boris johnson david cameron

BREXIT O NON BREXIT? - LE QUATTRO OPZIONI CHE HA IL REGNO UNITO PER NON USCIRE DALL'UE: IGNORARE IL REFERENDUM, USARE LA SCOZIA COME SCUSA, RIFARE IL REFERENDUM, O RIAPRIRE LE TRATTATIVE CON BRUXELLES - MA JUNCKER HA MESSO LE COSE IN CHIARO: ''NO NEGOTIATION WITHOUT NOTIFICATION'': PRIMA L'ART.50, POI SI PARLA

david camerondavid cameron

Andrea Bonanni per “la Repubblica

 

Dopo aver rinfacciato per decenni all' Europa la sua mancanza di legittimità democratica, le menti più sottili del Regno Unito si stanno esercitando da giorni a studiare il modo di mantenere la Gran Bretagna nella Ue nonostante il risultato inequivocabile del referendum, che ha decretato la volontà popolare di lasciare l' Unione europea. Secondo Gideon Rachman, del Financial Times, l' idea tenterebbe lo stesso Boris Johnson, probabile prossimo premier britannico e leader dei conservatori che hanno abbandonato Cameron per fare campagna in favore del Leave.

brexit farage junckerbrexit farage juncker

 

In effetti il referendum britannico ha giuridicamente un valore puramente consultivo. E dunque paradossalmente la decisione di uscire dall' Ue dovrà essere ratificata da un Parlamento in cui la maggioranza dei deputati era favorevole al Remain. Solo a quel punto il prossimo capo del governo britannico potrà notificare questa decisione alle autorità europee, sempre che decida di farlo, e si avvierà il vero e proprio processo di divorzio dall' Europa. Il Parlamento europeo, la Commissione e molti capi di governo dell' Ue hanno sottolineato che la scelta del popolo britannico è chiara «e va rispettata».

brexit boris johnsonbrexit boris johnson

 

Senza contare che gli accordi di febbraio negoziati da Cameron, che garantivano alla Gran Bretagna una serie di condizioni speciali, sono automaticamente decaduti perché erano condizionati ad una risposta referendaria positiva. Ma la recente esperienza greca ci ha già offerto lo spettacolo di un Paese che prima respinge per referendum un accordo proposto da Bruxelles e poi ne approva, sempre per referendum, uno molto più duro. E dunque nulla impedisce che Londra imbocchi la strada già percorsa da Atene.

 

Ecco, in sintesi, i vari modi in cui potrebbe farlo.

 

IGNORARE IL REFERENDUM

brexit  6brexit 6

Certo sarebbe la soluzione più sfacciata e apertamente anti- democratica. Ma in teoria, essendo il voto dei britannici puramente consultivo, il governo e il Parlamento potrebbero bellamente ignorarlo. Se Downing Street non comunicasse a Bruxelles la volontà di ricorrere all' articolo 50 del Trattato Ue che regola l' uscita di uno stato membro, l' Europa non avrebbe nessuno strumento per espellere il Regno Unito. Resterebbe al nuovo premier il compito di spiegare agli oltre diciassette milioni di britannici che hanno votato per il Leave, che la loro volontà non conta nulla.

 

FARSI AIUTARE DALLA SCOZIA

brexit  5brexit 5

La Camera dei Lord ha detto che la decisione di lasciare l' Unione europea dovrebbe essere ratifica anche dai parlamenti di Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ma la premier scozzese Nicola Sturgeon, dopo che oltre il 60 per cento degli scozzesi si è pronunciato contro la Brexit, ha spiegato che il Parlamento di Edimburgo non ratificherà la decisione britannica di lasciare la Ue.

brexit  3brexit 3

 

Il Parlamento di Londra, che è sovrano in politica estera, potrebbe revocare agli scozzesi il loro diritto di veto innescando così un processo di secessione della Scozia dal Regno Unito. Ma potrebbe anche fare finta di piegarsi al «no» scozzese rinunciando ad invocare l' uscita della Gran Bretagna dall' Europa per evitare l' uscita della Scozia dalla Gran Bretagna. Salverebbe forse la faccia, ma dovrebbe sempre vedersela con il 17 milioni di Leave.

 

RIFARE IL REFERENDUM

brexit  2brexit 2

È già successo con la Danimarca nel 1992 e con l' Irlanda nel 2001 e poi nel 2008. Ma allora si trattava di bocciature alla ratifica dei Trattati di Maastricht, Nizza e Lisbona. In quei casi i governi di Dublino e Copenaghen fecero finta di negoziare con l' Europa qualche eccezione marginale e poi richiamarono il popolo a votare ottenendo il desiderato via libera.

 

RIAPRIRE I NEGOZIATI

david cameron   david cameron

Il nuovo governo britannico potrebbe essere tentato dall' idea di riaprire i negoziati con Bruxelles senza ricorrere all' articolo 50, senza quindi chiedere l' uscita ma cercando di ottenere condizioni più vantaggiose per poter indire un nuovo referendum nella speranza di ribaltare il voto del 23 giugno.

 

boris johnsonboris johnson

Tutto questo fingendo di ignorare il fatto che il negoziato di uno status particolare per la Gran Bretagna era stato già condotto con successo da Cameron prima del voto. E respinto dagli elettori. Ma i leader europei, che non sono completamente sprovveduti, per una volta hanno giocato d' anticipo sui fini pensatori britannici.

anziani pro brexitanziani pro brexitla regina elisabetta riassume il brexitla regina elisabetta riassume il brexit

 

«No negotiation without notification », hanno detto all' unisono Merkel, Renzi e Hollande. Non si negozia su nulla fino a che Londra non notifica la sua intenzione di ricorrere all' articolo 50 per uscire dalla Ue. I margini per ottenere uno status privilegiato della Gran Bretagna erano già stati esauriti da Cameron. Boris Jonhson, se vuole annullare la Brexit, dovrà battere altre strade.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”