matteo salvini giorgia meloni mario draghi

BRUXELLES TREMA E NOI PURE: L’ITALIA RISCHIA L'ESERCIZIO PROVVISORIO - IL GOVERNO DRAGHI NON PRESENTERA’ LA LEGGE DI STABILITA’, CHE DOVRA’ ESSERE APPROVATA DAL PARLAMENTO ENTRO IL 31 DICEMBRE: SARÀ IL NUOVO ESECUTIVO A DOVERLA SCRIVERE E A FARLA APPROVARE - I TEMPI SARANNO STRETTISSIMI VISTO CHE I NUOVI MINISTRI ENTRERANNO IN CARICA NELLA PRIMA SETTIMANA DI NOVEMBRE. A QUEL PUNTO AVRANNO MENO DI DUE MESI PER CHIUDERE IL PACCHETTO - IL NUOVO GOVERNO SI TROVERÀ DAVANTI AD UN BIVIO FONDAMENTALE: ACCETTARE LA NOTA DI AGGIORNAMENTO AL DEF PRESENTATA DA DRAGHI E QUINDI I SUOI PALETTI OPPURE CAMBIARE TUTTO E AVVIARSI SUBITO VERSO LO SCONTRO CON L'UNIONE EUROPEA…

GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI BY DE MARCO

Claudio Tito per “la Repubblica”

 

Lo spettro dell'esercizio provvisorio è dietro l'angolo. E la prospettiva inizia a agitare la Commissione Ue. Un allarme che è iniziato a risuonare la scorsa settimana.

Perché? Perché il governo italiano - il ministero dell'Economia - ha contattato informalmente l'esecutivo europeo per aggiornarlo sulle prossime scadenze. Condizionate dalle elezioni di domenica prossima. Risultato: il gabinetto Draghi non presenterà la legge di Stabilità.

 

Ossia la manovra economica che deve essere approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre. Pena, appunto, l'esercizio provvisorio. Un "incidente" che ormai nel nostro Paese non si registra dal 1988. La squadra uscente di Draghi non ritiene che ci siano le condizioni per preparare una legge tanto basilare e fondamentale nell'indirizzo politico. È chiaro che tutto è vincolato al voto autunnale, una prima assoluta in epoca repubblicana.

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

Il percorso comunicato a Bruxelles allora sarà questo: la prossima settimana - dopo aver acquisito gli ultimi dati macroeconomici - il governo scriverà e presenterà la Nadef, la Nota di Aggiornamento al Def.

 

Del resto la legge stabilisce il termine ordinatorio del 27 settembre per questa variazione. Al suo interno saranno inseriti i saldi tendenziali, ossia descriveranno la situazione sulla base delle cifre correnti senza includere eventuali modifiche o correzioni. Nelle interlocuzioni ufficiose con Bruxelles, poi Roma avrebbe sondato la possibilità di non depositare nemmeno il Documento Programmatico di Bilancio. Si tratta di una sorta di sintesi della manovra economica che va spedita alla Commissione Ue entro il 15 ottobre e che la Commissione deve valutare e approvare.

SALVINI DRAGHI

 

La risposta, però, è stata negativa. Gli uffici di Palazzo Berlaymont hanno citato il caso analogo più recente: il governo tedesco uscente di Angela Merkel inviò il Dpb a Bruxelles proprio il 15 ottobre dell'anno scorso.

 

Dopo di che a Palazzo Chigi le macchine resteranno ferme. E sarà il nuovo esecutivo a dover scrivere e a far approvare da Camera e Senato la legge di Stabilità. È evidente che a quel punto i tempi saranno strettissimi. Verosimilmente - e nel migliore dei casi - i nuovi ministri entreranno in carica nella prima settimana di novembre. A quel punto avranno meno di due mesi per chiudere il pacchetto. Questa circostanza rende possibile lo scavallamento della data del 31 dicembre. Un'ipotesi che crea più di un disagio a Bruxelles.

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 1

 

Provocherebbe in primo luogo una tensione senza precedenti sui mercati finanziari. Ma c'è un elemento in più da considerare. Il nuovo governo italiano a quel punto si troverà davvero davanti ad un bivio fondamentale: assegnare immediatamente un indirizzo alla sua politica economica. Soprattutto in caso di vittoria del centrodestra, si tratterà di un vero e proprio crocevia che definirà la natura e gli obiettivi della coalizione: accettare la Nadef di Draghi e quindi i suoi paletti senza fare nulla delle promesse elettorali debordanti compiute in campagna elettorale.

DRAGHI SALVINI

 

Oppure cambiare tutto e probabilmente avviarsi verso lo scontro con l'Unione europea. Basta allora sentire Matteo Salvini in questi giorni per capire che la scelta non sarà banale. Il leader leghista chiede uno scostamento di trenta miliardi di euro per sostenere, a suo dire, famiglie e imprese in difficoltà a causa della crisi energetica. Una soluzione che non sembra convincere Giorgia Meloni.

 

Al di là degli slogan e delle parole d'ordine preelettorali, presentarsi in Europa con il biglietto da visita di una Finanziaria che non tiene sotto controllo deficit e debito, equivale ad accettare una condizione di lite permanente. Vuol dire imboccare la strada che fa impennare i tassi di interesse sui nostri titoli di Stato e correre il rischio che la Bce, proprio per questo motivo, non metta in funzione lo scudo anti-spread in nostra difesa.

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 4

Senza contare che una impostazione di questo tipo - è la riflessione che spesso accompagna i ragionamenti in Commissione e anche nel Parlamento europeo - può determinare l'esclusione di fatto dell'Italia dal negoziato sulla riforma del Patto di Stabilità e indurre i commissari a esprimere un giudizio più severo sul raggiungimento degli obiettivi del Pnrr e quindi sullo stanziamento dei fondi del Recovery. E nelle casse del Tesoro devono ancora arrivare fino al 2026 circa 150 miliardi del NextGenerationEu.

 

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

Solo in un caso questa agenda potrebbe cambiare le intenzioni del governo Draghi. Se il risultato elettorale fosse incerto e si allungassero i tempi per la formazione dell'esecutivo, allora toccherebbe responsabilmente alla squadra "draghiana" impacchettare la legge di Stabilità e chiederne l'approvazione in Parlamento. Del resto nel 2018 servirono quasi tre mesi di trattative per dar vita al primo gabinetto Conte. Un tempo di sospensione così lungo stavolta l'Italia non se lo potrebbe permettere. Quattro anni e mezzo fa non c'era stato il Covid, la Russia non aveva attaccato l'Ucraina e il debito pubblico non era arrivato al 160 per cento.

Ultimi Dagoreport

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...