brasile assalto congresso brasilia

BASTAVA UN PO’ DI “INTELLIGENCE” E DI BUONA VOLONTÀ PER PREVEDERE L’ASSALTO AL CONGRESSO BRASILIANO: ALEXANDRE DE MORAES, GIUDICE DELLA CORTE SUPREMA ODIATISSIMO DAI BOLSONARISTI, LASCIA INTENDERE CHE CI SIA STATA “LA CONNIVENZA DEGLI APPARATI DEI SERVIZI”. IL PIANO DEGLI ASSALITORI ERA NOTO A TUTTI: NELLE CHAT LA PAROLE IN CODICE NON ERA PROPRIO DIFFICILE DA INTENDERE. “LA FESTA DI SELMA” (ALLUSIONE AL GRIDO DI GUERRA DELL’ESERCITO BRASILIANO “SELVA”) - I NOMI IMPROBABILI DELLE CHAT: "ZIO PAPERONE", "CACCIA E PESCA", ECCETERA)

1 - GRIDA DI BATTAGLIA, INVETTIVE E PIANI LA RIBELLIONE CORRE SU INTERNET

Estratto dell’articolo di S. Gan. per il “Corriere della Sera”

 

polizia a cavallo aggredita dai supporter di bolsonaro

La parola d'ordine per l'assalto di domenica ai Palazzi del Potere era «andiamo alla festa di Selma», chiara allusione a «Selva!» che è il grido di guerra dell'esercito brasiliano. Ieri, il tamtam su WhatsApp, Telegram & Co. era più diretto: «Mega dimostrazione nazionale per la ripresa del potere» titolava il messaggio con la lista di 25 città, e rispettivi luoghi iconici: Esplanada a Brasilia (subito blindata dai militari), Avenida Paulista a San Paolo, spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, ecc.

 

supporter di bolsonaro assaltano al congresso a brasilia 16

La furia populista corre via Internet. I sostenitori di Bolsonaro […] continuano ad utilizzare i canali social per diffondere invettive e proclami. Perfino chi è finito agli arresti non si è trattenuto dal postare video dalla palestra dell'Accademia Nazionale, lamentandosi delle condizioni di detenzione e lanciando strali contro le autorità. Tra i più citati, l'odiatissimo giudice della Corte Suprema, Alexandre de Moraes, ma anche i militari, trattati da traditori: «Va tutto bene @exercitooficial? Quando vincerai la codardia e difenderai il popolo brasiliano?», scrive @rosevillanova.

supporter di bolsonaro assaltano al congresso a brasilia 17

 

[…] Il governo Lula ha inviato al Tribunale supremo federale un elenco di svariate pagine con messaggi e profili di «golpisti» chiedendo il blocco degli account. E gli organizzatori delle carovane di pullman che avevano trasportato centinaia di «militanti» in città ieri li hanno invitati a cercarsi altri mezzi per tornare a casa: «Questo è l'ultimo messaggio, poi il gruppo WhatsApp verrà estinto per non lasciare tracce».

 

jair bolsonaro

[…] Telegram […] ha ripetutamente ignorato la richiesta del Tribunale supremo di rimuovere i contenuti che diffondevano fake news. «È diventato collaborativo solo dopo essere stato quasi bloccato», dice Ros al Corriere , sottolineando che «Telegram ha accesso a tutti i messaggi, archiviati nel cloud, cosa che WhatsApp non può fare perché è crittografato (peer-to-peer)». […]

 

2 - "VENITE TUTTI IN MASCHERA ALLA FESTA DI COMPLEANNO" LE CHAT DOVE È NATO IL GOLPE

Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”

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Era tutto online. Era tutto in chiaro. Certo, i bolsonaristi nelle chat hanno usato parole in codice per organizzare l'assalto alla democrazia di domenica scorsa, ma non ci voleva Alan Turing per decifrare che "viaggio in spiaggia a Brasilia" non era una gita di piacere. E che Selma non stava dando alcuna festa.

 

La rivolta di chi intende rovesciare l'esito delle elezioni di ottobre è cominciata, finita e ricominciata nei canali pubblici su Telegram, Messenger, Signal e Whatsapp. Non si può capire veramente quel che è accaduto in Brasile, e ancora sta accadendo, se non si leggono le chat.

 

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Dopo la devastazione della piazza dei Tre Poteri e il tentato golpe, il governo Lula le prende tremendamente sul serio: ieri ha blindato il Paese, chiudendo l'accesso all'Esplanada di Brasilia, perché su una, chiamata "L'attacco del giaguaro", è comparso il manifesto di una "Mega manifestação nacional" in 21 città "per la riconquista del potere".

 

Ce ne sono a decine di questi canali. Hanno nomi improbabili ("L'attacco del giaguaro", "Lo zio Paperone", "Caccia e pesca", "Gruppo censura libera", "Brasile verde oliva", "Oracolo nazionalista", "Troviamo la luce", "Leggi il Deuteronomio", "In fila per il pane secco") e quelli più conosciuti, da soli, raggruppano quasi due milioni di persone.

 

Gli amministratori sono inseguiti dai giudici per cui le aprono e le chiudono in continuazione. Il popolo che le anima è sempre lo stesso: come un gregge disciplinato migra da un canale all'altro, saturando lo spazio virtuale di cospirazioni, fake news, messaggi dell'ex presidente Jair Bolsonaro.

 

Ma il 4 gennaio scorso, lì dentro, si parlava solo di due cose: c'era un viaggio in spiaggia da organizzare e il compleanno della fantomatica Selma a cui partecipare. Torniamo a quel giorno, 96 ore prima dell'attacco ai palazzi delle istituzioni.

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Sul canale Telegram "Caccia e pesca" (18 mila partecipanti) pubblicano la cartina del Brasile, su cui hanno segnato 43 punti: sono le fermate da cui partiranno, di lì a breve, gli autobus diretti a Brasilia. Sono indicati i contatti degli autisti. La mappa si chiama "Viaggio in spiaggia", la destinazione è la "festa di Selma". Uno degli utenti, evidentemente informato, spiega: «Ci sarà una grande festa di compleanno. L'organizzazione per gli invitati è in un posto sconosciuto, dove la gente sta da più di 65 giorni. Da lì partiremo alla volta della festa».

 

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Il riferimento è al campo- base dei bolsonaristi, sorto (e incredibilmente tollerato dai generali) sul prato davanti allo Stato Maggiore dell'Esercito. «Selma non ha invitato bambini e anziani, soltanto adulti che vogliono partecipare ai giochi: tiro a segno, guardie e ladri, il ballo della sedia...», scrivono nella chat. «È importante che ognuno pensi alla propria igiene personale, quindi portatevi la maschera così che non vi brucino gli occhi per la torta al peperoncino...».

 

[…] È per questo che Alexandre de Moraes, uno degli undici ministri della Suprema Corte, già domenica sera aveva tratto la sua conclusione. «L'assalto è stato possibile grazie alla connivenza degli apparati e dell'intelligence, visto che il piano dei bolsonaristi era noto a tutti». […]

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