bilancio del 2011 dalla Price Waterhouse Coopers. La società di revisione ha appurato che all'appello mancano 1 milione 300 mila euro.

Di questi 800 mila sono spariti con assegni, altri 500 mila sono invece finiti in forme e modalità diverse, stando a quanto appurato dalla Price, per le spese dei ragazzi e della famiglia Bossi. Dati contenuti nella relazione illustrata durante la riunione lunedì alla presenza del Senatùr. Che si è ritrovato in lacrime a scusarsi davanti ai membri del federale.

Sono poca cosa i 24 mila euro spesi per l'abbigliamento del Capo, canottiere comprese, come riportato ieri da La Stampa e Il Messaggero che ha pubblicato parte delle verifiche effettuate dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta milanese che vede Bossi indagato per truffa ai danni dello Stato. Dai conti della Lega sarebbero stati dirottati alle spese familiari quasi quattro milioni di euro, ma le verifiche sono ancora in corso. E per quanto il Senatùr continui a scusarsi, il dispiacere maggiore, raccontano i fedeli bossiani, è vedersi sfilare la sua creatura: la Lega.

Dopo aver accettato di non candidarsi più aveva espresso il desiderio di intervenire al congresso federale domenica, prima del voto per l'elezione del nuovo segretario. No, deve parlare in apertura dei lavori, sabato mattina, perché lui è il segretario uscente e la prassi vuole che apra i lavori del congresso. Sabato, però, i lavori sono a porte chiuse: zero giornalisti. E poi basta interviste o comunicazioni in-controllate: una circolare inviata ai parlamentari e ai loro addetti stampa invita tutti a far riferimento a Isabella Votino, portavoce storica di Maroni al Viminale, oggi in forza alla comunicazione del Milan e incaricata di riordinare e riorganizzare i rapporti con la stampa della Lega. Quella 2.0, del segretario Maroni.

 

BENNY SU BOSSI CHE SPIA MARONI VIGNETTA BENNY MARONI E BOSSI SI CONTENDONO LA LEGA MARONI E BOSSIMARONI E BOSSIBOSSI E MARONIBOSSI E MARONIROBERTO CASTELLIlega bossi RENZO BOSSIsede lega via bellerio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…